La figura del “poeta laureato” è una solenne istituzione di alcuni paesi anglosassoni, come l’Inghilterra e gli Stati Uniti, in cui si nomina appunto questa sorta di “poeta di corte” moderno a cui è delegato soprattutto il compito di comporre dei versi in occasioni di storica importanza patria, e spesso in funebri circostanze di lutti nazionali.
Gli incaricati sono poeti di riconosciuta grandezza che conservano il ruolo tutta la vita, e mi domando se anche l’Italia – e le sue così fragili e poco autorevoli istituzioni – non trarrebbe giovamento dall’esistenza di un ruolo del genere, capace di trasmettere la tetra serietà delle date storiche assieme all’ispirata arte della poesia.
Se l’attuale maggioranza – così bisognosa di trasmettere un’immagine di senso dello stato – volesse pensarci, io suggerirei di inaugurare la carica affidandola a chi meglio saprebbe disporne, padroneggiandone esemplarmente le necessità: Marino Bartoletti.
Non vi paia ardita la proposta, ma pensateci. Conoscete qualcun altro che associ un’innata disposizione alla fissità severa e deprimente del tono e dello sguardo con un’incontenibile inclinazione all’invenzione poetica, spesso in bilico tra l’ermetismo e il futurismo, come si conviene a chi debba ispirare rigore ed emozioni? Qualcuno che sappia staccare sapientemente lo sguardo dall’effimero interlocutore per volgerlo alla storia incarnata dall’obiettivo della telecamera, salvo tornare rispettosamente sull’interlocutore, e poi sulla storia, e ancora per una dozzina di volte senza mutare disidicevolmente espressione, e al contempo lasciando a bocca aperta l’uditorio tutto?
Ci pensi, il ministro della cultura Bondi, e sia rassicurato dall’esperienza – perdente, patria ingrata! – dell’uomo come candidato sindaco a Forlì sostenuto dal centrodestra. Da commendatore – qual è con indubbio merito – a poeta laureato, è un attimo.
update: un plotone di filologi con le Marlboro sotto la manica della t-shirt mi corregge giustamente sulla citazione, che dovrebbe essere piuttosto “Lo vedi, ecco Marino”. Li ringrazio e mando un saluto al mio pubblico tra Bracciano, Fregene e Tor Pignattara