Lettera da Riotorto

La riunione di Piombino (Riotorto, a essere precisi) l’hanno inventata un mese fa Ivan Scalfarotto, Paola Concia, Pippo Civati e Sandro Gozi. Ne hanno scritto i giornali, e se ne è occupata molto l’Unità, ma provo a raccontarla da dentro. Voleva essere dapprima l’occasione di un incontro comune e una sintesi di questioni politiche tra persone che hanno cari il PD, la sinistra, l’Italia e il mondo (in ordine inverso) e che si sono tenute in contatto e hanno lavorato assieme negli ultimi anni, stando alla larga dai più rigidi e pigri meccanismi del partito (che ci sono). Poi la rete si è allargata, altri si sono incuriositi all’occasione e alla fine siamo diventati cinquanta. Tre erano parlamentari del PD, tre candidati probabili alle europee, uno candidato sindaco a Firenze, uno nella Direzione nazionale del PD. Gli altri quaranta erano responsabili e amministratori locali, appartenenti ai circoli e persone con competenze che dovrebbero essere interessanti per la politica.
Avremmo potuto essere molti di più, soprattutto a giudicare dalle richieste di contatto arrivate in questi giorni, dopo che i giornali ne avevano parlato. Faremo in modo di esserlo, alla prossima occasione.
Ma intanto abbiamo fatto tre cose a noi molto care e importanti. Abbiamo parlato e discusso assieme, e condiviso intenzioni e desideri simili sulla politica e sul Partito Democratico. Siamo ovvero diventati un gruppo, aperto e fluido, ma con molte cose in comune. Anche se lontani dal volersi formalizzare in una corrente: siamo il PD nel suo progetto originale. Siamo il PD.
Poi abbiamo comunicato a tutti – interessati o preoccupati – che esistono un pensiero e un lavoro dentro al PD distanti dalle semplificazioni verticistiche e dalle eredità più deludenti dei partiti che lo hanno preceduto. Sono un pensiero e un lavoro diffusissimi in tutta Italia, che hanno una visibilità troppo ridotta, e che vorremmo cercare di aggregare, tenere in contatto, rendere fruttuosi. Infine abbiamo discusso di molte cose, e di molte avremmo potuto ancora discutere. Dal federalismo fiscale al testamento biologico, dai congedi di maternità al servizio pubblico Rai, dal funzionamento dei circoli al parlamento europeo, dal codice etico del PD ai luoghi comuni di destra e sinistra sull’immigrazione. Abbiamo cominciato a costruire e sintetizzare un investimento di idee comuni, di cui questo elenco è solo una piccola parte. Il Partito Democratico e le persone che gli sono vicine hanno capacità e ambizioni straordinarie che hanno molto bisogno di essere organizzate, coordinate e sfruttate. Soprattutto con i tempi che corrono, fuori e dentro al PD. Per quel che riguarda il dentro, vogliamo come molti altri che si faccia il congresso a ottobre, che non è più tempo di vivere provvisori. Ottobre del 2009.

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Un commento su “Lettera da Riotorto

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