La primavera di internet

non notate niente? Non sentite che la primavera è arrivata, una primavera un po’ recalcitrante, ma che sta riprendendo tutti i suoi spazi, tutti i nostri sensi, che torna come ogni anno da sempre e ci mostra com’è il mondo a primavera, com’è sempre stato. Com’era sempre stato, fino a un anno fa. Non notate niente? Non notate che non si parla più di internet?
Non notate meno articoli di giornale, meno fascicoli promozionali, meno cd per la connessione alla rete, meno pubblicità di Kataweb? Non notate meno giovani rampanti della new economy nelle trasmissioni tv alla moda, meno pagine di economia dedicate alle start-up? Avete fatto caso che ieri persino i siti italiani di informazione non avevano una notizia su internet? E i portali? Ve li ricordate, i portali? Si tratta della controrivoluzione, pensate? No, è passata anche quella. La settimana scorsa i responsabili del popolare sito satirico “Modern Humorist” hanno detto a un giornalista di Slate che “la crisi della new economy non fa più neanche ridere”. Modern Humorist si è messo allora a prendere in giro i giornalisti che parlavano solo di fallimenti delle dot-com e che non hanno più nessuno da intervistare. La bolla di internet si è sgonfiata, la bolla mediatica pure e si è infine sgonfiata anche la bolla mediatica sullo sgonfiamento della bolla di internet, salvo qualche intemerato ritardatario.
I giornali non danno più una pagina intera a qualsiasi notizia riguardi lontanamente internet, fosse stata anche l’apertura di una pescheria online. Al mio tabaccaio non interessa più cosa stia facendo ogni momento Renato Soru (con meno ansia per Soru). Di internet parla chi ci lavora ancora  con qualche imbarazzo e senso di colpa  e chi vuole sapere che alternative ci sono a Napster. Solo la musica tiene i titoli. I direttori famosi prestati al web sono rientrati a casa. A un certo punto i siti hanno cominciato a chiudere, e la cosa ha fatto notizia. Adesso chiudono e non se ne accorge nessuno, fino a quando non si fa ordine nei propri mucchi di bookmarks. I cadaveri si arenano sulla riva e noi continuiamo a fare il bagno. Ci sono società, giornali, iniziative, che non aprono un sito web. E non se ne vergognano più, anzi. Pensateci bene: guardate che è strano. Come genitori avvoltoi i giornali hanno convinto il bambino prodigio a fare il pagliaccio nei circhi, hanno incassato i soldi degli show televisivi, e sono fuggiti lasciandolo con i suoi traumi e un futuro di psicanalisi. È la sola cosa che meriterebbe delle scuse in questa bonaccia. Ma pazienza, la bonaccia non è male. Quando Il Foglio disse “sarà mica una bolla?”, un anno fa (l’espressione, allora, fu bluff: il cliché della bolla avrebbe poi prevalso, ma il Foglio è un giornale piccolo), un competente addetto di un altro quotidiano rispose: “L’affermazione è multi-sbagliata e iper-disinformata. Alle molte aziende online che ancora non hanno fatto una lira di profitto se ne affiancano numerose che invece i soldi li stanno facendo e come. Il famoso portale Yahoo! è il più noto di questi () L’economia internet ha un peso più rilevante del settore dell’auto o di quello dell’energia, e, quello che è peggio per i commentatori disinformati, non accenna a rallentare”. Beh, è successo quello che è successo, Yahoo si è ridimensionata, il suo capo se ne è andato, c’è stato qualche piccolo rallentamento, e ci sono pure alcune aziende online che funzionano ma soprattutto sapete cosa? Non gliene frega niente a nessuno. È primavera.
Non è bellissimo?

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