Il giudice Romeo

Con tutto il fastidio e l’insofferenza che si può avere – e si ha eccome – nei confronti delle resistenze retrograde e ideologiche a dare alle coppie omosessuali i diritti che hanno gli altri, la polemica sul giudice Giuseppe Romeo, presidente del Consiglio di Stato che ha deciso contro la registrazione in Italia delle unioni civili avvenute all’estero, è del tutto artificiosa e fuorviante. Un tipico caso di buttamola in caciara giornalistico.
L’accusa nei confronti di quest’uomo – per il quale, si capirà, non ho particolari simpatie: e tocca dirlo – è di avere partecipato al giudizio malgrado le sue convinzioni religiose, le sue opinioni sul tema, e la sua appartenenza all’Opus Dei.

Come se ogni giudice non avesse opinioni, appartenenze, convinzioni, esperienze. Come se un appartenente a un’associazione che non ha niente di illegale – fa un po’ ridere e un po’ allarmare, ma fino a prova contraria è legale – dovesse essere inibito alla carriera giudiziaria o avere meno diritti di giudizio e rispetto di altri. Come se allora dovessimo scandalizzarci anche se giudicasse un magistrato omosessuale, o un magistrato ateo, per altrettante opinioni personali, appartenenze, “conflitti di interesse”. Io sarei inibito, per esempio: ho scritto sicuramente diversi tweet a favore dei matrimoni gay.

Il problema che c’è dietro tutto questo – oltre alla dipendenza da zizzania di buona parte dell’informazione italiana – è che ci siamo fatti raccontare che esistano delle questioni “di coscienza” che esulano dalla normale amministrazione della legge e delle regole di convivenza della nostra società: questioni che da una parte permettono a volte di sottrarsi a queste regole impunemente, e dall’altra rendono sospetto e sospettabile ogni comportamento e ogni scelta formulata correttamente nel rispetto di quelle regole.

Delle opinioni del giudice Romeo e della sua organizzazione di bigotti non deve importare al nostro Stato, o alla nostra società intesa come tale, più di quanto importi la mia o quella dei tifosi del Sassuolo. Come non deve importare “cosa dice la CEI”, o l’eterno alibi delle “questioni che attengono alla sfera della coscienza personale”, magari pronunciato volgendo lo sguardo al cielo. Ci sono, nella vita pubblica, le regole e la loro osservazione: quelle in base a cui il Consiglio di Stato ha deciso; e quelle per cui è abbastanza scandaloso che ci siano tuttora persone discriminate in nome di una sovrapposizione tra stato e religione che la Costituzione non prevede.

Ma preferiamo eccitarci sui tweet dei giudici e sull’Opus Dei, così ci sentiamo tutti migliori.

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8 commenti su “Il giudice Romeo

  1. ILSENSOCRITICO

    Aggiungerei una cosa. Mi ha stufato questa mania di risolvere i problemi politici con le sentenze dei giudici o con sotterfugi di vario tipo:
    – la legge elettorale è pessima? Ci pensa la Corte Costituzionale;
    – la legge sulla fecondazione assistita è ridicola? Ci pensa ancora la Corte Costituzionale;
    – è scandaloso che le coppie gay vengano discriminate? Allora prima i sindaci devono contravvenire alle leggi, oltrepassando i limiti previsti per i loro poteri e creando registri di coppie di fatto che non sono previsti dalla legge nazionale. Poi, il Consiglio di Stato NON deve applicare le leggi.
    In un paese normale, il Parlamento legifera tranquillamente su queste questioni. In Italia no, abbiamo bisogno di cavilli, giudici e sindaci che non si limitano ad esercitare i loro poteri o che per vari motivi devono agire da supplenti del Parlamento.
    E dire che, almeno a parole, una maggioranza si troverebbe, almeno su un punto minimo di condivisione, ma poi il M5S non tratta, civatiani e vendoliani parlano di compromessi al ribasso e così nessuna legge si ottiene.

  2. gianmario nava

    giusto, sensocritico
    e poi ogni decisione presa a maggioranza è un colpo di stato
    menttre se l’avesse presa la minoranza sarebbe stata più etica
    perchè quando siamo noi (la sinistra) in minoranza siamo i giusti che si ergono contro il moloch che manipola le regole del potere
    invece quando sono gli altri in minoranza sono dei residui del passato la cui opinione è ipso facto irrilevante

    caro direttore, a quando una rubrica “ZIZZANIA” dove tra il serio e il faceto facciamo un po’ di decostruzione della narrativa secondorepubblichina?

  3. andrea61

    A me sembra tutto un perfetto miscuglio tra la retorica del Politically Correct e la pretesa arrogante superiorità antropoligica di chi si ritiene progressista.
    Da tanto tempo giuristi non certo di destra come Zagrebelski invocano l’intervento del legislatore perchè a disciplina corrente non esiste alcun cavillo per legalizzare i matrolimoni gay, ma siccome siamo il paese del “così è se ci pare”, abbiamo stuoli di azzaccagarbugli e politicanti in cerca di facili consensi, che non esitano a sostenere l’insostenibile in cerca di comode scorciatoie invece di inchiodare i politici alle proprie responsabilità.

  4. andrea61

    Mi scuso per i ripetuti errori di battitura. Ovviamente ci sono i “patrimoni” “il così è se vi pare”

  5. ualatze

    Il giudice non è criticato perché portatore di sue opinioni, ma per averle esibite, e sotto sentenza. Criticare il “coro” a prescindere mi sembra un neanche tanto originale modo di seminare zizzania..

Commenti chiusi