A parte l’evidente anomalia di un consigliere d’amministrazione Rai che critica pubblicamente un programma Rai – anomalia che mi sembra giustificata dal rilievo del tema – l’articolo di Benedetta Tobagi sulla trasmissione di Nicola Porro ha un fondamento solido esattamente nella misura in cui cerca di fare un ragionamento esteso sull’informazione e non una semplice critica a un semplice programma estivo. Il tema è quello dell’esportazione anche in tv – luogo in cui l’elaborazione della fuffa raggiunge primati imbattibili – del settore in cui i quotidiani finora sono stati imbattibili in termini di fuffa, ovvero il vacuo retroscenismo politico, filtrato attraverso la mai troppo deprecata trovata delle fiction-fotoromanzo coi dialoghi recitati eccetera. Il tema, insomma, è l’ulteriore passo avanti verso il superamento dei fatti, delle notizie, e del loro senso nel capire il mondo, per sostituirli con le chiacchiere inutili e volatili a proposito delle chiacchiere inutili e volatili (media che commentano ed esaltano cose dette – o presunte dette – dai politici, che a loro volta reagiranno a quelle cose lette sui media, e via così). Questo non ha niente a che fare con l’informazione, è intrattenimento e scadente: un modo per tenere persone davanti alla tv lasciandole più ignoranti e istupidite di quanto erano arrivate e con l’illusione di avere saputo delle cose molto importanti e molto segrete (la formidabile potenza della presunzione di saperla lunga nel quotidiano delle nostre insicurezze).
Cosa che, nel nostro sistema di libertà individuali, è assolutamente legittima, sia per gli istupiditori che per gli istupiditi: ma forse non dovrebbe farlo una tv di servizio pubblico pagata con contributi pubblici per ragioni assai diverse da queste.
Fossi in Santoro m’incazzerei per il paragone: le sue docufiction sono una versione fruibile di noiose carte o intercettazioni, quelle di Porro sono panzane spacciate per verità: ricostruisce interviste (pardon, chiacchierate) per dar loro una parvenza di autorevolezza.
Impressiona, in quanto ad efficacia e non a qualità, più una ricostruzione a mo’ di fiction che un ricircolo di parole pro o contro una certa tesi. Ma la fiction è solo un packaging più usufruibile dal vasto pubblico, in realtà la presa sullo spettatore ormai non avviene più con le notizie certificate, perché sono ritenute di facciata e costruite ad arte, pertanto insufficienti a rivelare le reali intenzioni di chi le pronuncia. Mentre è vero che lo spettatore va a caccia della riserva mentale di chi parla, del retropensiero, finanche del complotto. Una conferma? Quante volte il fuorionda ha rovesciato la notizia ufficiale?
Ho visto gran parte della trasmissione e l’ho trovata eccellente, di sicuro la trasmissione di approfondimento più equilibrata degli ultimi 20 anni. Poi concordo: la fiction se la poteva risparmiare, ma non mi sembra che un servizio possa condizionare così pesantemente il giudizio su un programma di tre ore condotto da un professionista impeccabile qual è Nicola Porro.
Benedetta Tobagi, poi, è inqualificabile: se questi sono i consiglieri Rai fuori dai partiti, allora preferisco quelli dei partiti. Ma anche lei Sofri non scherza: ha avuto mai da ridire sui programmi di Floris, di Fazio, di Annunziata, o quell’altro di TV Talk, e via dicendo? Ridicolo che per mascherare la sua partigianeria si faccia scudo del presunto istupidimento degli italiani. Cioè mi faccia capire: in una tv pubblica non è lecito ‘istupidire’, però è lecito far politica. Sempre che tu sia di sinistra, ovvio, sennò diventi un ‘istupiditore’.
E poi, sia detto con rispetto, ha anche lievemente rotto con questa spocchia nei confronti dei suo colleghi: roba che neanche Travaglio. Le ricordo che se non ci fossero questi somari dei suoi colleghi lei sul suo giornale avrebbe zero notizie. Sì, zero. Un po’ di riconoscenza.
Comunque l’uscita della Tobagi dovrebbe convincere anche i più scettici che non c’è alternativa alla privatizzazione della Rai. Fosse stata la dipendente di un’altra azienda sarebbe stata licenziata dopo due secondi due.
Luca, “nella misura in cui”???? Maddai…. :-)
sono d’accordo
In un paese normale la Tobagi sarebbe già stata messa alla porta. Intollerabile che resti come se niente fosse.
L’evidente anomalia di un consigliere d’amministrazione Rai che critica pubblicamente un programma Rai si spiega col fatto che Nicola Porro non è un presentatore “sinistro”.
Sarebbe stato lo stesso, come già accaduto, se il presentatore di un programma sulla Rai fosse stato Socci, Paragone o Veneziani.
Certo alla Tobagi potrà dispiacere che gente come Fazziofabbio & Co. in estate vadano a godersi in vacanza i lauti guadagni intascati durante la stagione trascorsa.
Indipendentemente dal grado e dalla qualità e quantità della disinformazione e controinformazione praticate.