Ho guardato la vela, alla televisione. Naturalmente, è uno spettacolo bellissimo da vedere: il mare, le barche, le onde, tutto quanto. Però non capivo niente, e avevo soprattutto difficoltà con i gerghi, all’inizio. Poi un po’ alla volta ho preso confidenza e adesso mi destreggio piuttosto bene col linguaggio marinaro, tanto che ho pensato di mettere a parte i lettori di alcune delle espressioni più frequenti di cui mi sono impossessato.

Cazziare la randa: la randa è una vela di cui è proverbiale l’insubordinazione e la scarsa docilità agli ordini. A un certo punto, esaurite le trattative ragionevoli, per ottenere che svolga il compito richiesto è necessario sgridarla severamente.

Ciurlare nel manico: attività compiuta dall’equipaggio nel suo insieme quando tutti avvicinano la bocca all’impugnatura di una manovella a caso e lanciano forti grida di incoraggiamento a se stessi.

“Mura a dritta”: esclamazione con cui i giornalisti della redazione sportiva di Repubblica assiepati sul pontile segnalano ai colleghi meno esperti che bisogna farsi da parte quando si avvicina l’opinionista più illustre.

“È un altro paio di maniche”: espressione con cui si indica all’addetto alla stiva che i due pezzi di tubo gommato che ha consegnato non sono quelli giusti.

Menare il torrone: colpire ripetutamente un tozzo albero posto sulla parte anteriore della barca, in modo da indurlo a eseguire gli ordini che aveva ignorato con le buone.

(Eccetera. E il bestseller pubblicato da Rizzoli è bell’e pronto)

Vanity Fair