Penso che uno dei difetti e disastri più diffusi e tragici di questi anni sia la demagogia, da quella dei grandi tromboni pubblici a quella dei vanitosi commentatori sui giornali a quella di chi liscia il pelo ai suoi quattro lettori sul blog, magari fingendosi anticonformista e provocatore o annunciandosi martire della libera opinione. Chiamare l’applauso, dire banalità da gregge e usare retoriche condivise: tutto questo prevale molto sull’esercizio lucido del pensiero, e chiedo scusa dell’espressione trombona a sua volta (poi ci sono quelli che invece trovano se stessi nel fare i bastian contrari o nel cercare rogne a tempo pieno: ugualmente noiosi, ma più rari, al momento).
Insomma, ho trovato quindi formidabile per indipendenza e libertà da condizionamenti la chiusa dell’ultimo editoriale dell’anno del direttore dell’Unità (ho persino pensato a un refuso, ma non voglio crederlo):
“Sapervi dietro queste pagine, indovinare i vostri volti per noi è un motivo di orgoglio e di impegno. Andremo avanti dritto senza ascoltare nessuno”