Canovacci

Sono un grande appassionato di carte geografiche, sia della loro bellezza estetica che della loro utilità pratica: ne ho frequentate di diversissime in mille occasioni, ci ho studiato molto sopra all’università, ne ho disegnate, ne ho comprate di molti generi, seguo i siti che ne parlano e le mostrano, credo di avere una visione planimetrica della vita. Da camminatore urbano, poi, sono stato a suo tempo un precoce fan delle mappe cittadine che si aprivano e chiudevano tipo a fisarmonica e si maneggiavano più facilmente delle tovaglie da ripiegare e ripiegare (e guardo sempre con raccapriccio quelli che non le sanno piegare per i versi giusti). Adesso con Google Maps è cambiato tutto, e la gestione istantanea di ogni spostamento e la possibilità di cavarsela ovunque sono piaceri sconfinati.

Quindi mi ha incuriosito, anche se tecnicamente superata, la serie di mappe urbane che ho scoperto in una libreria di Amburgo, e poi rivisto in Svezia. E ora immagino che mi direte che le conoscete tutti, visto che le fanno a Firenze, ho scoperto oggi.  Ma se usassimo ancora le cartine, e avessimo ancora il problema di piegarle, l’idea di invece appallottolarle e ficcarle in tasca come viene non è niente male: e l’oggetto bello.

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4 commenti su “Canovacci

  1. v.s.gaudio

    LE QUATTRO VARIABILI DEITTICHE NEL BEHAVIOUR SETTING DI KOFFKA

    Di tutte le meraviglie della natura, oltre che un albero d’estate e il concetto di copyright della Disney tra Italia e Usa [ http://www.cattivamaestra.it/2011/08/lannosa-faccenda-del-copyright.html#comment-9026 ], la più notevole è la cartina che presuppone l’esserci, il Dasein, del camminatore; quando W.G. Sebald dice che “Le tracce che Robert Walser lasciò sul suo cammino furono così lievi che hanno rischiato di disperdersi” è implicito che alluda anche al fatto che Walser girasse senza una cartina. E’ da tempo che desidero una bella cartina di Torino, pur avendone, per ripercorrere il Behaviour Setting che andavo costruendo nei miei giorni infiniti dentro il reticolo geometrico della città sabauda nei lunghi anni della mia giovinezza, un po’ come l’eroe(indiano) di una mia Lebenswelt, inviata però a Giorgio Barberi Squarotti che è poeta torinese per averne “stazione da laberinto”:
    “(…)
    allora un giorno
    mentre andavano costruendo un Behaviour Setting
    per superare le distinzioni poste da Koffka
    fra ambiente geografico e ambiente comportamentale
    capitarono un’altra volta presso una capanna ovale
    e “entriamo” si dissero l’un l’altra, Anima e Corpo,
    “e facciamoci una fumata insieme al nostro Grande Padre”,
    così parlarono l’uno all’altro,
    e Guglielmo Cinque impose le quattro variabili deittiche
    (…)”

    P.S. Attendo un prossimo incantamento con una sua incantevole e frugale nota sulle cartine topografiche dell’Istituto Geografico Militare…

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