Per vie traverse

Metto insieme due storie di oggi che non c’entrano niente. Sulla sentenza che non ha trovato responsabilità per la morte di Stefano Cucchi molti hanno apprezzato le prese di posizione di politici e giudici che hanno evocato la possibilità di emendare quella sentenza e dare giustizia dove sembra che giustizia non ci sia stata. Più piccolo e più all’interno, sempre oggi nei giornali si dice che la Corte dei Conti ha “aperto un fascicolo” sulle modalità con cui si ottenne la pedonalizzazione di piazza del Duomo a Firenze: l’ipotesi è che ci siano state procedure irregolari per avere tutto pronto nei tempi annunciati.

La pedonalizzazione di piazza del Duomo a Firenze è stata una scelta apprezzatissima e su cui nessuna persona ragionevole penserebbe oggi di tornare indietro: un intervento che critichi quella decisione a partire dal suo non aver seguito le regole pone la questione del conflitto tra risultati concreti e obbedienza alle norme generali. Non è per niente implausibile, in Italia nel 2014, che a seguire le regole oggi quel progetto non sarebbe ancora concluso. Una cosa simile – a caso inverso – si può dire di chi oggi ipotizzi che la sentenza su Stefano Cucchi venga rimessa in discussione: c’è stata un’obbedienza alle regole e un giudizio, ma il risultato di quell’obbedienza ci pare inaccettabile.

Da diversi anni in Italia cresce un’attrazione per il concetto dell'”uomo forte”, attrazione che è stata sempre presente con alti e bassi nella storia italiana e degli altri luoghi del mondo. E che è inversamente proporzionale alla capacità di una società di funzionare e di essere efficiente: parlo di concetto, più un’idea di comportamento spiccio e concreto che di una singola persona. Tutte le retoriche “dell’uomo forte” espongono sempre come nemico la palude delle burocrazie, l’inettitudine di governanti pavidi, i “lacci e lacciuoli”, le troppe regole e leggi, eccetera.

Arriva però un momento in cui questa retorica strumentale e demagogica comincia a riempirsi di fondamento: è la stessa cosa che in Italia è avvenuta col qualunquismo anti-politici. Era qualunquismo che cercava consensi dipingendo i politici come tutti ladri o inetti, e poi un po’ alla volta ci siamo trovati che i politici sono davvero diventati tutti ladri o inetti (no, tutti no: ma abbastanza da diventare norma agli occhi di noialtri).
E oggi l’Italia è davvero un posto dove “non si riesce a fare niente”, e anche questa generalizzazione è diventata concreta. Non si riesce a ottenere giustizia, non si riesce a migliorare le città, non si riesce a “cambiare le cose”.

Come già avvenne con “sono tutti uguali”, anche la lagnosa e autoassolutoria formula “è colpa della burocrazia” si è fatta realtà. E chi cerca di ottenere le cose per vie traverse – e raccoglie così sempre più estesi consensi – viene fermato e sanzionato, o sottoposto a ricatti legali che lo bloccano: ed è giusto così, no? Ci hanno insegnato che non si prendono le vie traverse.

Ma sono tempi in cui siamo tornati ad auspicare l’uomo forte: tra poco rivaluteremo le vie traverse.

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