“Che tempo che fa, è bufera”

Facciamo finta di essere in un paese normale e di non essere abituati alla “È POLEMICA” montata per ragioni demagogiche e strumentali da parti politiche e testate giornalistiche. Diciamo che a quelli e a quelle malefedi non ci pensiamo, e che incontriamo per strada un amico serio e sincero che chieda, avendone letto, “ma è giusto che la Rai dia 24mila euro dei nostri soldi a un ex ministro greco per intervistarlo in un programma?” (serio e sincero, ma un po’ squilibrato, rispetto ai temi di conversazione per strada).
E quindi, a lui, rispondiamo.

«Ciao, caro amico serio e sincero. La Rai non ha dato a nessuno 24 mila euro. Quei soldi sono stati pagati a Varoufakis da una società di produzione privata, Endemol, che produce il programma e ne copre e gestisce i costi. Endemol ha un contratto con la Rai con cui la Rai compra a una determinata cifra quel programma, a prescindere dai costi, che sono decisi e coperti da Endemol. Quindi che Varoufakis venga pagato o no non cambia di un euro quello che spende la Rai, né quello che spendiamo noi. Tra l’altro, quelli della Rai non sono neanche tutti “soldi nostri”: in gran parte vengono dalla pubblicità. E questi vengono di più se la Rai fa maggiori numeri di audience e ha dei programmi che si mostrino di successo e di qualità. Cosa che avviene anche con ospiti di successo e qualità. Quindi, volendo, Endemol ha pagato 24mila euro per un contenuto di cui beneficerà – a costo zero – la Rai, in termini di ricavi pubblicitari (anche Endemol, nelle proprie speranze: perché il successo del programma garantirà la sua prosecuzione e nuovi contratti, probabilmente).
Poi, caro amico serio e sincero, se anche quei soldi li avesse spesi la Rai, la cosa da valutare è se quei soldi tornino o no, come investimento: né più e né meno che quelli spesi per un servizio in più del telegiornale, un cameraman di Porta a porta, un autore di Ballarò o una sigla di un qualunque programma. Fare dei buoni programmi costa, e chi li fa ha dei budget su cui ragionare e degli investimenti tra cui scegliere: se sbaglia e il programma costa troppo e va male, il programma chiude.
Però, caro amico serio e sincero, questa è già una risposta più estesa e fuorviante, rispetto alla “bufera” di cui si scrive in questi giorni. Perché la Rai quei soldi non li ha pagati. Ciao, buona giornata»

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro

15 commenti su ““Che tempo che fa, è bufera”

  1. michiamonessuno

    tutto bene ma alla fine evitate di dire quanto pagate ad endemol… coda di paglia?

  2. andrea61

    Caro Luca, mi pare che il tasso di confusione (voluto) sia talmente elevato che siamo al “vale tutto”.
    La polemica sui 24.000 euro è solo l’ennesima puntata di chi vuole costringerci tutti a guardare il dito per non accorgerci che la luna è sporca, degradata e colonizzata da un branco di brabari, situazione che è per certi versi una fantastica metafora della politica italiana da Tangentopoli in poi.
    La RAI è stata, e continuerà ad essere ostaggio dei partiti che poi vuol dire lottizzazione, sprechi e tanto ma tanto malaffare e corruzione protetta dalla confusione derivante dal tenere mischiati contenuti di servizio pubblico con contenuti commerciali.
    E’ vero che Endemol apparentemente fornisce un programma “chiavi in mano” alla RAI ed è vero che è Endemol che paga gli ospiti, ma allora perchè Fazio è sotto contratto con la RAI ? Endemol è responsabile della linea editoriale o semplicemente fa il terzista che fornisce certi servizi, tra cui l’ingaggio degli ospiti, per conto del committente.
    La cosa non è indifferente. Se Endemol fornisce un pacchetto completo allora avrà molto probabilmente un contratto con un fisso con una quota variabile in funzione dello share. Ma siccome non è così visto che Fazio e chi decide la linea editoriale è sotto contratto con la RAI, allora la tua spiegazione lascia non pochi dubbi perchè Endemol è semplicemente una struttura produttiva i cui costi saranno stati analazzati dalla RAI e di conseguenza sarà stato concordato il compenso ma allora non è assolutamente vero che i 24.000 euro sono roba di Endemol.
    Secondo me la vicenda Varoufakis invece ha una semplice risposta: “Che tempo che fa” rende tre volte il costo. Punto e basta.

