Il pensiero unico

Da quattro giorni si sta parlando sui giornali italiani di minigonne e Islam: riassumo perché, ma se già sapete potete saltare all’ultimo paragrafo.
Per via di una notizia – che mi pare data qui per primo dal Corriere della Sera – su una circolare di un municipio di un quartiere di Amsterdam che richiedeva ai dipendenti maggiore castità nel modo di vestire. La notizia era vera, ma si trattava di un’iniziativa di un singolo dirigente del personale, in risposta a un caso interno, e che i suoi superiori si sono affrettati a ridimensionare e criticare: di fronte ad alcune proteste locali gli enti maggiori hanno spiegato cos’era successo (un’impiegata aveva messo minigonne così corte che “si vedeva il sedere”, spiegano i giornali olandesi, che non parlano di questioni religiose) e chiuso la pratica, richiamando il responsabile. Era il 16 marzo.

Il 29 marzo, due settimane dopo, il Corriere scopre la storia e pubblica un articolo, aggiungendoci il tema del relativismo religioso e dell’Islam: “E che lo facciano per non urtare i sentimenti o i pregiudizi degli immigrati musulmani abituati alle loro donne velate?” (lo strategico interrogativo giornalistico nel suggerire falsità ai lettori senza affermarle è stato ben descritto da Craig Silverman). Altri siti e giornali la vedono sul Corriere e la riprendono investendo tutto su quest’ultimo aspetto, senza alcun fondamento o citazione che lo sostenga: il Giornale e Libero in prima pagina. Il bigottismo musulmano ci sta condizionando, ne stiamo diventando servi, commentano con toni vari i commentatori, si sentono discussioni in radio e indignazioni, passa un altro giorno (nel frattempo il Post e altri hanno spiegato a chi voleva sapere come erano andate le cose e smentito l’implicazione religiosa) e il Corriere mette in prima pagina un commento di Pigi Battista che unisce due grandi tratti demagogici del commento di routine: l’eccitazione del lettore novecentesco di fronte alla parola “minigonna” e la chiamata a scandalo per la fine dei valori occidentali minacciati dall’Islam (tutto dentro una serie di richiami a Mary Quant, Carnaby Street e quel grande immaginario anni Sessanta che è tuttora riferimento di modernità al Corriere: mancavano i tulipani e le dighe). Passa un altro giorno e oggi – a questione musulmana ampiamente smentita – anche il direttore del Foglio risponde a un lettore che scrive sul tema di burka e islam in Occidente dicendo “viva la minigonna”.

E vengo al tema, non nuovo: le notizie false non sono solo ridicole, o assurde, o innervosenti, e finita lì. Non stiamo soltanto credendo a una notizia falsa. Attraverso le notizie false si costruisce una realtà falsa, e una lettura del mondo inventata. La storia della minigonna olandese ce la saremo dimenticata tra un mese: ma intanto è stata costruita nei lettori e ascoltatori un’idea di asservimento dell’Occidente – l’Occidente più tollerante e progressista, olandese, colpevole quindi proprio della sua tolleranza e progressismo – alla violenza culturale di altre civiltà. Siamo troppo buoni e deboli, e ci stiamo vendendo quello che siamo: vedete?, vietano le minigonne per non urtare i musulmani.
E quando a queste prediche viene opposto che si basano su prove false e falsificate, la risposta è di totale indifferenza: “che importa, il ragionamento è vero lo stesso”. E anzi, è la certezza fanatica – quella sì – del ragionamento, a plagiare la realtà: la versione falsa su Amsterdam è stata pubblicata e ripresa proprio perché si attagliava al ragionamento e lo dimostrava (fosse stata vera). Non sono i fatti a creare una lettura del mondo, ma è una lettura del mondo a creare i fatti. E noi diventiamo servi, sì, ma di quattro idee fisse e preconfezionate del mondo, che ci fanno vedere tutto in quella luce. Tenue luce.

