Se non ora, se non lì, quando, dove?

Riprendo quel che scrive Pippo Civati, ma non condivido il suo ottimismo propositivo. È tardi, la partita mi pare ormai persa. Parlo della scelta dei candidati sindaco del centrosinistra in due grandi città come Bologna e Torino. I due casi sono simili perché in entrambi si è creato un vuoto spaesato e potenzialmente catastrofico per il PD  nella scelta del candidato. A Bologna come a Torino il tempo stringe e i candidati mancano. Ciò malgrado, la scelta discussa finora non ha mai visto in gioco niente che rappresenti quel ricambio generazionale e quel rinnovamento di cui Civati, io, Ivan Scalfarotto, Matteo Renzi, Irene Tinagli, Marco Simoni e moltissimi altri andiamo parlando da anni.

Ci sono due città in cerca di candidati, ci sono due gare importanti, ci sono due terreni fertilissimi di rinnovamento: e in nessuna delle due città si fa avanti qualcuno che rappresenti in modo convincente quel progetto di rinnovamento. Non dico che si faccia avanti e venga sconfitta da Fassino, o da qualche esperto uomo di partito bolognese: non solleva nemmeno la manina. E nessuno dei giovani in gamba del PD – come Civati, come Renzi – si fa carico di dare appoggio e promozione a una candidatura convincente in quelle due città (dove ci sono trentenni e quarantenni molto bravi). Quando ci ricapita? Come si fa a chiedere – con tutte le buone maniere e la riconoscenza del mondo – di sostituire la classe dirigente attuale, e poi lasciare tutto il campo a Piero Fassino?

Può darsi che ci siano delle valide ragioni per questo fallimento: ma è un fallimento, e significa qualcosa per le prospettive nazionali di ricambio.

aggiornamento: forse a Torino qualcosa si muove.

E nel giorno del via libera dei vertici democratici a Fassino si apre anche una nuova grana tutta interna al Pd. Il movimnento dei “rottamatori”, guidati da Renzi e Civati, accolgono infatti con freddezza la candidatura di Fassino. Proprio Civati, interpellato dall’agenzia Ansa, è stato piuttosto netto: «Non è giusto» che l’attuale sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che ieri sera aveva auspicato si creassero le condizioni per la candidatura di Piero Fassino, proponga un nome. «Il nome – ha spiegato Civati, riferendosi al rettore del Policlinico, Francesco Profumo – Chiamparino l’aveva fatto, e poi ha detto che non andava più bene». «Ora c’è chi preferisce un politico di lungo corso – ha aggiunto Civati, riferendosi a Fassino – e chi invece pensa che magari sia il momento di lanciare un amministratore locale, di quelli che hanno lavorato con Chiamparino». L’importante, per i rottamatori, è che «le primarie siano libere. A nessuno – ha concluso Civati – salti in mente di non farle più».

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12 commenti su “Se non ora, se non lì, quando, dove?

  1. Domiziano Galia

    Il PD ha voluto le primarie, ma non sa come farle. O meglio, se sono tutte interne, vedi Franceschini VS Bersani, sì, ma è solo una novità formale di consolidati meccanismi per la conquista della leadership. Ma come sono un attimo aperte, e arriva uno di SEL o uno giovane non troppo allineato, sono sempre a rischio tracollo, probabilmente perché non sentono la sfida con la stessa urgenza degli sfidanti, per i quali è invece una tanto unica quanto irripetibile occasione. Per questo Civati e Renzi dovrebbero “ficcare il naso”, lavorando con e per un candidato in qualsiasi primaria in cui possano farlo, se vogliono che il loro movimento si espanda il più possibile.

  2. filo pucci

    e invece vi dico che le persone ci sono, se siete a torino la prossima settimana venite a fare un salto qui e sentirete quanti bravi giovani amministratori ci sono a Torino tra cui scegliere anche il futuro sindaco dato che hanno lavorato bene contribuendo al lavoro di Sergio Chiamparino

    Ripartiamo da Noi
    sabato 4 dicembre 2010 alle ore 9.30
    Sala ESPACE, Torino, Italy

    http://www.facebook.com/index.php?lh=ab5b2bce50d7e20a2a9fec6c1449d88c&#!/pages/Ripartiamo-da-noi/113131235421491

  3. ilbarbaro

    Ma siamo sicuri che ci siano, poi, questi “trentenni e quarantenni molto bravi” disposti a impegnarsi in politica? E se anche ci fossero, siamo sicuri che riuscirebbero a guadagnarsi la stima e la considerazione degli elettori?
    Il problema del ricambio viene più da lontano. Quelli che sono in sella oggi erano stati allevati per sostituire quelli che hanno poi realmente sostituito. Il ricambio era, cioè, nell’ordine delle cose e i primi a saperlo erano le nuove leve. Adesso? Davvero il ricambio passa da Civati e Adinolfi, Scalfarotto e Serracchiani, o anche Renzi?

  4. Fred

    Un finto partito fine a se stesso che non rappresenta più nulla se non appunto se stesso (e qualche lobby) ed una vaga pretenziosità progressista che poi non corrisponde al reale.

    E’ diventato un raggruppamento di benestanti e benspensanti con la faccia da sfigati col cachemire che non sanno nemmeno loro più cosa vogliono e cosa sono.
    Ci vuole qualche cosa di più che aprire ai ciofani.

    Ci vuole “l’idea” od almeno “il leader”, altrimenti a casa ed a lavorare.

    Al momento il PD, da un punto di vista popolare non rappresenta nessuno e niente.

  5. Agusto

    Scusa Luca, ma non è che arrivi or ora da Marte, prima di scrivere fare una telefonata per sapere di prima mano cosa bolle in pentola … ?
    Io sarei più ottimista.

  6. iaracolonna

    @ilbarbaro: la faccenda dell’allevamento è fuorviante. La sintesi del problema è questa. Quando una classe politica inanella una tale serie di sconfitte politiche e culturali, si fa da parte.
    Poi, fattisi da parte, Luca pone correttamente la questione, bisogna che ci sia qualcuno, e quel qualcuno c’è.

    @Luca: a Bologna il giovane, il nuovo, il capace, il merito, il contenuto oltre la retorica c’è, e si chiama Benedetto Zacchiroli.

  7. Michele Luzzatto

    Intanto a Trieste Roberto Cosolini, che Civati è venuto ieri a presentare, deve affannarsi a spiegare oggi al giornale locale che lui non è da rottamare perchè è un usato sì, ma un usato con pochi chilometri ed ancora in ottimo stato. Va bene le sigle, va bene che l’idea di buttare in discarica marciume piace sempre alla gente, ma non mi pare che fosse proprio questo il progetto di Civati, Renzi & Co. Poi si finisce a discutere se rottamare è un bene o un male, mentre i temi di dovrebbero essere altri (e non benaltri).

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