La settimana scorsa, e ancora ieri con un nuovo articolo su Repubblica che citava le stesse parole, sui giornali c’è stato un grande dibattito sull’«anarchia del web», e su questa espressione attribuita al presidente della Camera Laura Boldrini. Ma nell’intervista su Repubblica in cui Boldrini aveva raccontato delle minacce ricevute su internet quell’espressione non veniva mai usata, né niente che le somigliasse: era stata creata autonomamente dal giornale come titolo dell’intervista. La stessa Boldrini ha smentito il giorno dopo di averla usata, come di aver chiesto restrizioni particolari per internet.
Una cosa simile è successa ieri su molti siti internet (e oggi su molti quotidiani) con le parole che ha usato Silvio Berlusconi durante una manifestazione del PdL a Brescia: abbiamo letto moltissimi titoli di questo tenore “Berlusconi: «Io come Tortora»”. Ma Berlusconi non ha mai detto quella frase: la sua citazione di Enzo Tortora – discutibile comunque, se avvicinata alle questioni processuali di Berlusconi – si riferiva esplicitamente a una critica dei meccanismi della giustizia che riguardano tutti gli italiani e non a se stesso.
Su Repubblica è stata ospitata venerdì la lettera di Antonella Cherubini Petruccioli, vedova del vicedirettore Rai che si è suicidato la settimana passata, che chiedeva di fare “alcune precisazioni”: «Non c’era, fra noi, alcuna separazione in corso, né ci sarebbe stata. Non ho ricevuto nessuna mail né ho potuto fare alcuna corsa forsennata per cercare di salvarlo. Le discussioni a casa appartenevano alle normali dialettiche familiari.
Mi dispiace che un giornale serio, quale ritengo essere Repubblica, non abbia verificato direttamente le notizie e abbia ceduto ai pettegolezzi, non rispettando la dignità di un uomo e il diritto di sua figlia minorenne di essere tutelata». Repubblica ha pubblicato la sua lettera.
Ha parlato in prima persona:
“Io sono innocente, spero che dal profondo del vostro cuore lo siate anche voi”.