Materie difficili: chimica, algebra, religione

Io a religione ero esonerato e non ho modificato di un millimetro l’opinione che ereditai dai miei genitori su quella scelta. Ma non discuterò qui di un’assurdità palese come l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, perché sarebbe come discutere l’antisemitismo. Invece mi ha colpito una cosa, degli antisemiti. Io a religione ero esonerato, ma qualche anno l’ora di religione stava in mezzo alla mattinata e quindi piuttosto che bighelllonare in giro stavo in classe e mi facevo i fatti miei oppure partecipavo alle “lezioni”,  che complice qualche prete lieve ed equilibrato a volte potevano anche essere piacevoli. Si parlava di calcio, anche, mi ricordo.

Adesso vedo la comunicazione (citata da Giovanni Fontana sul suo blog) che il ministro Gelmini ha diffuso agli uffici scolastici regionali perché adottino i programmi stilati dalla CEI, e leggo i suddetti programmi disponendomi laicamente sull’evento in sé. E sono una roba da pazzi, non tanto ideologicamente che anzi considerata l’assurdità della pratica sono anche equilibrati, ma perché sono difficilissimi e pretendono dallo “studente” competenze che nemmeno un corso di laurea in teologia. Per esempio, tra le abilità che lo “studente” dovrà raggiungere si dice:

– conosce la comprensione che la Chiesa ha di sé, sapendo distinguere gli elementi misterici e storici, istituzionali e carismatici;
– conosce lo sviluppo storico della Chiesa nell’età medievale e moderna, cogliendo i motivi storici delle divisioni ma anche le tensioni unitarie in prospettiva ecumenica;
– individua il rapporto tra coscienza, libertà e verità nelle scelte morali;”

– riconosce nel Concilio ecumenico Vaticano II un evento importante nella vita della Chiesa contemporanea e sa descriverne le principali scelte operate, alla luce anche del recente magistero pontificio;
– discute dal punto di vista etico potenzialità e rischi delle nuove tecnologie;
– sa confrontarsi con la dimensione della multiculturalità anche in chiave religiosa;
– fonda le scelte religiose sulla base delle motivazioni intrinseche e della libertà responsabile

E via dicendo. E insomma, se alla fine del liceo gli studenti hanno davvero capito tutte le cose che vantano questi programmi, forse rivedo la mia posizione sull’efficacia dell’ora di religione. Usciranno i bigotti più intelligenti e colti del mondo.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro

16 commenti su “Materie difficili: chimica, algebra, religione

  1. piccoglio

    Questo è un programma molto bello, e basterebbe che i preti ne parlassero per qualche lezione, e avremmo alunni meno bigotti. Senz’altro ci sono preti che lo fanno.

  2. Raffaele Birlini

    In effetti è talmente usata la parola bigotto per denigrare i religiosi che a volte capita di pensare sia bigotto chi la usa. Si può essere religiosi senza essere bigotti e viceversa? Meglio essere bigotto o pirla? Aspetta, leggo l’oroscopo, faccio omeopatia, controllo se ci sono ufo e gioco al lotto prima di cercare la risposta (che forse è 42).

  3. mauro sanna

    Questi erano gli obiettivi specifici per la Storia, elaborati da noi docenti nella scuola dove ho insegnato quest’anno. In terza media dovrebbero saper fare questo:

    1 Sa usare autonomamente fonti di diverso tipo per ricavare conoscenze sui temi trattati.
    2 Sa esporre le conoscenze storiche acquisite operando collegamenti, anche attraverso la costruzione di grafici e mappe spazio-temporali.
    3 Sa usare le conoscenze apprese per comprendere problemi ecologici, economico-sociali, interculturali e di convivenza civile.
    4 Conosce i processi fondamentali della storia contemporanea operando collegamenti con altre discipline e con la realtà e la storia locale.
    5 Sa usare la terminologia specifica e adeguata alla disciplina.

    Naturalmente tutto ciò lo devono saper fare mentre nel frattempo non sanno mettere l’accento sulla è di essere e l’acca davanti alla ha di avere.

  4. piti

    Beh, se lo Stato usa la scuola pubblica e il denaro pubblico per pagare le lezioni di una specifica religione, perdipiù tenute da gente nominata dal vescovo, il termine bigotto per chi accetta e trova normale tutto ciò mi sembra anche poco, molto poco.

    Fondamentalista, già meglio.

  5. maxpanico

    In Afghanistan hanno ucciso otto medici, l’accusa talebana era di “proselitismo”: volevano, a detta dei fondamentalisti (quelli veri, piti), convertire la popolazione locale al Cristianesimo.
    Se nel mondo succede questo, forse studiare per bene le Religioni è divenuto quanto mai opportuno.

  6. piti

    maxpanico, l’ora di religione in Italia, se ti fosse sfuggito, è gestita dai vescovi ma pagata dallo Stato. Curioso metodo per fare una seria, distaccata, obiettiva analisi scevra da rischi di proselitismo.

