Telefilms

Quando ero giovane io, e alcuni di voi, si chiamavano telefilm. Oppure, quando avevano meno puntate, ma una storia che si sviluppava di puntata in puntata, “sceneggiati televisivi”. Poi non so bene quando sia successo, ma sono diventati una forma d’arte, un culto,  e un tema da tesi di laurea, e allora per qualche forma di purismo anche qui abbiamo cominciato a chiamarle “serie tv” che è linguisticamente un po’ illogico, per voler conservare una traduzione letterale dell’espressione inglese (la quale però è molto generica e ambigua: vuol dire “programma tv a puntate”, che ci sta dentro anche Rischiatutto). E ci siamo tutti affrettati a chiamarle “serie tv” – che sono la nuova letteratura e il nuovo cinema eccetera, come leggiamo da ormai un decennio abbondante – per non fare le figure delle nostre mamme e zie che continuavano a dire “cioè, un telefilm?”, o “ah, uno sceneggiato”. E i puristi avranno le loro ragioni, però diciamocelo: ancor più se sono il nuovo cinema, “telefilm” era un nome perfetto e assai più chiaro. Se avessi il fegato degli snob, ora mi ostinerei a scriverne sempre chiamandoli “telefilm” («ho scaricato un nuovo telefilm!»): ma siccome so che è una battaglia persa, a quel nome lascerò solo questa isolata lapide in memoria.

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4 commenti su “Telefilms

  1. Valeria

    Mia suocera (toscana) dice “la puntata”. Qualsiasi cosa a più riprese è “la puntata”. E devo ammettere che è comodo, stai lì a scanalare e ogni tanto esclami “ma dai, gira, è una puntata”. Forse chi ci fa la tesi di laurea potrebbe dire che è una sineddoche, mia suocera no.

  2. calvin

    Anche quando ero giovane io si chiamavano telefilm, ma “serie tv” mi sembra più corretto sotto tutti i punti di vista. Telefilm può anche indicare un tv movie, quindi è un po’ ambiguo.
    Mentre Rischiatutto, pur essendo a puntate, è un game (o quiz) show, non una serie.
    Il termine che invece proprio non sopporto è “fiction”. Sceneggiato era molto meglio.

  3. uqbal

    Facciamo i precisini:
    Oggi i telefilm non sono più roba soltanto da tv. Gli impallinati, e siamo tutti più o meno impallinati, sono capaci di scaricarsi un’intera serie e vedersela sul computer nel giro di due giorni.
    D’altra parte, queste nuove forme d’arte (ma in realtà neanche tanto più nuove, è che i nostri tempi di reazione sono da tettonica a placche…su Italia1 ancora non si sono accorti che i Simpson non sono per bambini…) hanno nella serialità un elemento importante, con un preciso, anche se fluido, sistema di generi: alcune serie (sitcom soprattutto) devono tornare sempre al punto di partenza, altre hanno sviluppi ma “comodi” e intervallati da episodi fondamentalmente autoconclusivi (CSI, per dire, o tanti altri polizieschi), altre hanno un vero e proprio arco narrativo (Games of Thrones, per dire, Falling Skies, e alla via così). Altri mezzo e mezzo (Star Trek DS 9, ad es.).
    Serie tv quindi mi sta benissimo, anche perché la lingua non serve a stabilire un punto ma a capirsi, e finché non si intacca la funzionalità, tutto va bene.
    I puristi dell’italiano poi, saranno contenti della morte di telefilm. Poveri cari, gli rimangono così poche soddisfazioni…

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