La prima volta che scrissi in questo spazio su Vanity Fair, fu per dare un suggerimento a tutti i potenziali e inavvertiti spettatori della tv del pomeriggio. Mi ero imbattuto nella parte affidata a Cristiano Malgioglio di una trasmissione del pomeriggio condotta da Massimo Giletti. Fu un’esperienza tremenda. Un’intervista a Giuliana De Sio – che seppe mantenere un certo aplomb malgrado l’imbarazzata meraviglia – le cui linee fondamentali erano due: cretinismo da primato e volgarità da prima media. Dopo, mi telefonò Giletti per dirmi che gli dispiaceva che non avessi avuto maggior attenzione per il resto della trasmissione che a suo dire avrebbe compreso argomenti più elevati (in effetti non fui in grado di verificarlo, svenuto dopo aver visto Malgioglio).

Sono passati due anni e mezzo, e quelle trasmissioni sono rimaste uguali, e le elevatezze di Malgioglio e compagnie sono state esposte ulteriormente al pubblico ludibrio con le intercettazioni di Potenza. So che gli esperti mi correggeranno, ma per me “quelle trasmissioni” sono la stessa cosa – tutti i talkshow mattutini e pomeridiani (in cui la Rai eccelle) dove l’Italia retrocede di mezzo secolo e la strupidaggine prevale – e sono il brodo di cultura in cui nuotano le porcherie e le piccolezze umane di cui abbiamo letto nei giorni passati. Aboliamole. Facciamo altro. Sandro Curzi vuole moralizzare la Rai? Ben detto: la Rai cominci a presumere qualche intelligenza nel suo pubblico, e smetta di affidarsi al cialtronismo da capitale. Fine del pistolotto.

Vanity Fair