Filippo Facci ha scritto una cosa sulla storia dei rapporti del PDS con i finanziamenti illeciti, che contiene molte cose accurate e indiscutibili, che è il caso di sapere. Ci sono poi alcune cose discutibili, che possono essere interessanti, ma hanno un margine di dubbio e inattendibilità maggiore; oppure che evocano in modo suggestivo – come si dice – responsabilità personali tutte da dimostrare, in particolare strizzando locchio allodioso teorema del non poteva non sapere.
Non che queste seconde siano meno interessanti, ripeto ma secondo me – lautore stesso ne indica la diversa natura – rischiano di mettere in discussione la certezza fattuale di tutta la ricostruzione di Facci. Quindi qui mi limito a incollare e controfirmare solo le cose che mi paiono indiscutibili.
Lha detto anche il sociologo di sinistra Luca Ricolfi: Ritengo normale che Fassino chieda informazioni a Consorte sulla scalata alla Bnl, ma da cittadino trovo sgradevole quando fa la parte della verginella.
Resta che su Blob in questi giorni stanno ripiazzando immagini di Primo Greganti, e un senso cè: perché il popolo della sinistra, già allora, nel 1993, decise di non voler vedere Greganti per quello che era, il Partito per quello che era: quelluomo rappresentava una verità troppo banale perché potesse rovinare la storia passata e futura che avevano in mente.
Diversi? Ai tempi le certezze vacillarono quando spuntarono un paio di conti in Svizzera: perché il popolo della sinistra procede o sarresta per parole chiave, può sopportare i bombardamenti jugoslavi del governo DAlema ma non la parola banca, può perdonare lo speronamento di una chiatta di albanesi ma non lespressione barca a vela, e insomma a Greganti, ai tempi, dovette infine chiederlo Michele Serra su Cuore: Scusa, ma perché avevi i conti in Svizzera?.
La risposta, quella vera, giunse tardiva e fu anzitempo seppellita da formidabili solidarietà ambientali, magliette, feste, mitizzazioni di un Primo Greganti che certo non ebbe lo status dell equivalente pidiessino di un Balzamo e di un Citaristi: anche se a leggere bene le carte, invero, pareva proprio lequivalente pidiessino di un Balzamo e di un Citaristi. Nella sentenza del processo Enel, per esempio, si citeranno contribuzioni sistematiche dagli imprenditori al pari degli altri partiti e si spiegherà che Greganti è il fiduciario del Pci pronto a mettere a disposizione i propri conti per le esigenze lecite e illecite del partito
non per pretazioni personali, ma a vantaggio del Pci.
Diversi? Un barbuto presidente di una coop era sicuramente meno intrigante di un cassiere socialista in crociera a Bora Bora, ma diverse furono in realtà altre cose, lo fu un sistema di finanziamento illecito più difficile da individuare, lo fu che le elargizioni dallUrss e le commesse dallEst erano sommerse e in buona parte rientravano nei reati amnistiabili, ma diversa fu soprattutto, in quel 1993, la gestione di Mani pulite da parte di un pool che sceglieva gli obiettivi a seconda delle possibilità del momento, e che soprattutto adottava una tattica che Francesco Saverio Borrelli definì Blitzkrieg, «la guerra lampo tipica degli eserciti germanici» come disse in unintervista per il libro Mani pulite, La vera storia, «che fu usata anche nello sfondamento di Caporetto: penetrazione impetuosa su una fascia molto ristretta di territorio, lasciando ai margini le sacche laterali, le piú difficili da sfondare. Di Pietro agiva allo stesso modo: tendeva ad arrivare molto rapidamente ad assicurarsi determinati risultati certi, lasciando ai margini una quantità di altre vicende da esplorare in un secondo momento».
Cosicchè i risultati giunsero, quando giunsero, in un secondo momento: ma dal 1994 in poi la stampa già pensava ad altro. Le carte che dimostrano come il Pds si finanziò in maniera illecita diventavano migliaia in tutto lo Stivale, e da altrettante sentenze si evinceva tuttavia che nel Pci-Pds, più che per altri partiti, la raccolta di fondi risultava periferizzata, parcellizzata e soprattutto spersonalizzata. I nomi dei percettori finali non comparivano quasi mai.
