Ieri sera a Di Martedì, pretendendo di rivendicare una asserita diversità del suo partito rispetto alla corruzione e agli arricchimenti personali indebiti – dimenticando distrattamente il caso del tesoriere Belsito e di tutto lo sgretolamento di leadership che ne seguì – Matteo Salvini ha voluto citare il caso delle accuse alla Lega per le tangenti di Finmeccanica, rinfacciando con enfasi e indignazione che nessuno abbia chiesto scusa al suo partito ora che gli accusati sono stati prosciolti e l’inchiesta archiviata.
Posto che gli accusati sono stati prosciolti – e quindi sono innocenti – e l’inchiesta archiviata, credo si possa rispondere che chiedere scusa alla Lega avrebbe probabilmente richiesto una ricostruzione diversa da quella con cui la procura ha chiesto la archiviazione. E che Salvini ha ritenuto di tacere, ieri sera.
L’ipotesi investigativa, emersa dalle dichiarazioni dell’ex dirigente di Finmeccanica Lorenzo Borgogni, era quella di una mazzetta da 11 milioni di euro versata al Carroccio gonfiando i costi di mediazione nell’affaire indiano. Nella richiesta di archiviazione il pm spiega che sussistono «rilevanti indizi riguardo la costituzione di una provvista all’estero, prontamente utilizzabile per recessioni extra aziendali» ma «la presenza di un principio di prova documentale, in assenza di prova dichiarativa, non consente di sostenere l’accusa in dibattimento per il reato di illecito finanziamento».
Su una cosa ha ragione Salvini: ed è che i quotidiani, come sempre, hanno offerto troppo poco spazio e rilievo alla notizia dell’archiviazione, rispetto a quello dato alle accuse a suo tempo. È un disservizio e una disinformazione dati ai lettori, purtroppo tipici. Quanto a chiedere persino scusa alla Lega, ognuno decida per sé, forse ci vogliono riabilitazioni più limpide.
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