È stato un flash, si dice in questi casi: come quando incontri all’improvviso un tuo compagno di scuola che avevi completamente dimenticato. Non so se farà lo stesso effetto anche a voi, ora che ve lo dico. Ve lo dico? Siete pronti? Bene: sabato scorso c’è stato l’Eurofestival.
Pausa. Dai, che ci arrivate. Dai. L’Eurofestival…
Un aiutino?
Le canzoni, i paesi europei in gara…
Bravi, quello lì: visto che ve lo ricordavate? C’erano sempre certi svizzeri, e irlandesi, e danesi (vinsero gli Abba, con “Waterloo”, una volta). Beh, lo fanno ancora. Giuro. Quest’anno era il cinquantesimo, in Ucraina. Nei paesi neoeuropei va fortissimo. L’Economist ha sostenuto che l’Eurofestival è come l’UE: i paesi fondatori ormai lo snobbano, ma all’Est desta grande entusiasmo. L’Italia non concorre più da anni perché la Rai non vuole più sobbarcarsi i costi della trasmissione (e ancora non c’era Cattaneo). Peccato, che in cinquant’anni avevamo vinto due volte, con “Non ho l’età”, di Gigliola Cinquetti e “Insieme” di Toto Cutugno. Non fate quella faccia, ci andò anche Modugno, sapete? Con “Volare” e con “Piove”. L’ultima volta ci abbiamo mandato i Jalisse. Quest’anno c’erano quaranta paesi, e noi no.
Culturalmente superiori, finalmente.
Vanity Fair