Dati sulla morte

Leggo in rete critiche all’accuratezza di un articolo di ieri su Repubblica, su cui non so giudicare abbastanza. L’articolo era sulla pena di morte negli Stati Uniti. Però c’è una cosa che so perché l’ho seguita e ne parlammo molto a Condor, e poi anche sul Post, e riguarda la storia di Todd Willingham, condannato a morte e ucciso in Texas. Quella storia è tuttora molto discussa perché è il caso in cui gli americani sono stati più vicini a dover constatare che un condannato era stato ucciso benché innocente. Quindi non capisco in base a quali conti l’articolo scriva che:

tra i condannati a morte che sono finiti al patibolo negli ultimi 40 anni, ci sono 123 casi comprovati di innocenti. Postumi.

Aggiornamento: forse l’autore ha male interpretato il dato sui condannati a morte scagionati prima della sentenza.
Aggiornamento: anzi, sì, evidentemente l’errore viene da qui:

Even more dramatically, 123 people have been released from death row in recent years because they were wrongfully convicted.

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