La parabola del pugno

Nessuno pensa che Papa Francesco volesse esporre la dottrina della Chiesa in una conversazione tra amici su un aeroplano, né che le sue parole mutino il pensiero cattolico su libertà o uso della forza. Quello che è discutibile e viene discusso è semplicemente una cosa detta dal Papa molto pubblicamente che non costituisce un buon modello e un buon esempio per nessuno, a cominciare da coloro che hanno Papa Francesco come modello, che come sappiamo sono molti.

Che in diversi ora si debbano dare da fare a spiegare “cosa voleva dire” Papa Francesco è in realtà un’ulteriore conferma del fatto che lo ha detto male. Se l’intenzione era di invitare alla prudenza, per scongiurare violenze evitabili e riprovevoli – e non di assolvere quelle violenze – prima di tutto sarebbe stato il caso di non ripetere con insistenza “è normale!” descrivendo quelle violenze. E poi, volendo attenersi all’infantile e maschile esempio della mamma insultata, dal momento che il Papa stava dando indicazioni perché non si provocassero reazioni – riferendosi a chi manca di rispetto alle religioni – è in quei soggetti, chi provoca reazioni, che avrebbe dovuto immedesimarsi, per rafforzare con il modello di sé quello che stava dicendo: e non in chi reagisce e li ammazza, o dà loro un pugno.
Se il Papa avesse detto “se io insulto la mamma del Dottor Gasbarri, devo aspettarmi un pugno”, sarebbe stato più convincente in quel che voleva dire – lo si condivida o no – e avrebbe evitato di associare se stesso – il Papa, persona ammirata e che si invita a emulare – all’idea che sia giusto dare pugni per un’offesa, e reagire con violenza a semplici insulti. Avrebbe associato se stesso alla vittima di una reazione esagerata, violenta, da condannare, ma che può essere evitata con saggezza e rispetto. Invece tra chi manca di rispetto e chi alza le mani, ha scelto di interpretare i secondi.

Sul perché invece l’abbia messa come l’ha messa, può darsi abbia ragione Giuliano Ferrara che ci vede una dimostrazione di consonanza tra religioni piuttosto che tra civiltà, e può darsi che delle battute da bar sbrigative scappino comprensibilmente anche al Papa, come dice Massimo Gramellini in un commento molto sensato. Ma io davvero non credo che se oggi il dottor Gasbarri o chiunque altro insultasse la mamma del Papa, lui gli darebbe un pugno: cosa di cui rallegrarsi, ma ragione di più per pensare che fosse meglio non dire – a tutto il mondo – che invece lo farebbe. Non è normale.

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6 commenti su “La parabola del pugno

  1. Qfwfq71

    La mia interpretazione è che il Papa volesse semplicemente descrivere una realtà, senza dare ad essa alcun giudizio di valore; se fai una cosa che da fastidio ad un’altra persona è logico aspettarsi una reazione spiacevole. Questo non significa che quella reazione sia corretta.

    PS – forse era mutuino

  2. Ste

    Concordo con il post e aggiungo una sensazione personale. Quello che mi da al quanto fastidio del tentare di interpretare o giustificare le parole del Papa è che viene fatto solo in quanto è il Papa. Le stesse parole dette dall’Āyatollāh Ali Khamenei avrebbero portato buona parte della stesse persona a comportarsi diversamente.

  3. Raffaele Birlini

    Forse per non scandalizzare gli esperti di bispensiero avrebbe docuto dire che insulta la mamma a chi gli dà un pugno. Lo stesso Pietro ha reagito mozzando l’orecchio a una guardia nel Getsemani. La reazione violenta è normale, normalissima, perché siamo esseri umani e come tali compiamo errori. Il fatto che i soliti nemici della Chiesa si mettano ad attaccare il Papa cercando di farlo passare per un violento che predica la violenza ottiene l’effetto opposto di mostrare, per l’ennesima volta, quanta avversione ribolla nella sinistra atea contro la chiesa cattolica. Il Papa non ha bisogno di trucchetti retorici da fanatici del politicamente corretto al fine di impersonare la vittima agli occhi dell’opinione pubblica per ricavarne consenso buonista come farebbe un qualunque venditore o politico da strapazzo. Il cristianesimo, nel mondo, dimostra di essere dalla parte delle vittime tutti i giorni e lo dimostra col sangue delle persone uccise per il fatto di essere cristiane, ammazzate sia dai mussulmani che dai comunisti senza che ai colpevoli venga insultata la mamma né sferrato un pugno. si vuol far passare l’idea che un cristiano, per essere coerente con la propria fede, debba praticare la santità e giocare al mahatma? Non è così, i cristiani sono persone normali che, com’è normale che sia, se gli insulti la mamma si incazzano quanto un ateo e, se perdono il controllo, son capaci di tirarti un pugno. Anormale è nel 2015 fare ancora campagne stampa anticlericali degne di Peppone e Don Camillo.

  4. matteocarrera

    secono me è molto più grave quello che dice dopo, e cioè che le religioni non si possono offendere.
    la questione resta aperta di fino a che punto la satira si possa spingere rimanendo satira, e quanto anche le religione debbano imparare a tollelare critiche e prese in giro.

  5. marcozanotti.fe

    «Che in diversi ora si debbano dare da fare a spiegare “cosa voleva dire” Papa Francesco è in realtà un’ulteriore conferma del fatto» che lo ha detto bene.
    Perché ne stiamo parlando. Stiamo parlando, incluso lei Direttore, di una questione che ha creato scompiglio perché è evidentemente inaspettata e inaccettabile: ¿un Papa che dà un pugno!? Ma come?!
    Secondo me, quali che fossero le sue intenzioni, Bergoglio intacca le certezze di chi lo ascolta e gli pone delle questioni su cui riflettere. «Un onest’uomo offeso nella dignità personale dà un pugno all’amico poco amichevolmente irridente», ¡inaudito! — no, è vita quotidiana coi suoi fenomeni, eccessivi ingiustificati odiosi finché ti pare ma lì davanti ai tuoi occhi in tutta la loro manifesta semplicità. Siamo abituati alla rappresentazione astratta dei valori secondo idee assolute a cui tendere, mentre Jorge Bergoglio pone problemi da risolvere.
    Direttore, il discorso del pugno non è una “parabola”, non è un racconto allegorico da cui trarre una dottrina — è un esempio, pratico, concreto, quotidiano.

  6. Pingback: pugni papali | Simone Weil

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