Alcuni giornali e siti di news hanno riportato, nei giorni scorsi, le ipotesi che la compagna del presidente francese Hollande avesse tentato di uccidersi e fosse per questo ricoverata in ospedale: ma la notizia è stata poi smentita e non confermata da nessun indizio concreto.
Venerdì questo era un titolo di Repubblica: “Le armi chimiche siriane a Gioia Tauro. Calabria in rivolta: sarà guerra civile”. Che se non fossimo abituati a un linguaggio giornalistico che ormai somiglia a quelli dei trailer dei film d’azione, dovrebbe voler dire che in Calabria ci sarà una guerra civile, in un qualche futuro prossimo. Invece, naturalmente, era una spacconata detta da un amministratore locale che è diventata un fatto, nel titolo.
Sempre Repubblica indicava nella sua homepage venerdì che secondo le nuove rivelazioni sul lavoro di spionaggio dell’NSA americana questa avrebbe raccolto “200 miliardi di SMS”. Ma il numero era esagerato di mille volte, come indicava il testo dell’articolo. Una simile moltiplicazione per mille era avvenuta nel titolo di un diverso articolo su Repubblica, sulla Norvegia, la settimana scorsa, come avevamo segnalato qui.
Il sito del Corriere titolava così ieri la notizia di un fulmine che ha colpito la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro: “Fulmine sul Cristo Redentore, la statua «perde» un dito”. Non si capieva bene il senso di quelle virgolette che circondavano il termine “perde”, se non leggendo l’articolo, che spiegava che la mano della statua ha subito un “danno superficiale” e lasciava capire che evidentemente il dito era ancora lì, non “perduto”. Si tratta evidentemente di un nuovo uso del formato di punteggiatura delle virgolette, che in questo caso indicano che la cosa detta in realtà non è vera, ma con le virgolette si può dire.