Weeklypedia (dove si parla del Teatro dell’Opera di Sydney, Gilda, Pietro Ichino, Detroit, Motown, Partito Democratico)

Detroit

Il Teatro dell’opera di Sydney (la Sydney Opera House), costituisce una delle più significative architetture realizzate nel XX secolo e tale da rappresentare quasi un’icona non solo per la città di Sydney, in cui sorge, quanto per l’Australia stessa. È stato progettato dall’architetto danese Jørn Utzon, per conto di Arup.
Situato nella baia di Sydney, dotato di un parco di divertimenti a sud e di un grande parcheggio per le autovetture accessibile da Macquarie Street, ben collegato e vicino all’enorme Sydney Harbour Bridge, l’edificio ed i suoi dintorni rappresentano spesso una meta per i turisti che – per la maggior parte senza interesse alcuno per l’opera – affollano l’edificio semplicemente per visitarne la struttura. L’acustica dell’intera struttura, particolarmente quella del teatro dell’opera, non sempre ha avuto apprezzamento ed anzi ha ricevuto critiche fino a essere giudicata insoddisfacente rispetto alla funzione per cui è stata creata. Il teatro dell’opera venne inaugurato dalla regina Elisabetta II del Regno Unito il 20 ottobre 1973. L’apertura fu trasmessa in televisione, con fuochi d’artificio e l’esecuzione della Nona sinfonia di Beethoven. Nel 2007 è entrato a far parte dei Patrimoni dell’Umanità sotto l’egida dell’UNESCO.

Jørn Utzon è morto due settimane fa. Il primo ministro canadese lo ha ricordato e ringraziato come “un figlio dell’Australia”, malgrado Utzon non ci mettesse piede da più di quarant’anni. Lasciò il cantiere e il progetto e Sydney al culmine di una guerra col governo del Nuovo Galles del Sud che era succeduto a quello che aveva voluto il suo teatro. Quando vinse il concorso, Utzon non aveva nessuna fama internazionale, ma la giuria si innamorò delle sue vele. Solo che gli studi per la loro costruzione non erano ancora definiti, e per questo e altri motivi i costi della costruzione salirono in corso d’opera. Durante le elezioni, i rivali politici si divisero sul progetto, giudicato inutilmente costoso dalle opposizioni, che una volta arrivate al governo tagliarono i fondi a Utzon e al cantiere. Fu per questo che Utzon abbandonò il progetto e lasciò l’Australia – dove non era mai stato prima di vincere il concorso – senza tornare mai più. In particolare l’interno fu finito senza di lui, e a questo sono attribuite le sue insufficienze acustiche. Non venne neanche invitato per l’inaugurazione, né fu menzionato il suo nome in quell’occasione, quando venne la regina. E la sua stessa carriera risentì a lungo di questo fallimento. Solo negli ultimi anni le autorità australiane avevano cominciato a cercare di farsi perdonare e a dichiarare la loro riconoscenza per l’architettura più celebre del paese, invitando Utzon a collaborare ai lavori di rinnovo del teatro. Troppo vecchio per viaggiare, Utzon aveva demandato suo figlio a rappresentarlo a Sydney. E all’inaugurazione di una nuova ala suo figlio disse “mio padre lo vive e lo respira, questo teatro: lo ha fatto lui, e gli basta chiudere gli occhi per vederlo”.

La gilda, termine di origine incerta (forse dal germanico gelten, “valore”, o dall’anglosassone gylta, “società religiosa”) era una corporazione tipicamente germanica che si sviluppò a cavallo del I millennio. Praticamente definibile come corporazione di arti e mestieri, ordunque una associazione tra tutti coloro che esercitavano una determinata professione.

Mi sono improvvisamente chiesto se ci fosse una relazione tra il termine “guild” con cui si chiamano certi sindacati americani (ultimamente si parla di quelli degli attori, in agitazione – come gli sceneggiatori l’anno scorso – su questioni di diritti e nuove tecnologie) e la Gilda italiana, il sindacato della scuola che aveva recuperato questo vecchio termine. Naturalmente la relazione c’era.

Pietro Ichino (Milano, 22 marzo 1949) è un giurista, giornalista e politico italiano.
È docente ordinario di Diritto del lavoro nell’Università statale di Milano. Ha inoltre svolto l’incarico di deputato dal 1979 al 1983, come indipendente di sinistra nelle file del PCI. Nel 2008 è stato eletto senatore nella circoscrizione della Lombardia per il Partito Democratico. Tutta la documentazione relativa alla sua attività politica e i suoi articoli più recenti sono disponibili nel sito www.pietroichino.it.

La voce di Wikipedia gliela deve aver scritta un suo collaboratore: solo così si spiega la segnalazione del sito nel testo, che è una cosa molto poco wikipedica (e anche il resto del testo suona piuttosto complice). Il collaboratore di Ichino comunque gli costa milleduecento euro: è un dato riportato appunto nel suo sito, dove Ichino ha messo online tutti i suoi conti economici. L’iniziativa è stata apprezzata in rete, non solo per la trasparenza, ma anche perché le cifre sono ben spiegate e il quadro è interessante per noi profani: il senatore Ichino riceve dal parlamento ogni mese 12mila euro lordi che diventano 5500 netti, ma tornano a essere 12mila con i vari rimborsi. Ed ecco le spese calcolate da Ichino: al PD vanno 3500 euro (bella cifra, anche se non la famosa “metà” di cui parlano le leggende), per l’appartamento romano Ichino paga 1200 euro, 400 se ne vanno in altre spese romane (“cercando di spender poco”, aggiunge poeticamente il senatore). E insomma, alla fine a Milano ci torna con 6200 euro. Un altro dato notevole riguarda “il sito e la newsletter”. Ichino dice che gli sono costati 18mila euro e una cosa del genere pubblicata online, tra chi conosce le cose di internet, ha suscitato un’unanime commento: “18 mila euro? Glielo facevo per mille!”.

