Jacob Gedleyihlekisa Zuma (12 aprile 1942) è un politico sudafricano. È presidente dell’ African National Congress (ANC), il partito di governo, ed è stato vice presidente del Sudafrica dal 1999 al 2005. Zuma è spesso citato con le sue iniziali JZ.
Nel suo ruolo di politico Zulu dell’ANC più importante e leader delle correnti di sinistra nel partito, Zuma ha mantenuto il sostegno di molti anche dopo il suo allontanamento dal governo nel 2005 in seguito alle accuse di corruzione. Anche se il suo futuro politoco è sembrato incerto durante il processo per stupro di cui è stato imputato, i suoi sostenitori gli sono rimasti fedeli e hanno festeggiato la sua assoluzione.
Zuma è diventato presidente dell’ANC il 18 dicembre 2007 sconfiggendo l’attuale presidente del Sudafrica Thabo Mbeki al congresso di Polokwane.
Jacob Zuma è il probabile futuro del Sudafrica, e rappresenta perfettamente la crisi della tanto celebrata pacificazione di quel paese. Ormai da qualche anno i rapporti tra la minoranza bianca e i neri sono ritornati complicati e preoccupanti, dopo gli orizzonti di speranza dei primi tempi post-apartheid. Prospera tra i neri un sentimento di rivalsa e di insoddisfazione per la gran parte di ricchezza ancora mantenuta dai bianchi, riprendono corpo tra i bianchi un razzismo e una paura mai sopiti.
E qui arriva Zuma, con i suoi modi poco diplomatici e molto demagogici, con le sue provocazioni contro i bianchi, con le accuse di corruzione e persino di stupro, e le sue promesse di socialismo che spaventano gli investitori stranieri. E diventa il capo dell’African National Congress, il partito di Nelson Mandela, con cui aveva condiviso dieci anni di carcere durante l’apartheid. Adesso è il favorito per la successione di Mbeki alla Presidenza della Repubblica nel 2009, e questa settimana è stato nelle cronache internazionali per due ragioni. L’altroieri una sentenza lo ha liberato dalle accuse di corruzione per irregolarità nella procedura di inchiesta: “questo provvedimento non ha niente a che fare con l’innocenza o la colpevolezza dell’imputato”, ha ammesso il giudice. Se fosse stato condannato, la legge gli avrebbe impedito di candidarsi alla presidenza.
Due giorni prima, una vignetta pubblicata sul Times sudafricano aveva scatenato proteste e polemiche perché anticipava una sentenza favorevole a Zuma raffigurandolo intento a slacciarsi i pantaloni di fronte a un’inerme ragazza in rappresentazione della giustizia. Lei è tenuta ferma dai sostenitori di Zuma. Il palese riferimento è al precedente dell’accusa di stupro nei confronti della figlia sieropositiva di un amico: Zuma ha sempre detto che si trattò di un atto consensuale – e la sentenza gli dette ragione – rivendicando di sapere della malattia di lei ma di non aver usato deliberatamente il profilattico. Nella vignetta, Zuma è raffigurato con una doccia sopra la testa, in citazione della sua dichiarazione sull’aver quella volta fatto una doccia dopo il sesso “per ridurre il rischio di contrarre l’AIDS”. Allora era a capo della Commissione nazionale sull’AIDS. Vedete un po’.