A cosa serve un processo

Con la sentenza di assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, diversi titolisti di giornali e commentatori da corsivo hanno recuperato il rituale formulario dedicato a “non è stata ottenuta giustizia”, “riscritta la verità su quella notte”, “nessun colpevole per”, “una sconfitta per la giustizia”, “ancora nessuna verità sull’omicidio”, eccetera.

Ed è strano che professionalità che dovrebbero essere esperte di principi civili e meccanismi giuridici li trascurino invece così sbrigativamente pur di aizzare il risentimento dei lettori nei confronti di qualcos’altro, in assenza di condannati.

In un processo non si cerca la verità su un caso; né un processo serve a scoprire chi possa essere il responsabile di un reato. Non è il reato, al centro delle scelte del processo: è un imputato accusato per quel reato, e c’è una bella differenza. Il processo è il luogo dove si conferma o smentisce un’ipotesi fatta prima del processo, con le indagini e il rinvio a giudizio. Che assolva o condanni, quindi, un processo avrà fatto comunque giustizia – formalmente, chiaro – rispetto a quello che era il suo compito. Compito che non è capire chi abbia compiuto un reato, ma decidere se chi ne è accusato lo abbia compiuto o no.

Quello che quindi una sentenza di assoluzione annulla non è il senso del processo, ma l’ipotesi dell’accusa e le sue eventuali conferme nelle sentenze precedenti. E naturalmente, per la difesa della convivenza civile e di elementari tutele per tutti, una sentenza non può essere emessa sotto il ricatto pubblico della necessità di trovare un colpevole. Non è una questione che può essere attribuita alle corti e alle giurie, e farlo è piuttosto pericoloso.

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7 commenti su “A cosa serve un processo

  1. Spock

    Eh, adesso vallo a spiegare a quella gente lì. Potrei mandare loro il link a questo articolo, ma poi direbbero: “L’ha scritto un comunista” :-) Come si fa?

  2. pidario

    Cose giuste quelle dette nell’articolo così come altrettanto vere sono alcune considerazioni che fa la Sarzanini nel suo articolo sul Corriere : http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_marzo_28/riscritta-verita-quella-notte-guede-solo-luogo-delitto-c907f5dc-d514-11e4-ac8b-ead84921270e.shtml
    Che processi di questo tipo siano davvero complessi è un fatto così come la verità processuale non potrà mai essere come la verità di quanto accaduto ma vien da chiedersi quale cassazione abbia compreso meglio la realtà processuase? …

  3. Effe

    Sono d’accordo sulla pericolosità di ritenere necessaria l’individuazione un colpevole ma, davvero, non riesco a convincermi che il punto sia questo. Si è passati da una condanna di oltre vent’anni ad un’assoluzione, questa mi sembra una discrepanza evidente e clamorosa.
    Nell’ambito di un processo quello che si tenta di fare è prendere una decisione in condizioni di incertezza. Tuttavia, indipendentemente (I-N-D-I-P-E-N-D-E-N-T-E-M-E-N-T-E) da quale sia l’ignota verità, trovo che qui si sia di fronte ad un caso di spaventosa inefficienza del sistema giudiziario.

  4. Pingback: Sul caso del giorno » fulviocortese.it

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  6. Pingback: L’omicidio di Meredith Kercher |

  7. odus

    Sono due giorni e due notti che il mio commento is awaiting moderation.
    A che serve stigmatizzare la stampa e gli altri giornalisti che lavorano in modo diverso, se poi…

Commenti chiusi