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8 commenti su “Il pensiero unico

  1. Julian B. Nortier

    Non ci vedo nulla di male nel sollevare interrogativi tipo ““E che lo facciano per non urtare i sentimenti o i pregiudizi degli immigrati musulmani abituati alle loro donne velate?” Spetterà al lettore essere espertizzato sulle subdole tecniche massmediologiche.Credo che,dall’editoriale del direttore all’ultimo dei trafletti bisogna porsi di fronte a uno scritto dubitando,e non in maniera acquiescente(atteggiamento,ovviamente,estendibile tout court anche per quanto riguarda info via tv e web).E,al contrario di quanto spesso risulta da post come questo,credo proprio che tanti lettori(anche se una nutrita minoranza,purtroppo)lo facciano.Per quanto rigurarda Il giornale e Libero niente di nuovo:stanno da anni-grosso modo dall’11 settembre,con un ‘escalation parossisistica dopo fatti del Bataclan-implementando una campagna neoxenofobica o-se si preferisce-parafascista.Ma se il lettore ragiona,in modo favolistico,in base alle tracce sparse da direttori(ed editori) scafati il problema più grande mi sembra proprio la sua limitazione culturale,la sua passività etc.I giornali-tanto più quelli di destra ma-come scritto in precedenza quelli contigui al potere-fanno il loro “sporco” lavoro mettendo “le manette alla mente di quelli ( e sono tanti,per inciso) che ne sanno più di loro”(parafrasi della desolation row covrizzata da Faber).La repsonsabilizzazione del lettore è ciò a cu si dovrebbe tendere,in quanto il cambiamento dell’etica giornalistica-specie italiana-è veramente utopistica.Detto tutto ciò,personalmente non mi stupirei se da qualche parte della beata Europa moderna, un “bel” giorno non si arrivasse davvero a misure tali-come appunto il divieto della minigonna-per non irritare i malpensanti mussulmani.Ma,come diceva Kipling,si,questa è davvero un’altra storia.Tutta da scrivere e da leggere.Con la mente aperta e non in modo aprioristico,per chi ci riesce;per chi vuole riuscirci.

  2. amaryllide

    Per riassumere il pippone che precede, al netto della prosa ampollosa si dice “. insomma, chi se ne frega se i giornali fanno propaganda d’odio xenofoba inventandosi notizie false, tanto lo fanno da anni, non c’è niente di male, è il lettore che deve essere responsabile. E comunque sono cose che potrebbero succedere un giorno. Ma lo dico con mente aperta, eh”
    La dimostrazione perfetta della correttezza dell’analisi di Sofri: “Non sono i fatti a creare una lettura del mondo, ma è una lettura del mondo a creare i fatti.”

  3. Raffaele Birlini

    Poi ci sono le statue inscatolate a Roma e le hostess dell’Air France che protestano per dover indossare il velo sul volo Parigi Teheran. Peccato che alcune idee ‘fisse e preconfezionate’ siano vere. Idee che parlano di donne che non possono guidare l’automobile, mostrare il volto, andare in bicicletta, uscire di casa da sole, infibulate, la cui testimonianza in tribunale vale la metà di quella di un uomo. Idee che parlano della paura degli occidentali di fronte a un nemico (questo è: un nemico dell’occidente) che non ha paura di niente, nemmeno di farsi esplodere, di mettere cinture eplosive ai fianchi di bambine e farle detonare al mercato, di mettere kalashnikov in mano a bambini strappati alle famiglie, di sgozzare gli infedeli, schiavizzare donne prigioniere, stuprarle e venderle e darle in premio ai militanti fanatici. Se di fronte a tutto questo l’occidente non fa nulla allora non trovo ci sia niente di falso nel definirlo ‘debole’, o nel dire che la sua ‘tolleranza’ viene dall’ideologia di sinistra, ‘progressista’, pacifista, terzomondista e via elencando i requisiti del pensabuonista che non sbagliopina e giustovota. Abbiamo già rinunciato a un sacco di libertà per difenderci dai fondamentalisti mussulmani, altro che minigonna. Inoltre, come itlaiani, non partecipiamo alle missioni militari, non verifichiamo gli immigrati ma li lasciamo andare nella speranza che vadano a nord e diventino un problema altrui, non mettiamo a rischio interessi economici con stati che usano il Corano al posto del codice civile. Vietare la minigonna con regolamenti interni firmati da piccoli burocrati insignificanti farebbe l’interesse degli stilisti: riuscirebbe solo a farla tornare di moda. Però la notizia acchiappaclick (questo è: un clickbait) fa il gioco dei piccoli compagni di Serra: possono prenderla sul serio e avere così motivo di affacciarsi dalle mura del fortino elitario in cui si è rinchiusa la sinistra, dall’alto rimproverare le masse che rischiano di perdere la fede nella religione falcemartello e consegnare il mondo nelle grinfie dei nemici del popolo (che non sono quelli dell’Isis ma gli occidentali che non militano a sinistra).

    P.S.: di nuovo chiedo: perché il mio commento a un post precedente non compare? Non vedo elenchi di regole da rispettare per non venire cestinati.

