Un po’ per caso

“Molti, per esempio, hanno rilevato che l’inchiesta sulla scalata della Banca di Lodi, quella che in sostanza divide il salotto buono dal salotto cattivo della finanza italiana, è nata da un esposto firmato da un legale che lavora nello studio del professor Federico Stella.

Ebbene: l’inchiesta architrave di Mani pulite, l’inchiesta Enimont del 1993, quella che divise l’Eni buono dall’Eni cattivo e così pure i citati salotti, ebbe tra i sicuri protagonisti proprio lo studio del professor Federico Stella, sorta di eminenza grigia che spunta regolarmente dietro i più dirompenti terremoti politico-economico-giudiziari del Paese. Stella, docente all’Università Cattolica, legale dell’Eni in eccellenti rapporti con Romano Prodi e coi vertici dell’Espresso, in particolare sintonia coi pm Gherardo Colombo e Francesco Greco e col parlamentare diessino Luciano Violante, all’esordio di Mani pulite fu il legale dei primi imprenditori «pentiti» che rovesciarono ogni colpa sulla classe politica. Fu il legale dell’Assolombarda che propose una legge per uscire da Tangentopoli e fu il legale che due anni dopo la ripropose assieme ad alcuni magistrati del Pool promettendo l’impunità per i corruttori che avessero collaborato: e ricordiamo che nell’autunno del 1994, nell’ottica degli inquirenti, a non aver collaborato era rimasto un solo gruppo imprenditoriale. Stella fu acclarato ghostwriter di Antonio Di Pietro all’Università di Castellanza e così pure,

docente alla stessa università, risulta anche Mario Zanchetti, il legale dello studio Stella già autore materiale dell’esposto contro la banca di Lodi. Ma Stella, si diceva, fu soprattutto il legale che difese imputati e testimoni dell’Eni con posizioni anche tra loro contrastanti: tra questi Lorenzo Necci, Franco Reviglio, Paolo Ciaccia, Antonio Sernia e Franco Bernabè. Federico Stella c’era allora e in qualche modo spunta oggi, gli ambienti sono quelli, così come c’è il pm Francesco Greco, oggi, e c’era pure nel maggio 1995”

Il Giornale

«A parte questo, tra le molte osservazioni possibili, si dà un caso. Un pm che lavora penalmente in questo caso, dove sono coinvolti interessi rilevantissimi, è in amicizia e frequenta un avvocato che patrocina una banca estera interessatissima. Non dico che questo comporti illegittimità. In Gran Bretagna e in America chi è amico di un avvocato della controparte non tratta la causa, figuriamoci in una vicenda simile. Insomma, occorrerebbe qualcuno che dicesse almeno: oibò».

«Il pm è Francesco Greco, l’avvocato è Guido Rossi, riceve compensi lautissimi dalla Abn-Amro, che ha conteso alla Banca popolare di Lodi l’Antonveneta, e – grazie ai magistrati – con successo».

Libero (via Rolli)

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