È un post un po’ per reduci e un po’ per me, come li scrivevamo quando avevamo dei blog da quattro gatti. Una decina di anni fa con altri benintenzionati e improvvisati ci eravamo messi in testa di rinnovare le cose della sinistra italiana e del PD: c’erano insieme delle palesi necessità in questo senso (questo era il comitato fondatore del PD, per dire) e delle palesi opportunità e noi eravamo presuntuosi. Sulle valutazioni di quell’esperienza ho scritto altre volte e hanno scritto altri: comunque, tra primavera ed estate del 2009 si crearono una serie di condizioni (le dimissioni di Veltroni, le primarie, l’evidente inadeguatezza di chiunque altro a proporre progetti nuovi) che ci diedero una visibilità completamente sproporzionata alle nostre forze e alla nostra strutturazione (il massimo di formale che facemmo fu un ufficioso circolo online). Poi andò a finire che su come comportarci alle primarie escludemmo di candidare qualcuno di “nostro”, raggiungemmo amichevolmente pareri diversi e ci muovemmo in ordine sparso: molti sostenendo Marino, qualcuno rientrando nei ranghi e sostenendo Franceschini, qualcuno aspettando che si muovesse Renzi, qualcuno con distacco maggiore, qualcuno dedicandosi vilmente ad altro, tipo il Post.
Ma prima, appunto, diventammo brevemente una cosa: quando il 27 giugno 2009, dieci anni fa, organizzammo un dibattito pubblico di idee sul PD al Lingotto a Torino: vennero i leader maggiori del partito per mostrare che stavano attenti alle idee nuove (non voglio essere sospettato di nasconderlo: io avevo ben 44 anni, ero il più vecchio della nostra compagnia) e moltissime persone speranzose da tutta Italia. A rivederci (qui e qui), non so giudicare come sia andata poi (e non oso rileggere tutto questo pippone di considerazioni di allora), però con affetto. Non lo so con affetto.