W for Winnie (Re: No Subject di marzo)

Caro Christian, adesso il fenomeno è ormai vecchio e non rischiamo di fare la figura dei citrulli che appendono bestiole di gomma ai telefonini, ma possiamo passare per i soliti analisti di costume. Allora te la metto così: un giorno mi sveglio e penso a uno storico personaggio della narrativa inglese trasformato in cartone animato di successo mondiale da Walt Disney. Poi penso a farne dei pupazzetti di plastica. Molto piccoli. Poi penso a inguainare i pupazzetti dentro dei travestimenti di gomma raffiguranti altri animalletti. Poi penso ad attaccarci un laccetto, e a fare in modo che il pupazzetto possa essere sguainato e reinguainato. Poi penso di mettere il pupazzetto in una palla di plastica e spargere per il mondo dei distributori di palle di plastica. E poi questa mia pensata si vende a milioni di esemplari perché il mondo – gli italiani in particolare – si è convinto che non si possa vivere senza attaccarla al telefonino e io ci faccio una montagna di soldi. Sono un genio, o no?

Caro Luca, non mi parlare di telefonini. Io sono diventato dipendente dal Palm Treo. E’ fantastico e non ne posso più fare a meno, specie ora che lo usa anche Jack Bauer nella quinta sera di 24. Col Treo guardo le e-mail al semaforo. Controllo sulla Zagat to go i ristoranti di New York. Scrivo sulla tastiera estera. Invio articoli col blue-tooth. Leggo la Reuters. Navigo su Internet. Mi informo sui cinema di Manhattan. E’ perfetto, se solo funzionasse come telefono.

Caro Christian, la mia era solo una richiesta di informazioni. Io voglio sapere chi è il genio che ha convinto gli italiani (e un bel po’ di giapponesi, la cosa viene da là) che non si può vivere senza avere un orsetto travestito appeso da qualche parte. Non è che fosse una cosa così immediata, no? Per rimanere sulle cose da ragazzi, vedo che Rizzoli ha deciso di ristampare “V for vendetta”, il fumettone di culto di Alan Moore sul mostruoso eroe di un mondo orwelliano di cui sta per uscire in Italia il film con Nathalie Portman e John Hurt. Ma siccome ti so ignorante sulla materia, ti consiglio anche il superalmanacco sui romanzi a fumetti che è uscito tre mesi fa in America, e che si chiama “Graphic Novels”.

Caro Luca, qui in America c’è un signore che si chiama John Winter, il quale ha un obiettivo nella vita: prendersi un caffè in tutti gli Starbucks del mondo. Il punto è che sono circa diecimila e ogni giorni ne aprono tre o quattro nuovi. Quindi è quasi come svuotare il mare con un cucchiaino. Il signor Winter però va avanti, ne ha già visitati seimila e il suo record è di 29 Starbucks al giorno. Siccome è un pazzo completo, teme che la gente non gli creda e mette le prove fotografiche sul sito starbuckseverywhere.net. Poi c’è anche un professore che si chiama Bryant Simon che sta scrivendo un’inchiesta approfondita su Starbucks. In un anno ne ha visitati più di trecento in sei diversi paesi. Lui entra, ordina, si siede, osserva e prende appunti. Ha già tutta una casistica per cui sostiene che nella tarda mattinata gli Starbucks sono popolati da mamme, mentre dopo le 3 di pomeriggio da ragazzini. Pare che ci siano comportamenti ricorrenti in ciascuna delle caffetterie che ha visitato, per cui Simon sa dirti tutto dei clienti in base a quanti minuti si fermano dentro il bar. Secondo me questo Simon sa anche che l’unico acquirente dell’immangiabile Crumble Berry Cake sei tu.

Caro Christian, credo l’abbiano capito anche ai piani alti di Starbucks, perché è da un po’ che non lo vedo più in vendita. Comunque i tuoi personaggi maniaci compilativi mi hanno fatto ricordare due signori ritratti dal New Yorker nei mesi scorsi. Uno è quello che vuole percorrere a piedi tutte le strade di New York, dalla prima all’ultima, scientificamente, prendendo appunti. L’altra è la mia preferita e opera solo d’inverno: è una signora che raccoglie guanti spaiati persi per strada. Ormai ne ha una collezione formidabile. Vabbè, dammi qualche consiglio jazz, ora.

Caro Luca, nel silenzio assoluto di radio e giornali è uscito un bellissimo disco di Patrizio Fariselli, il pianista degli Area. Ha preso 12 brani del repertorio storico del gruppo di Demetrio Stratos e li ha riarrangiati per pianoforte solo. Per certi versi sembra che quelle canzoni degli Area le abbia suonate Brad Mehldau. Te lo consiglio vivamente. A proposito di Mehldau: ho viaggiato accanto a lui nella business class di un volo Amsterdam-New York. Sua moglie Fleurine e i due bimbi stavano in classe turistica, quindi si stava benone. Abbiamo chiacchierato un po’, poi l’ho lasciato in pace perché aveva da comporre musica su un portatile Mac. Avessi saputo prima della tua genialata, gli avrei senz’altro chiesto di scrivere un jingle sulla pallina di plastica che fa impazzire il mondo.

GQ

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