Repertorio

Vedo che si riparla dell’eventualità di rendere pubbliche le dichiarazioni dei redditi: mi permetto di pensarla una solita boutade da giornali (ultimamente il governo ci mette del suo, comunque) che non si realizzerà mai. Ma siccome il tema è accademicamente interessante, incollo qui le cose che ne scrissi tre anni fa, durante quei concitati giorni in cui furono brevemente messe online e il paese sembrò crollare sotto un dramma sociale e storico.

Io non ho una posizione esatta sulla pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi. Le cose che so sono due: che mi sono divertito a leggere gli elenchi pubblicati dalla Stampa (e a lambiccarmi – come tutti – su alcuni casi e confronti); e che non amo né i fanatismi recenti sulla privacy, né i moralismi sui soldi in un senso o nell’altro, che pretendono ci si debba vergognare di ciò che si guadagna, o che i soldi siano cose private e personali più della propria data di nascita.
Vorrei che gli scandalizzati della pubblicazione dei redditi – pubblici – si indignassero altrettanto quando si pubblicano le intercettazioni telefoniche – private – con violazioni assai più palesi e indiscutibili.
Detto questo, benché in generale non capisca che problema ci sia ad avere su internet un dato che è già pubblico e che non ha niente di disonesto o intimo (i soldi? I soldi sono una cosa che vi è così “intima”? Ma che tipi siete?), non ne vedo neanche la necessità. Se proprio tanti ne sono così irritati, li si accontenti, e non lo si faccia più: per gentilezza

E quindi leggere le dichiarazioni dei redditi pubbliche è “voyeurismo” e abbassa gli italiani a bestie pettegole e piccine. Bene. Cancelliamole, e rimettiamoci a leggere le pagine quotidiane sul padre torturatore austriaco

Se come leggo il Codacons vuole far causa allo stato per far ottenere 520 euro ciascuno a 38 milioni di contribuenti con le vite rovinate dalla pubblicazione dei loro redditi – per un totale di 19 miliardi e 760 milioni – beh, io non me li merito: chiedano quindi 19.759.999.480 euro, per favore

Giancarlo Ferrero, Torino (lettera a Repubblica)
“Pur avendo, da magistrato, il gusto per le sottigliezze giuridiche non sono in grado di capire le ragioni delle ripercussioni penali legate alla pubblicazione “online” dei redditi. Da molti anni, prima che ci fosse il garante della “privacy, ma anche dopo, ho visto pubblicati i miei redditi e di altri colleghi magistrati; nessuno ha mai sollevato problema di sorta.
Come è noto le dichiarazioni dei redditi sono pubbliche. Non si tratta di “dati sensibili” che non è consentito divulgare. La legge è in proposito molto chiara (art. 167, legge n.196 del 2003): “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque al fine di trarne per sé o per altri profitto o di recare ad altri un danno, procede al trattamento di dati personali ? è punito? se dal fatto deriva nocumento”.
Ora, anche se Visco può non meritare l’oscar della simpatia, è ben difficile pensare che attraverso la pubblicazione dei redditi abbia voluto recare danno ai contribuenti, (quali poi?.) La pubblicazione informatica dei redditi rientra nelle competenze del dirigente dell’Agenzia dell’Entrate, avendo natura amministrativa e non politica, quindi difficilmente si può far risalire al ministro la responsabilità. Per chi, come il sottoscritto, è stato per anni alla guida dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato per il Piemonte ed è membro della Commissione Centrale Tributaria, quanto sta accadendo lascia più scandalizzato che colpito, mentre lascia perplesso che una Procura della Repubblica avvii d’ufficio un processo penale dalle inevitabili lunghe e costose implicazioni.
Per quanto riguarda l’intento del Codacons di promuovere un’azione (class action) per far condannare lo Stato e distribuirne poi il ricavato ai contribuenti, posso solo diffidarli dall’agire anche a mio nome. Ritengo ancora la giustizia una cosa seria e per aversi una condanna al risarcimento dei danni occorre prima provare che è stato violato un diritto soggettivo (quale?), che la violazione costituisca un illecito (quale?) e che vi sia un danno subito dal titolare del diritto (quale?)”

Di certo, la messa online delle dichiarazioni dei redditi è stata fatta piuttosto male

“Non si configura quindi né un problema di legittimità né un illecito”. Il punto, sulla questione dichiarazioni dei redditi per cui pareva dovesse cadere il mondo, è stabilire se ci è più cara la trasparenza o la privacy

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5 commenti su “Repertorio

  1. pizzeriaitalia

    Ricordo che intorno ai primi anni ’90 – prima del primo Netscape – con il mio modem da ben 14K mi collegai (Mosaic ?) al Ministero delle Finanze e le dichiarazioni erano belle disponibili. Poco “accessibili”, ma disponibili.
    Possibile che negli USA più tasse paghi e più sei rispettai nella comunità e da noi sei solo un coglione? Ma perché?

  2. sergio62

    Ma vado oltre : abolirei il segreto bancario in tutti i paesi UE -o area Schengen e proibirei le S.A.; Così sarebbe più facile snidare i flussi derivanti da locupletazioni illecite . Ok alla pubblicità dei dati delle dichiarazioni dei redditi : ho diritto a sapere quanto guadagna il mio assicuratore e dove investe i suoi soldi, dove posssiede casa e quante ne possiede il mio agente imm.re . Trasparenza , ti aspettiamo con gioia!

  3. ro55ma

    La diffusione molto, molto capillare dell’evasione/elusione e della “reciprocità-irresponsabile”: riparazione dell’auto molto arrotondata che tanto paga l’assicurazione o il 40% in più di “conseguenze sanitarie” con lo stesso numero di incidenti – Italia VS Francia o Germania, definiscono un Paese in cui la trasparenza e la responsabilità condivisa – civilmente – sono culturalmente molto distanti dalla maggiornaza della popolazione. E’ come per i piccoli rifiuti buttati in strada: solo in alcune Regioni e dopo anni di “pubblicità progresso” e sanzioni, la maggior parte della gente lo applica (e lo difende da chi trasgredisce), nel resto d’Italia è un problema che, semplicemente, non esiste. La trasparenza e la denuncia/repressione aiuterà ma senza un riconoscimento collettivo del problema, servirà solo a creare alibi.

  4. liczin

    Mi pareva che le dichiarazioni dei redditi fossero sempre state pubbliche, disponibili presso il Comune; e mi ricordo tutti gli anni che i giornali locali facevano il solito articoletto sui più ricchi e famosi della città.
    Quindi la novità sarebbe…?

Commenti chiusi