  3. Murmur

    Ciao, caro rispondente all’amico serio e sincero. Sai, sulla questione RAI hai ragione. Quello che invece mi lascia alquanto perplesso, è il fatto che una persona che si defnisce Marxista, una persona che all’Università era iscritta a gruppi studenteschi comunisti, una persona che fondamentalmente ha idee fortemente anti-capitaliste e fortemente re-distributive, non riscontri in questo incoerenze nell’accettare un compenso di 1.000 euro per minuto di intervista. Caro rispondente all’amico serio e sincero, lo conosci il detto: “Sono tutti comunisti coi soldi degli altri”?

  4. uqbal

    Sul punto direi che la questione si può chiudere. Ma senza condividerne il tono polemico e vagamente complottista, ci si può chiedere, cone michiamonessuno, perché dovrei pagare un canone ad una televisione la cui programmazione è commercialmente orientata?
    L’idea del canone dovrebbe essere proprio quella di servire a finanziare una tv che non sia legata alla logica del mercato, in modo da offrire servizi non immediatamente profittevoli, ma utili alla cittadinanza (diciamo).
    Se i miei soldi la Rai li usa per stare sul mercato come se fosse una televisione privata (attirare inserzioni e profitti), allora dovrei essere trattato da azionista, e ricevere qualche dividendo.
    Se non è così, sto semplicemente facendo un favore alla tv pubblica permettendole di competere coi privati grazie ad una voce di introiti inaccessibili ai concorrenti (se fossimo in un Paese civile ovviamente “i concorrenti” sarebbero qualcosa di più plurale di “Berlusconi e briciole”.
    Però mi rendo conto che questo è OT.

  5. minimAL

    Questo post è la conferma che hai un senso etico molto discutibile e che non capisci nulla di televisione.
    E se non altro è anche una (ulteriore) prova scritta a futura memoria

  6. massimo mantellini

    Tutto abbastanza debole e discutibile ma una cosa sopra tutte: i 2/3 circa del bilancio Rai 2014 vengono dal canone, il restante da pubblicità ed altri business, quindi no, i soldi che la Rai spende sono effettivamente in gran parte soldi nostri

  7. piero loreti

    Facciamo finta di essere un paese normale nel quale un programma che non fa ascolti si chiude , tranne quelli di Fazio
    che quando lavorava per TMC una quindicina di anni fa di proprietà allora di Cecchi Gori, si vide chiudere un programma perchè non faceva ascolti, Il buon Fabio decise che la regola per cui un programma si chiude se non fa ascolti per lui non vale e quindi si fa una bella causa milionaria all’editore con la quale si porta acasa 15/16 miliardi di lirette,
    Facciamo finta di essere in paese normale nel quale i contratti Rai- Fazio e Rai-Endemol non hanno nessuna proporzionalità con i dati auditel e con gli ascolti o con la raccolta pubblicitaria e invece sono contratti biennali. nel caso di Fazio che già firmato un rinnovo fino al 2017 per circa 5 milioni di euro e che indipendentemente dagli ascolti che farà Fazio sia lui che la Endemol prenderanno la cifra stabilita contrattualmente. e che la Rai non può assolutamente rivedere il contratto e sospendere qualsiasi trasmissione di Fazio o Endemol pena il pagamento di penali altissime. Quindi caro amico serio e sincero facciamo finta di essere in un paese normale . ma on siamo un paese normale . perchè in un paese normale in una televisione pubblica pagata con i soldi del canone questo non dovrebbe accadere

  8. Qfwfq71

    @Piero Loreti
    Mi sa che hai un poco di confusione su cosa faccia parte di un paese normale
    in un paese normale se le parti ne hanno un vantaggio reciproco si possono sottoscrivere contratti pluriennali.
    in un paese normale i contratti pluriennali servono ad entrambe le parti per avere una continuità di investimento e di programmazione, ma soprattutto proprio per avere gli strumenti minimi necessari a perseguire dei livelli di qualità che entrambi si aspettano.
    in un paese normale nessuno dei due contraenti può rescindere un contratto in maniera unilaterale
    In un paese normale se il mio cliente non rispetta il contratto che ha firmato, ho tutto il diritto di ricorrere al giudice;
    in un paese normale infatti, in un contenzioso, è un giudice che decide chi ha ragione (cioè non lo decide nè Fazio nè Cecchi Gori);
    in un paese normale in effetti se un giudice mi ha dato ragione, evidentemente avevo delle buone ragioni a ricorrere, e per fortuna il committente non può fare come gli pare e piace.
    mi dirai che in un paese normale la scelta dei programmi (e dei contratti) viene fatta solo ed esclusivamente sulla base del merito mentre invece da noi la maggior parte diu queste scelte viene fatta sulla base di criteri di consociativismo e apparentamento mafioso;
    in un paese normale però se poi quella trasmissione va avanti da anni e fa ascolti, anche se a te ti sta antipatico il conduttore, è normale che la RAI contiui a trasmettere quella trasmisisone

