I am what I play

Osservatorio sui gusti estivi e su quelli eterni. Ho fatto il deejay a una festa frequentata da ballerini piuttosto eterogenei. Il vero pezzo riempipista della serata, che ha tirato dentro assieme esigenti amanti della buona musica e vittime della programmazione radiofonica, è stato “Charlie fa surf” dei Baustelle: e la cantavano tutti a squarciagola. Malgrado il calo del ritmo, solo i duri e puri hanno resistito alla canzone dell’estate di Giusy Ferreri. Il settore “eterne ragazze” – genere “Sex and the city” – ha perso il controllo su certi vecchi pezzi di Madonna e su “Crazy in love” di Beyoncé. Siccome non era una festa di giovanissimi – a partire dal deejay – c’è stato un ampio sbracamento al momento dei lenti su “Total eclipse of the heart” di Bonnie Tyler. I cultori dei tormentoni internet hanno cantato in coro “Without you” dei Badfinger, tornata in auge in una comica ma appassionata versione bulgara che circola su YouTube. Mika, più di un anno dopo, funziona sempre con tutti. Alcuni vecchi alternativi hanno ritenuto di pogare su “Spanish bombs” dei Clash e si sono scatenati su “Mi ami” dei CCCP. A testimonianza del potere trasversale di memorie e ritmo, la successione “We go together” (quella di Grease) e “Party girl” degli U2 ha tenuto in pista gli stessi individui. Per la parte “facciamo gli spiritosi” ha funzionato benissimo “Delilah” di Tom Jones. Qualche contestatrice brilla si è lamentata della poca musica terzomondista (ovvero nessuna: salvo una “Hey Joe” caraibica di Willy DeVille). L’estate prossima faccio le serate, come Fargetta. Ma nelle balere.

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