Uno pensa che David Bowie non ne indovini una buona da quindici anni, e poi scopre sette di fanatici dei suoi recenti “Hours”, “Outside” e persino di “Earthling”, passati inosservati dall’anziana e miope storia del rock. Ma lui stesso deve aver capito che o si inventava qualcosa o faceva la fine di Mick Jagger. Ha costruito una scena cinematografica, evocativa, non un vero concept album come ai bei tempi, ma nemmeno una semplice serie di canzoni: un disco omogeneo anche nelle tre cover, una dei Pixies, una di Neil Young, e una del fenomenale Legendary Stardust Cowboy, suo mito giovanile che ispirò Ziggy. E ha messo insieme un’atmosfera un po’ astronautica e un po’ lugubre a cui i vecchi fans abboccheranno beati (ascoltare “Slip Away” per credere, o l’inizio eroico del singolo “Slow Burn”): che poi trabocca in un allegro prefinale (wa-wa-wa-oooh!). A noialtri questo pare il suo disco più bello in vent’anni. Esce il dieci giugno. Una cascata di altre cover e rarità verrà giù con i cd singoli previsti per luglio.
David Bowie – Heathen
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