I padroni del vapore

Signor Direttore, pur constatando “il disordine sotto il cielo” lei scrive su Panorama che “il sistema economico funziona, è stato solo tradito dall’avidità irragionevole dei manager”. Mi chiedo se sia del tutto vero, e se invece il disordine non investa largamente proprio il funzionamento del sistema, considerato lo sviluppo dei due maggiori flop economici di questi anni: quello di internet e quello delle telecom. I disastri criminali  falsi di bilancio, inganni amministrativi, avidità varie – a cui lei si riferisce rischiano infatti di coprire la straordinaria incapacità di comprensione del mondo che è a monte di queste catastrofi. Chi ha falsificato le carte, lo ha fatto in molti casi per mettere una pezza sugli sbagli di previsione compiuti assai prima. Contraddicendo le qualità di preveggenza di un’economia sana, ci si sono figurati sviluppi irrealizzabili e incoscienti a partire da pochi sintomi ancora indecifrabili. In soli due anni si sono rivelate sbagliate le previsioni di crescita del traffico su internet, le previsioni di guadagni legate a questa crescita, le previsioni di estensione dell’uso della banda larga, le previsioni di crescita del mercato dei cellulari e dei servizi connessi, le previsioni di boom di tecnologie come WAP, GPRS, e-book, le previsioni che una volta create le infrastrutture telefoniche gli utenti sarebbero corsi a utilizzarle, per quante e uguali esse fossero, le previsioni di accelerazione nell’acclimatazione del pubblico con le nuove tecnologie, le previsioni  al momento dei primi scricchiolii  di quali business avrebbero prevalso. E quando alcune di queste cose sono avvenute, è stato in misure minori o clamorosamente minori rispetto a quanto si prevedeva (i media hanno fatto la loro parte, quasi sempre in imbarazzante ingenuità) investendovi quantità straordinarie di denaro che ora devono tornare indietro, perché in questo senso è vero che “il sistema economico funziona”: come due anni fa per internet, i soldi che escono da qualche parte devono rientrare, oppure qualcuno è nei guai. E presto o tardi arriverà al pettine anche il nodo della banda larga e dei suoi previsti exploits: scrive questa settimana Fortune che “la situazione delle società del cavo è diversa da quella delle telefoniche per un aspetto: in due decenni non hanno guadagnato un centesimo”. Qualcuno forse dovrebbe cominciare a occuparsene e fare i conti. I buchi di oggi (la bolla di internet era solo una prova generale, in attesa del grande “telecom crash”, spiega l’Economist) sono figli di una imbarazzante fallimento nel saper capire il mondo, controprovata – cito ancora l’Economist – dal fatto che i due maggiori successi tecnologici degli ultimi dieci anni – internet e gli SMS – siano esplosi inattesi malgrado, e non grazie a, gli sforzi dell’industria delle telecomunicazioni. È quindi vero ­ come lei spiega  che “l’errore umano” è quello che genera le catastrofi, ma è un errore che coinvolge umani più numerosi e qualificati dei soli manager malversanti: non è un errore dei passeggeri che salgono senza biglietto, ma dei macchinisti che non sanno guidare la locomotiva. Il fenomeno sarebbe già interessante di per sé, ma soprattutto non induce a pensare che “gli investitori”  entità di concretissima astrattezza ne traggano fiducia e auspici per il futuro: prima di salire ancora su un treno ci penseranno parecchio, e poi dicono che le borse vanno giù. A noialtri che non abbiamo nulla da investire, rimane la meraviglia per la scarsa padronanza del vapore da parte dei padroni del vapore, e chiedo scusa se resto in metafora ferroviaria. Il sistema funziona, d’accordo, ma qualcuno ha capito come funziona?

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