  4. Julian B. Nortier

    @amaryllide diffido sempre dei commenti che commentano quelli altrui senza dire niente di proprio.Il tuo ,tra l’altro, si riassume così: ha torto quello sopra,ha ragione sofri.Sai che sforzo intellettivo…Oltre al fatto che tu non hai capito granchè di quello che ho scritto(un commento critico presuppone leggere con attenzione quanto si va ad analizzare;magari mettici più impegno la prossima volta).

  5. nahum

    Scusate, interrompo la vostra coltissima discussione per segnalare che al momento sono le sinagoghe (in Francia ed in Belgio) e non le moschee, quelli che devono cancellare eventi e feste per ragioni di sicurezza.
    Se vi interessa la liberta’ di religione ed i diritti delle minoranze, e’ per questo che bisognerebbe incazzarsi. Altrimenti si dica chiaramente che i diritti dei musulmani contano piu’ di quelli degli ebrei: come sembra proprio il caso (ed e’ la ragione per cui gli ebrei se ne vanno dalla Francia e dal Belgio).
    Ah, buon 25 aprile, buona giornata della Memoria, buona festa degli ebrei morti.

  6. andrea61

    Io non sono nè un fine dicitore nè un esperto di comunicazione però ho l’onore di divere da molti anni vicino ad una delle poche moschee ufficiali presenti in Italia.
    Ricordo che nel 2009 l’Imam locale era citato come esempio moderazione ed apertura ma poi si scoprì che incitava i padri ad infibulare le figlie e per essere sicuro che venisse fatto aveva addirittura aperto all’interno della moschea un servizio all’uopo. Quell’Imam ovviamente finì nelle grane ma non è che dopo fosse molto meglio.
    Il mio parroco provò successivamente ad aprire un dialogo ecumenico interreligioso con relative visite incrociate. Il progetto ebbe vita breve perchè l’Imam di allora pretese che durante la visita nella nostra parrocchia venissero eliminati tutti i riferimenti alla religione cristiana ritenendoli offensivi nei confronti dell’Islam mentre nella visita presso la moschea, il nostro don doveva presentarsi in abiti borghesi senza simobli religiosi esposti.
    Ora, possiamo anche raccontarci che ci sono giornalisti cattivi che seminano l’odio con notizie di dubbia veridicità però mi piacerebbe anche che finisse l’immnesa ipocrisia per cui si accetta che nei luoghi di culto si continui a praticare bellamente il doppio linguaggio della tolleranza in italiano e del disprezzo verso gli altri in arabo.

  7. Lazarus

    Cerchiamo di non essere ipocriti per cortesia, per non urtare la sensibilità dei musulmani si fa ben di peggio che non vietare una minigonna. D’altro canto i musulmani se ne fregano della sensibilità di ebrei o cattolici e fanno di tutto per urtarla.

  8. gianmario nava

    a parte il fatto che considero la minigonna un potente richiamo sessuale e che dunque trovo un po’ fastidioso essere distratto sul lavoro alla stessa stregua di un profumo troppo intenso, una musica troppo alta eccetera e che dunque mi piacerebbe che ogni tanto si contestualizzassero messaggi e richiami tanto per dare una struttura la mondo

    credo che questa storia della autocensura per non dare fastidio ai mussulmani, ripetuta dagli intervenuti qui, sia una cretinata gigantesca
    non vedo nessun ambito nel quale qualcuno o qualche istituzione si limiti nella sua espressione per questo motivo
    ma anche fosse, una certa dose di autolimitazione perso faccia parte della civiltà liberale

    o io posso impunemente cristonare e smadonnare in piazza san pietro o al matrimonio in chiesa di mio cugino?

    giusto ieri ho avuto una discussione via whatsapp in un gruppo di una associazione perchè, di fronte alla notizia dell’ennesimo trentativo di furto qualcuno proponeva di impiccare al pennone il ladro catturato
    nessuno che censurasse l’ignobile espressione, anzi: fanculo il politically correct…

    e quando ho, con garbo e satira, reagito, sono stato attaccatto in modo squallido
    ho mollato perchè poteva solo esserci un’escalation

    quindi: dov’è il confine tra asservimento e autocensura e rispetto e accettazione?
    e perchè non posso pretendere rispetto dai cattivisti che si sentono invece, poveretti, così maltrattati da mussulmani, rom e sfigati vari?

    i cattivisti dettano l’agenda e si comportano come i wahabiti sauditi

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