Il Pds poteva contare sul mitico sistema cooperativo ma casi moralmente riprovevoli come quelli emersi in Campania (commistioni coop-camorra nellaggiudicazione degli appalti) non fecero notizia più di tanto, mentre non si poteva negare che una scelta oculata di uomini di fiducia, cui intestare interi patrimoni immobiliari, fu premiata da comportamenti processuali poco solleticabili dal carcere.
Il magistrato Francesco Misiani, nel libro La toga rossa, la mise così: So perfettamente che se avessi insistito, forse, prima o poi, sarei riuscito a dimostrare in unaula di tribunale che il Pci non era estraneo al circuito di finanziamento illecito
non lo feci, consapevole anche del fatto che la resistenza anche a lunghi periodi di detenzione, dimostrata dagli indagati, forniva anche un ineccepibile dato formale in grado di chiudere le inchieste.
Ciò mentre Italo Ghitti, il gip di Mani pulite, in unintervista rilasciata al Corriere della Sera nel 2002, disse che il Pds non aveva un apparato di finanziamento illecito poi meno vorace: La storia di Mani pulite non ha esaurito e non esaurisce la storia: qualcuno si sarà anche potuto salvare da accuse di corruzione, ma magari ha dovuto lasciare la sede di partito, vendere il giornale, chiudere lazienda
il tempo ha evidenziato come, al di là dei fatti penalmente rilevanti, vi fossero realtà che adottavano praticamente lo stesso metodo dei partiti più coinvolti.
Difficile non ripensare alla vendita di Botteghe Oscure, dellUnità, al ridimensionamento della macchina organizzativa pidiessina: notoriamente la più dispendiosa della Prima e forse anche della Seconda Repubblica. Solo che nella Prima resse la leggenda delle salamelle del Festival dellUnità; nella Seconda si scalano le banche. Nellattesa di una necessaria seduta di autocoscienza, cè qualche carta (solo qualcuna) da rispolverare.
Il filone legato allenergia indica chiaramente che la spartizione a livello nazionale era tra tutti i partiti. Il manager Lorenzo Panzavolta parlò di tre tangenti di un miliardo e 242 milioni ciascuna a Dc, Psi e Pci: l1,6 per cento sulle commesse assegnate al gruppo Ferruzzi. Spiegò che un tempo il Pci si limitava a pretendere che una quota degli appalti fosse assegnata alle cooperative rosse, ma dal 1986 la Ccc di Bologna puntò ad allargare il proprio mercato sicchè il pidiessino Giambattista Zorzoli entrò nel consiglio damministrazione dellEnel. Panzavolta versò 1 miliardo e 246 milioni sui conti svizzeri di Greganti.
Questultimo sarà condannato a 3 anni e Zorzoli 4 anni e 3 mesi: corruzione e finanziamento illecito al partito: «Le somme non sono state incassate da Greganti per prestazioni personali, bensí vanno collegate a unintermediazione fiduciaria posta in essere da questultimo a vantaggio del Pci».
Per gli appalti legati alla costruzioni di impianti di desolforizzazione, in particolare, serviva una nuova legge e che il Pci perlomeno assicurasse il numero legale in aula. Raccontò ancora Panzavolta: Dissi a Greganti: se lei può dire ai suoi parlamentari
Allora Greganti si adoperò e difatti la legge venne poi approvata, perché il numero cera. Il Partito comunista votò contro questa disposizione, però era sufficiente la loro presenza per farla passare. E Greganti venne da me e disse: «Vede che io conto, vede che riesco a ottenere queste cose.
Che significa diversi? I giudici della VII sezione del Tribunale di Milano, nel luglio 1996, hanno spiegato che A livello di federazione milnese, lintero partito, e non solo alcune sue componenti interne, venne coinvolto direttamente nel sistema degli appalti per la Metropolitana milanese (
). Da circa il 1987 lallora Pci fu inserito nel novero dei partiti politici che partecipavano alla spartizioni delle tangenti provenienti dalle imprese. Laccordo era a tal punto consolidato che il segretario amministrativo della Dc, Maurizio Prada, fungeva spesso da cassiere unico e smistava il denaro ai segretari amministrativi degli altri partiti, nessuno escluso.