  7. Patrizia

    Certo che le religioni andrebbero studiate bene! Obbligatoriamente, non facoltativamente (con tutti i giochetti che la facoltatività comporta)! Chiedere ai vescovi se sono d’accordo, please.

  8. franco

    Non si può chiedere alla “causa” di essere rimedio a se stessa. Le religioni (qualunque esse siano) diventano prima o poi fattori discriminanti già al loro interno figuriamoci all’esterno.
    Personalmente ho impiegato trent’anni a liberarmi dell’idea di avere la verità in tasca e sinceramente l’idea che qualcuno si presenti come portatore di una verità assoluta, universale e incontrovertibile mi fa venire l’orticaria.

  9. Sop

    Oddio, magari Sofri non ha troppa dimestichezza con i corsi di laurea in teologia.

    Per qualche motivo bizzarro, forse la debolezza e la superstizione, gli uomini hanno trovato più significativo occuparsi di teologia, teodicea, escatologia (che paroloni) rispetto ai feed rss, diventando dei sublimi bigotti.

    Liquidare il tutto perché non si legge di frequente sul New Yorker o su Internazionale, ovvero solo perché non è a la page, mi pare una posizione un poco così, no?

  10. piti

    Che gli uomini si siano occupati di escatologia o di teodicea, e di religione in generale, più che di molte altre cose, non c’è dubbio.

    Che sia stato un gran bene, che ne sia uscita una risposta a questo infaticabile lavorìo, che la religione si sia presa spazi che non dovrebbero (più) competerle e ci si offenda persino se qualcuno lo rileva, mi pare che di nuovo non ci sia dubbio.

  11. franco

    Io personalmente non ho molta dimestichezza ne con certa ipertecnologia, ne con la teologia e i suoi derivati, però vorrei essere lasciato libero di pensare come mi pare (Caro/a Sop nulla di personale beninteso) e di scegliere in conseguenza. Tutte le religioni secondo me (sottolineo tutte, anche quelle laiche)alla fine si rivelano trappole per il libero pensiero altrimenti non saprei come spiegarmi i contrasti fra “ortodossi” e “eresiaci”.

    P.S.
    Grazie per avermi insegnato un paio di termini di cui ignoravo l’esistenza.

  12. Sop

    Ma sapete, forse non so spiegarmi, ma ci vedo un pochetto di orgoglio, un po’ di superbia. E’ stato detto come la tradizione sia democrazia nel tempo, o meglio: se la democrazia pretende che tutti possano esprimersi per il fatto di essere nati, la tradizione pretende che uno si possa esprimere, anche se incidentalmente nel frattempo è morto.

    Ed ecco, tradizionalmente, l’uomo si è trovato di fronte ad alcuni temi che da sempre l’hanno sconfinferato. In maniera direi piuttosto ricorrente. Il cristianesimo ha fatto lo stesso, con l’aggiunta di una persona che, dice lui, è Dio e uomo, il che rende il cristianesimo fiabesco, e quindi degno di meraviglia non meno delle pitture di Lescaux o della Summa Theologica, o di un trifoglio.

    Arrivare a dire “ok, oggi non più”, mi ricorda il grande Pascal, quando dice (siamo nel 1600) suppergiù “il cristianesimo è moribondo da milleseicento anni”. E riprendendo dico “superbo”, perché ci vedo un po’ di superbia in questo potere pensare di avere menti più sottili nella comprensione delle cose (un po’ di nanotecnologia, un po’ di biologia, un po’ di sociologia sono un soffio di vento) di quanto non fossero quelle di Agostino, o Bernardo, ma anche il saepe noster Seneca, o Plotino, solo per l’incidente temporale che Agostino, Bernardo, Seneca e Plotino si ritrovano nella spiacevole, chissà poi quanto, situazione di essere defunti.

    C’è un racconto credo dell’israeliano Martin Buber, in cui un grande illuminista, un vero principe, dopo avere sconfitto nella diatriba tutti i teologi, decide di sfidare un ultimo rabbino. Va da lui, e lo trova assorto in un pensiero. Allora attende, e il rabbino, dopo lungo tempo, dice, “sì. Potrebbe anche essere vero!”, e in effetti il grande filosofo non ebbe da controbattere, perché a dirla tutto, potrebbe anche essere vero; questo brano è un po’ la divertita risposta a quel terribile “verrà il giorno!” di fra Cristoforo che tormenta don Rodrigo e parte dei giovani italiani, che invece di studiare ad usare WordPress perdono il loro tempo in un vecchio romanzo scritto in tempi andanti, e che racconta di tempi andatissimi.

    Non credo si chieda a nessuno di credere, quantomeno, con l’insegnamento dei rudimenti della religione: si chiede di potere dubitare di non credere, che mi sembra l’apertura di una porta razionale, perché, come dice Paolo, è necessario “esaminare tutte le cose”.

  13. Pingback: links for 2010-08-12 « Champ's Version

  14. Pingback: Lifestream settimanale 14/8/10 - Entropicamente

Commenti chiusi