Se volete saperlo, io penso che la vera e piccola ragione psicologica del dibattito scatenato dal bus ateo, sia il bus e non l’ateismo: se quello slogan fosse stato pubblicato da un blog, o come titolo di un editoriale del Corriere, nessuno avrebbe contestato il terribile errore del “proselitismo” o delle parole sbagliate eccetera.
Ma a parte questo dettaglio, ormai siamo in ballo: e oggi anche Sandro Gilioli si lascia pigramente portare dal cliché per cui ci sarebbe qualcosa di male nel cercare di convincere il prossimo delle cose che pensi giuste e vere:
secondo, andare a spendere dei soldi per annunciare al mondo che Dio non esiste puzza un casino di proselitismo, e se c’è una cosa che un agnostico non farebbe mai è tentare di convincere qualcun altro, dato che sospendere il giudizio è una scelta molto personale, intima e – per quanto consapevole – dolorosa.
Come ho detto, ci si sente sollevati da una nube di elegante indulgenza e saggezza a pronunciare queste parole, basta non riflettere su quello che significano. Perché naturalmente non è il caso dell’autobus – una banale trovata pubblicitaria, ma piuttosto riuscita, direi – ma il “proselitismo” grazie al cielo viene compiuto da secoli da molte persone coraggiose che hanno cercato di “convincere qualcun altro” delle loro buone ragioni e dei loro pensieri. Lo stesso proselitismo della Chiesa Cattolica è buono e giusto laddove predica cose buone e giuste, e legittimo laddove viene attuato con mezzi pacifici e senza ricatti: ha fatto molto bene al mondo e a molti di noi, che qualcuno ci abbia “convinto” di ciò che gli sembrava bene. Mi dispiace deludere Gilioli e gli altri come lui sdegnati dal “convincere”, ma della maggior parte di quello che abbiamo imparato ci ha “convinto” qualcun altro. E il fascino della sua formulazione è complementare al successo dell’espressione “non accetto lezioni“.
E cosa fa lo stesso Sandro Gilioli quando scrive sul suo giornale o sul suo blog? Non cerca “di convincere qualcun altro”? E grazie al cielo che lo fa, dimenticandosi delle parole di cui sopra. Non mi pare che la “sospensione del giudizio” sia così presente nei suoi post.
E ripeto, meno male
p.s. meglio di me nel dire quest’ovvietà, Tommaso Padoa Schioppa:
Il discutibile sottinteso è che il proselitismo sia in sé cosa non buona. Ebbene, non si scandalizzi il lettore: vorrei qui parlare del proselitismo per farne l’elogio. E vorrei anzi esprimere preoccupazione per il farsi strada, nel nostro tempo e proprio nelle nostre società pluraliste, dell’idea che «fare proseliti» violerebbe i diritti e attenterebbe alle convinzioni (supposte inalterabili) dell’altro. Secondo un nascente luogo comune, uno spirito aperto dovrebbe astenersi dal propagandare le proprie idee e accettare quelle altrui senza porle in discussione. Il proselitismo sarebbe tipico di chi è intollerante, assolutista, poco incline al rispetto dell’altro. E le convinzioni sarebbero nobili, eroiche, solo se conservate immutabili (sennò diventano tradimento). Invece, la riflessione dovrebbe portarci a considerare questo modo di pensare come gravemente errato; un errore che sarebbe pericoloso lasciare impiantare nel nostro pensiero e nel nostro costume.
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