Poi cera lAlta velocità. Il costruttore Bruno Binasco (di Itinera, autostrade) raccontò di 400 milioni dati a Greganti per il Pds e in particolare citò una riunione del 1989 convocata dal senatore Lucio Libertini in via delle Botteghe Oscure. Cerano i massimi costruttori italiani. Si era alla vigilia del varo di grandi opere, tra le quali nuovi tratti autostradali e soprattutto lalta velocità ferroviaria: e il Pds aveva aderito senza riserve, è nero su bianco anche questo. Il costruttore Marcellino Gavio confermerà che Greganti incassò denaro per tener buono il Partito, e il compagno G. peraltro non negò di averlo ricevuto come funzionario del Pci: ma addusse a giustificazione una complicata operazione immobiliare poi smontata dai giudici.
Gavio definirà lelargizione In previsione del fatto che in quel momento venivano stanziati i finanziamenti per le opere pubbliche che il partito era impegnato a sostenere. Greganti e Binasco sono stati condannati per finanziamento illecito al Pds (5 mesi, 1 anno e 2 mesi) e dalla sentenza si apprende che era la volontà non del Greganti, ma del Pds, e che tale richiesta egli faceva espressamente in nome e per conto del tesoriere nazionale Stefanini.
Tra le migliori descrizioni di come funzionasse il rapporto tra Partito e Coop rimane quella di Giovanni Donigaglia, presidente della Coopcostruttori (630 miliardi di fatturato) e ovviamente comunista di ferro. Durante Tangentopoli collezionò un numero impressionante di arresti e infine la racconterà così: Nelle commesse pubbliche era riservata una quota di appalto alle cooperative vicine al Pci, che ha sempre richiesto e voluto che una parte degli appalti fosse riservata alle imprese ideologicamente vicine alle sue posizioni (
). Ogni volta che cè un appalto pubblico in cui si deve formare un raggruppamento di imprese e in cui deve essere previsto linserimento di una cooperativa, io mi rivolgo al Consorzio cooperative di costruzione per avere ordini, poi è il Consorzio che decide come distribuire ogni appalto tra le cooperative. Periodicamente venivamo informati dai funzionari circa le richieste economiche del partito.
Fra questi funzionari cerano Primo Greganti, Renato Pollini e Marcello Stefanini. Ecco come il denaro arrivava a destinazione: «Pubblicità sui giornali del Pci-Pds, contributi alle Feste dellUnità, spese per manutenzione di sedi, assunzione di operai e personale su richiesta di esponenti del partito, contribuzioni a manifestazioni e convegni».
La procura di Torino invece ebbe a indagare sulla Eumit Intereurotrade (Euro Union Metal Italiana Torino) ossia una società che promuoveva import-export di acciai con i paesi comunisti. Una classico del Pci vecchia maniera: la società era stata fondata nel 1974 dal Partito comunista e da una banca della Germania Est, la Deutsche Handelsbank, ovvamente sotto locchio attento del servizio segreto Stasi.
Poi il fascicolo confluì a Milano e in mille altri rivoli: con ciò divenendo un dedalo di cui si è sempre scritto e capito poco, complice la spaventosa difficoltà di raccogliere documentazioni oltrecortina; senza contare che una banca austriaca, in particolare, non ha mai risposto alle rogatorie chieste dalla Procura di Milano, e questo senza che il Pool scatenasse il finimondo.
Non si tratta di cifre da poco, ma di qualcosa come sedici miliardi di lire che sono passati dalla Eumit al Pci tra il 1983 al 1989, estero su estero: i reati prospettati furono frode fiscale, bancarotta fraudolenta e finanziamento illecito al partito; gli indagati furono Achille Occhetto, Renato Pollini e Marcello Stefanini. Un prestanome del caso, certo Brenno Ramazzotti, ex funzionario del Pci, faceva la parte del Greganti di turno.
Ma è ancora e direttamente il Greganti autentico, sorta di prezzemolo del finanziamento illecito pidiessino, a spuntare nel tardo 1993: sul suo celebre conto svizzero Gabbietta nel 1990 era transitato infatti un miliardo (frutto della vendita della quota di Eumit appartenente al Pci, quellanno ceduta interamente alla Deutsche Handelsbank della Germania dellEst) che poi aveva fatto un giro contorto ed era andato a ripianare i conti della Ecolibri, una casa editrice amministrata da Paola Occhetto, sorella di Achille.
Macchianera
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