Into the groove

Non so a voi, ma a me la regressione adolescenziale musicale di solito viene all’inizio dell’estate. Ascolto playlist anni Ottanta o pezzi house, oppure mi attacco a Radio DeeJay, dove hanno ormai l’età mia ma la regressione è permanente. Apro i finestrini della macchina, e batto il tempo con la mano sulla portiera: un tarro in età pensionabile.
Quest’anno però, sono colpito da un postumo autunnale. La stagione che di solito mi inclina ad ascoltare solo musica senza percussione per cui i miei amici si deprimono quando li invito a cena è stata rinviata mentre mi stordisco con un disco da ragazzini e cerco di convincere i miei coetanei di quanto sia divertente. Non parlo d’altro che di “Girl talk”, pseudonimo di Greg Gillis di Pittsburgh, e ascolto il suo “Feed the animals” nell’iPod mentre vado in bicicletta. Se mi incontrate, abbiate compassione del mio dondolare e non stiratemi (apprezzate il gergo): poi mi passa. Ci sto dentro.
Gillis è un ingegnere biomedico e deejay con la passione per i mash-up, ovvero gli accavallamenti e campionamenti di vecchi pezzi altrui. Ha fatto un disco in cui cita più di duecento canzonette dei decenni passati, in una continuità ballabile e rappata che sollecita continuamente vecchie madeleines. Ritmone da vergognarsi e nessun permesso chiesto a nessuno: per ora non lo denunciano per pigrizia, ma sul diritto d’autore si muove come se non esistesse e lo rivendica. Anzi, ha messo online il disco alla maniera dei Radiohead: lo pagate quanto volete, anche niente. Io gli ho dato sedici dollari, ma per quanto me lo sto godendo gliene devo di più. Siamo o non siamo la generazione Peter Pan?

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Un commento su “Into the groove

  1. Pingback: Girl Talk - Feed The Animals « midclass

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