Un grande lavoro di squadra

Una delle domande più frequenti nella campagna elettorale del PD era questa: “ma come gli è venuto in mente di candidare Luigi Berlinguer capolista nel nordest?”. La domanda non era polemica né retorica: era una domanda vera, che cercava spiegazioni a una scelta di cui non si vedevano ragioni sensate, né sagge né ciniche, né interessate. Qualcuno rispondeva persino che forse era uno stratagemam comunicativo che voleva approfittare di un cognome familiare e amato, tanto erano impercettibili ragioni più chiare.
Adesso Francesco Costa racconta una versione che ha raccolto, non molto confortante.

Proprio riguardo i capilista, può essere interessante ed emblematico scoprire come si è arrivati al nome di Luigi Berlinguer per il Nord Est, una delle scelte più discusse di queste elezioni europee. A seguito del regolamento del Pd sulle candidature (che proibiva di inserire personaggi ineleggibili nelle liste), tutti i papabili già parlamentari dovettero rinunciare all’idea di correre per un posto in Europa. A una settimana dalla chiusura delle liste il nome del capolista mancava ancora, e la scelta di Franceschini cadde su Claudio Magris. Settant’anni, triestino, scrittore e germanista, già senatore e a un passo del premio Nobel, Magris rifiutò l’invito, a causa di una lettera da lui inviata a Franceschini alla quale non era mai giunta risposta. L’emergenza era sempre più emergenza. Il Friuli propone allora Debora Serracchiani, l’Emilia Romagna si mette in mezzo e rilancia con Salvatore Caronna, il Veneto fa sapere che Caronna non gli è gradito e quindi se ne trovino un altro. Un rebus, mentre il tempo stringe. A ridosso della chiusura delle liste è Pierluigi Bersani a fare la mossa decisiva, telefonare a Luigi Berlinguer e chiedergli di fare da capolista per la circoscrizione Nord Est. Frittata fatta, e il resto lo sapete.

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