  9. piero loreti

    @Qfwfq71
    Mi sembra che la confusione su come dovrebbero andare le cose in un paese normale ce l’abbia tu. Mi sono semplicemente limitato a far osservare che in un paese normale un programma di successo vive di ascolti e di pubblicità e che il compenso del conduttore e della società che produce il programma vanno stabiliti in base in base a questi parametri e non in base a contratti blindati e che stabiliscono compensi e costi a priori e a prescindere dai dati di ascolto e della raccolta pubblicitaria.
    Il senso di quello che intendevo dire lo hai colto tu stesso quando, affermi che la scelta dei programmi non viene fatto solo ed esclusivamente sulle base del merito ma in base a criteri di consociativismo ecc ecc. e sono più che convinto che la permanenza di Fazio da decenni sulla TV pubblica sia basata esclusivamente su questo tipo di scelte più che su qualità e ascolti, Dopo di che posso tranquillamente affermare che Fazio non mi piace e tanto meno i suoi programmi che evito accuratamente, E sarei ben contento di non essere costretto a contribuire ai suoi compensi per me assolutamente ingiustificati (per 2 ore di trasmissione alla settimana) con il pagamento del canone,
    Quindi non sono assolutamente convinto che i programmi di Fazio vadano avanti anni per gli ascolti che fa, ma vadano avamti per motivi che non hanno nessuna relazione con gli ascolti che fa.

  10. Marco Di Mattia

    Caro Sofri. Esattamente nulla funziona nel suo ragionamento, tranne una cosa: la RAI non ha in effetti pagato 24000 euro. Perché bisogna aggiungere il markup di Endemol. Diciamo 40000 per fare cifra tonda. La differenza è che, ne avesse pagati 24000, oggi vi sarebbe un pubblico funzionario cui eventualmente chiedere conto della scelta. Invece, nel più perfetto stile nazionale, pantalone viene chiamato a pagare di più, per il vantaggio di non poter contestare alcuna responsabilità..
    Di 40000 euro, dal canone ne provengono, grossomodo, circa 28000. Considearzione irrilevante: la Rai è comunque pubblica, quindi anche gli altri 12000 ci appartengono. Il fatto che lei, Sofri, ritenga importante fare la distinzione è rivelatore.
    Che la Rai si finanzi con un misto di pubblicità e canone é una imbarazzante stortura, anche per alcuni entusiasti ammiratori del pubblico servizio. Che questo fatto possa essere portato a giustificazione di alcunché è il primo beffardo paradosso. In sostanza lei argomenta che, siccome il sistema è fatto male, nessuna polemica è ammessa sul suo funzionamento. La considerazione che Endemol avrebbe “regalato” alla Rai, e quindi a noi plebe, la prestazione della star populista è il secondo beffardo paradosso, degno del discorso di un donatore di lavoro ottocentesco alle maestranze proletarie. In sostanza lei “spiega” la situazione in questo modo: Endemol è pagata (con soldi nostri) per mandare in onda (sulla televisione pubblica) esattamente quello che vuole. E bisogna pure ringraziare se lo fa, che tanto sarebbe pagata anche in caso contrario. Figo. Andato a scuola dai gesuiti? Mi scusi, che questa sia la situazione è anche possibile, ma che debba andarci anche bene è, come dire, opinabile?
    Ora, delle due una: o la Rai ha titolo per spendere i 28+12 (tutti nostri) invitando chi vuole (potrebbe starmi bene, ma lei non ha argomentato così) oppure ogni commento è ammesso, a maggior ragione quando ad operare sono i suoi fornitori.

  11. sentiunpo

    @Piero Loreti
    Perchè mi obblighi a difendere Fazio?
    In un paese normale le persone si accertano di non scrivere inesattezze e falsità prima di premere il tasto ‘Invia’
    Intanto La7 nel 2001 non era di Cecchi Gori ma di Tronchetti Provera.
    E inoltre la trasmissione di Fazio su La7 nessuno l’ha mai vista perchè fu annullata prima della messa in onda.
    Sul risarcimento miliardario che Fazio ottenne è da leggere quello che scrisse Luttazzi.
    “Che tempo che fa” è una trasmissione che fa ascolti molto alti e che quindi si ripaga ampiamente con i ricavi pubblicitari.
    E, per quanto a te possa non piacere o non far ridere, il duetto finale con la Littizetto è quello che fa il boom di ascolti
    E che quindi a maggior ragione, la pubblicità, ecc. ecc.

