Questa settimana, come quelle passate, “L’opera struggente di un formidabile genio” è al primo posto nella classifica di vendita dei paperback del New York Times. Della versione rilegata, l’anno scorso, vennero stampate duecentomila copie, e la casa editrice Vintage si aspetta di vendere persino un milione di libri con il tascabile. Che sta portando di nuovo il suo giovane autore Dave Eggers, trent’anni sulle pagine dei maggiori giornali degli Stati Uniti, malgrado la sua ritrosia con la stampa.
Il successo del libro, pubblicato in Italia in questi giorni, ha molte spiegazioni. La storia vera, autobiografica – è triste, dura, all’apparenza, ma imprevedibilmente allegra in molte parti: a ventun anni Eggers perde entrambi i genitori malati di cancro nello spazio di un mese e diventa responsabile della sopravvivenza e dell’educazione del fratellino Cristopher Toph che ne ha otto. Il racconto contiene le esperienze inconsuete, drammatiche e comiche di volta in volta, che una simile condizione assegna alle vite dei due protagonisti. L’autore alterna l’essere fratello maggiore, coetaneo o padre del ragazzino Toph, giocando a ping-pong con lui sul tavolo da pranzo, parlando con gli insegnanti a scuola, presentandogli le sue ragazze. Nel frattempo trasloca a San Francisco, fonda una rivista satirica, cerca invano di partecipare a una sorta di Grande Fratello ante literam e di disperdere le ceneri della madre. La tragedia è trattata con straordinario equilibrio e senso della misura, persino con umorismo. Eggers adora capire le regole delle cose e smontarle pezzo per pezzo, si tratti di come ci si comporta in una simile condizione o di come si scrive un libro, presentando i pezzi uno per uno ai lettori. E infatti sono anche la scrittura e l’inventiva formale ad avere attratto grandissima attenzione da parte dei critici. Eggers escogita una gran quantità di soluzioni anomale e divertite nel confezionare il suo libro: la prefazione, le note introduttive, “le regole e suggerimenti per l’apprezzamento di questo libro” contengono trovate e idee affascinanti quanto la storia vera e propria. Dalla tabella dei guadagni ottenuti con l’anticipo editoriale, al “posizionamento grafico nell’orientamento sessuale” dell’autore, dall’elenco che riproduce tutte le parti tagliate nella stesura finale alla lista delle cose che “l’autore ci tiene a farvi sapere” di sé, dal “disegno di una spillatrice” al “grafico che illustra l’intero libro”. Il paperback appena pubblicato negli USA tiene fede a questa linea: capovolgendolo mostra una seconda copertina, stampata in tre versioni diverse, che introduce a una sezione di “sbagli che sapevamo di stare facendoa integrare e correggere l’edizione originale. Ed Eggers scrive da campione: il suo libro ha suscitato i consensi più difficili, a cominciare da quello della severa Michiko Kakutani del New York Times per cui il libro annuncia “un nuovo scrittore di talento, sì, di formidabile talento”: “è il genere di libro che David Foster Wallace, Frank McCourt e Tom Wolfe potrebbero aver scritto assieme se il primo non avesse mai letto Pynchon, il secondo non fosse cresciuto povero in Irlanda ma nella middle-class di Chicago e il terzo non fosse il tipo che si mette abiti bianchi e camicie color gelato”. Malgrado Eggers l’avesse a suo tempo irrisa in una parodia pubblicata sulla sua rivista anticonvenzionale (si stampa in Islanda) di giornalismo e letteratura McSweeneys che, soprattutto dopo la nascita dell’edizione online, ha generato un vero culto e riflette la fantasia letteraria e formale del direttore: “ma la sua recensione vale ogni penny che mi è costata”, dice oggi. McSweeney (su cui hanno scritto Foster Wallace e Zadie Smith, tra gli altri) ospita pezzi come “Nomi, vita e tipo di morte delle rane acquatiche africane che ho allevato”, “Il giorno che Gesù andò a un Happy Hour” e “100 modi per avvicinarsi all’infinito”.
Eggers ha riguadagnato attenzione sui media americani con la nuova edizione del suo libro e con una rinnovata querelle con alcuni giornalisti, che accusa di riportare scorrettamente e parzialmente le sue parole e il suo pensiero. Concede interviste con riluttanza e solo via e-mail (con Panorama, un anno fa, si scrisse felice “solo quando mi intervistano gli italiani”) e nelle scorse settimane ha esposto sul suo sito tutta la corrispondenza con un noto giornalista accusato di averlo travisato in un articolo, esponendolo al ridicolo nazionale. “I critici se ne sono innamorati, le ragazze hanno gremito le sue letture, scrittori meschini sono crepati dall’invidia e i giornalisti si sono scaraventati sulla sua porta”, ha scritto il National Post questa settimana, “ed Eggers è diventato una di quelle celebrità che una volta prendeva in giro. Ma non ci è tagliato: è uno scrittore, non una rockstar”.
La struggente opera di un formidabile genio
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