Rachmaninov nell’era della sua riproducibilità tecnica

Io avevo il 45 giri, di “All by myself” di Eric Carmen. C’era una sorta di stilizzazione della sua faccia con una gran chioma. La canzone era un ballatone strappacore animato da un testo che ribaltava l’eterno cliché di “My way”: il titolo era sì “Tutto da solo”, ma lui diceva che “tutto da solo non ci voglio stare”. Al contrario di Sinatra, fiero in fin di vita di essersela cavata sempre da solo, Eric Carmen ricordava gli sventati anni giovanili in cui tutto era leggero e non aveva bisogno di nessuno, ma constatava che ormai erano passati e non ce la faceva più, a stare da solo.

Il vero merito di quella canzone era in realtà di aver consegnato a un pubblico contemporaneo e pop uno straordinario passaggio di pianoforte ripreso dal secondo movimento del Concerto per pianoforte e orchestra numero 2 di Rachmaninov. Era il 1975, poi ci fu una inutile cover di Celine Dion e poi ci siamo tutti abituati a sentire Rachmaninov e basta.
Adesso però Clint Eastwood si è scritto le musiche per il suo nuovo film “Hereafter”, e quello che risalta è un breve passaggio di pianoforte che commuove tutte le scene commoventi del film: ed è ancora quel passaggio lì. Rachmaninov.

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5 commenti su “Rachmaninov nell’era della sua riproducibilità tecnica

  1. info4

    Fra l’altro quel passaggio è l’unica cosa che si salva di una colonna sonora che ho trovato davvero brutta e monotona e “cheap”. Che a voler far tutto, qualcosa esce storto per forza. (Più di qualcosa in “Hereafter” a dire il vero, che ho trovato in più aspetti… Boh, stonato).

  2. Fede

    Caro Luca, questa – se ricordo bene – è la versione 2.0 di un trafiletto di ‘Playlist’…

Commenti chiusi