Col microscopio, il micromondo

C’è quel vecchio detto sul giornalismo, per cui una notizia sarebbe “uomo morde cane” e non “cane morde uomo”. Poi in realtà le cose sono sempre state un po’ diverse e l’inclinazione di molto giornalismo per confermare ed esaltare le paure dei lettori ha reso una notizia anche “cane morde uomo” e qualunque cosa morda uomo, in un modo o nell’altro.
Ma ci sono altri due approcci alle notizie che suonano opposti e invece dovrebbero essere entrambi rilevanti e complementari per la comprensione e spiegazione del mondo: uno è quello che si interessa alle singole e puntuali storie straordinarie, in nome della loro straordinarietà; l’altro è quello che si interessa invece alle tante storie ordinarie che costruiscono una norma, un fenomeno, una “realtà”.

Ecco, la mia impressione leggendo ancora i giornali ogni mattina è che l’informazione si stia sbilanciando tantissimo verso il primo approccio, trascurando sempre più il secondo. Non è solo la famigerata serie di titoli «Io virgola», ma in generale la quantità di articoli dedicati a singole persone con vicende bizzarre, traumatiche, dolorose, particolari, eccezionali: che – se trascuriamo la questione della loro accuratezza e affidabilità – possono essere in effetti anche letterariamente affascinanti e magari nel loro piccolo qualcosa raccontano; e però il mondo, la realtà, la comprensione dei nostri tempi passa piuttosto per il racconto di tutti gli altri. Se uno studente in quinta liceo ha tutti dieci in pagella, questo rende lui una storia interessante da conoscere, ma non ci dice come vanno a scuola i liceali italiani e anzi è un po’ fuorviante. E se i giornali non dicono mai degli altri milioni di liceali italiani, perché il giorno dopo dovranno occuparsi di un contadino la cui mucca sa contare fino a tre con uno zoccolo, e il giorno dopo ancora raccontare del turista di Campobasso a cui in Venezuela hanno fatto un tatuaggio mentre dormiva, e poi il neolaureato di Grosseto che ha creato un’app per richiamare a riva i bambini sui materassini, e poi lo scampato al naufragio che ha vinto al Lotto, noi finiamo per leggere un sacco di storie buffe o anche interessanti, ma com’è il mondo non lo sappiamo più.

Ecco, tra le altre cose mi pare che il giornalismo italiano corrente stia rincorrendo molto “casi”, “storie”, “vite” eccezionali, e perda un po’ la visione completa (salvo sostenere che uno o due singoli casi, fanno “fenomeno”).
Mi pare, mi faccio questa impressione, guardandone diversi.

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4 commenti su “Col microscopio, il micromondo

  1. Qfwfq71

    Poi la cosa peggiore diventa quando sulla base di quegli eventi eccezionali, la politica ritiene doveroso legiferare

  2. fp57

    Per caso sto tentando di leggere in inglese “You must change your life” un libro di P. Sloterdijk. Dal capitolo “Only cripples will survive” capisco che sviluppando alcuni paradossi, lo “straordinario” (nel libro è la storia poco conosciuta di Unthan, handicappato) può insegnare qualcosa di importante sulla condizione umana.
    spero questa associazione non sia totalmente OT.

  3. Pingback: Col microscopio, il micromondo – Wittgenstein | NUOVA RESISTENZA

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