  12. piero loreti

    @sentiunpo
    Scusami dimenticavo che il web pullula di tanti “signor precisini” pronti a correggere le inesattezze degli altri.
    Sai mi sembra che se a quel tempi fosse Cecchi Gori a Tronchetti Provera , cambia poco la sostanza. Io ho detto che la trasmissione fu chiusa e non andò mai in onda, e su questo siamo d’accordo. Io non metto in discussione il successo e gli ascolti della trasmissione. Cio che non riesco a mettere in relazione gli ascolti con i compensi di Fazio. Per giustificare un contratto del genere (sono 5 i milioni di euro che Fazio percepirà per il bienno 2016//2017) , neanche una trasmissione che facesse tutte le puntate gli ascolti da “Sanremo” giustificherebbe un contratto del genere. I motivi per cui Fazio ottiene contratti di questo tipo, vanno cercati altrove, Sotto la direzione di Rai 3 , di Ruffini prima e Viaanello poi , Fazio è diventato ormai da anni, padrone assoluto del degli spazi dentro la retee , Non esiste nessun dirigente Rai che si sognerebbe di mettere in discussione la programmazione ed i contratti stellati di Fazio. Agente di Fabio Fazio è un certo Beppe Caschetto, vatti a leggere il curriculum di questo signore e la sua provenienza, Poi mi saprai dire se i contratti di Fabio Fazio sono da attribuire agli ascolti ed al successo dell trasmissione. Se poi vogliamo parlare dei contenuti della trasmissione, ti spiego brevemente perchè non mi piace e non la guardo. Da anni Che tempo che fa si è connotata, come programma , di intrattenimento colto e di alto livello, Il problema che Fazio , di suo, non produce un grammo di cultura, egli vive , per così dire, di luce riflessa, attraverso una serie infinita e ripetuta di ospitate, di personaggi del mondo del cinema, della letteratura, della musica e dello spettacolo . Un cerchio magico di amici suoi, sempre gli stessi tutti gli anni, di cui recensisce, libri che non ha mai letto, film che non ha mai visto, e musica che non ha mai ascoltato. Insomma una bella messa in scena di uno spettacolo che ha tanta forma e poca sostanza. Il pubblico evidentemente si accontenta di poco e tutto ciò evidentemente è sufficiente. Una trasmissione che molti hanno definito , a ragione, ecumenica, per spettatori che si accontentano facilmente,e di bocca buona.. Ma dato il deserto assoluto, del palinsesto Rai, quel poco che ci offre Fazio, risulta essere una grande cosa. Questione di gusti e di aspettative…

  13. cinziaopezzi

    e se poi uno pensa che l’unica soluzione sia privatizzarla e lasciarla pagare a chi ne sente la necessità, in modo da avere una comproprietà in meno nella cooperativa italia, anche proprio per non sentirne più parlare, mai più, risolve qualcosa o cambia solo argomento, tanti ce ne sono, di argomenti, e tanti ce ne sono di amici seri e sinceri, che non si informano e non capiscono una mazza, ma vogliono discuterne lo stesso, proprio con me, proprio adesso, proprio continuamente?

  14. Claudio Messora

    Hai tralasciato però di notare il fatto che Varoufakis sia un “politico”, nel senso che sta costruendo una forza europea trasversale per trasformare la UE, quindi il suo intervento dovrebbe essere inquadrato negli spazi che si conferiscono a chi fa propaganda politica. E non mi risulta che sia consuetudine pagare i politici che si fanno propaganda.
    Poi, al di là di Endemol/Rai, a me la questione che invece fa più specie è che Varoufakis si sia presentato in Grecia come il cavaliere difensore dei deboli, e adesso giri il mondo a botte di 24.000 euro di cachet a volta. C’è gente che cerca di cambiare il mondo #aggratis, e in tempi come questi, di austerity e di forte condanna per gli sprechi o per l’esosità in genere, forse questo stile di “evangelizzazione” (tanto più, appunto, da un “politico”) non è tanto apprezzabile. Imho (come si dice in rete).

Commenti chiusi