Like an egyptian

Secondo l’aneddotica un po’ leggendaria che accompagna sempre le storie sulla musica, l’autore di canzoni americano Liam Sternberg fu ispirato dalle persone che si muovevano goffamente per non perdere l’equilibrio su una barca. Non si sa dove navigasse la barca, ma nella canzone divenne naturalmente il Nilo. Turisti che traballavano e si spostavano rigidamente con le braccia distese. Sternberg scrisse la canzone e dopo un po’ quella arrivò tra le mani della band delle Bangles, effimero gruppo femminile di un tempo in cui ne nascevano e morivano diversi di simili, gli anni Ottanta. Cantarono la canzone una strofa per una (salvo una di loro, che si offese parecchio) e la misero nel disco del 1986 con cui fecero il botto: la canzone andò fortissimo, insieme al video, che generò un tormentone mondiale in cui tutti camminavano in quel modo lì, come gli antichi egizi di certi famosi bassorilievi del tempo dei Faraoni. Si chiamava “Walk like an egyptian”, la canzone, e a vedere le scene che ci arrivano in questi giorni di come camminano e si muovono gli egiziani del Cairo, fa un po’ impressione ripensarci, al modo in cui l’Occidente ha più pensato agli egiziani negli ultimi trent’anni.

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