Detroit è la città più importante del Michigan, Stati Uniti d’America. È capoluogo della contea di Wayne.
Fondata nel 1701 da cacciatori di pellicce francesi, è oggi più nota come capitale dell’industria automobilistica statunitense e un importante luogo di produzione musicale. Nella bandiera di Detroit vengono ricordati sia la Francia che l’Inghilterra, rispettivamente con i gigli ed i leoni, simboli dei suddetti stati che presero parte alla storia della città.
Situata lungo il fiume Detroit, di fronte alla città canadese di Windsor, si trova nella regione dei grandi laghi americani, al centro di una vasta zona industriale.
Detroit è l’undicesima città degli Stati Uniti per popolazione con 900.198 abitanti (4,4 milioni nell’ area metropolitana) secondo le stime del 2004: si tratta di metà della popolazione che la città aveva al suo apice negli anni ’50. Detroit guida la classifica nazionale del decremento demografico, causato dal declino dell’industria locale.

La Motown Records, Inc., conosciuta anche come Tamla-Motown al di fuori degli Stati Uniti, è un’etichetta discografica nata a Detroit, nel Michigan. Nella sua storia ultradecennale ha raggiunto un vasto successo internazionale ed ha svolto un ruolo fondamentale nella diffusione della musica leggera.
Fondata il 12 gennaio 1959 da Berry Gordy come Tamla Records, durante il corso della sua storia la Motown ha posseduto e pubblicizzato più di 45 sotto società specializzate in vari generi, ma nonostante tutto la più famosa rimane quella specializzata nel settore Rhythm and blues e Soul. La Motown lasciò Detroit per trasferirsi a Los Angeles nel 1972, e rimase un’etichetta indipendente fino al 1988, quando Gordy cedette la compagnia alla MCA. Attualmente la sede è a New York e la Motown Records è ancora una succursale della Universal Motown Records Group, che a sua volta è una succursale della Universal Music Group.

Si parla un sacco di Detroit, da quando i responsabili delle big three (General Motors, Ford e Chrysler) fanno su e giù con Washington con il cappello in mano. E uno ignorante come me pensa che Detroit – la capitale dell’automobile – sia un posto grigio e fumoso, industriale. In realtà, racconta Wikipedia, è una città con una bella storia architettonica e urbanistica ottocentesca e un vecchio nomignolo di “Parigi dell’Ovest”. Ma la cosa più notevole della geografia di Detroit è il suo rapporto con l’acqua. Già il Michigan – Wikipedia è carente sulle cartine accessorie, ho dovuto studiare su Google Maps – è fatto in un modo assai particolare: due penisole, una grande e una piccola, che si toccano le rispettive appendici, unite da un ponte in mezzo ai Grandi Laghi. E il Michigan, diversamente dall’idea intuitiva per cui il Canada sta a nord degli Stati Uniti, ha il Canada a Est, nel punto dove si incunea dentro gli USA. La posizione di Detroit esalta queste anomalie. Dall’altra parte del fiume (il fiume Detroit) c’è già il Canada, e la città è affacciata sul lago Saint Clair, che col fiume costituisce un breve collegamento tra i grandi laghi Huron e Erie. Praticamente un restringimento tra i due, e infatti il nome Detroit risale alla sua fondazione francese sullo stretto stesso. Poi Detroit è la città della Motown, ma questa è un’altra storia.

Il Partito Democratico (PD) è un partito politico italiano di centro-sinistra.
È nato il 14 ottobre 2007, attraverso le elezioni primarie per la scelta del segretario nazionale e dell’Assemblea Costituente. Il partito si presenta agli elettori come l’erede de L’Ulivo, nato nel 1995 con l’obiettivo di trovare una sintesi fra le tradizioni della socialdemocrazia, del cristianesimo democratico, del liberalismo e della sensibilità ambientalista ed europeista.

Su Wikipedia il paragrafo “Profilo organizzativo” alla voce “Partito Democratico” è molto fumoso e complicato, e non è solo colpa di Wikipedia. Allora ho provato a ricostruire, con l’aiuto del sito del PD e del suo statuto.
Il PD ha un segretario, e quello si sa: è segretario perché ha vinto le primarie, legittimato dal voto popolare. Sotto il segretario ci sono:
– un esecutivo di “rinnovamento”, nominato da Veltroni con grande pubblicità (quello con tutti quei giovani, ma l’avrete dimenticato), e sparito dal giorno dopo. Di fatto inesistente
– un coordinamento composto da dieci uomini e una donna, tutti provenienti da DS e Margherita e di longevo corso politico. Nominato anche questo da Veltroni, ma evidentemente frutto di trattative meno indipendenti con ex dirigenti di DS e Margherita
– una direzione nazionale composta da un numero di persone che non si capisce esattamente (circa 250), un po’ scelte da Veltroni (tra cui l’autore di questo riassunto), un po’ frutto di cencellismi, un po’ lì per titoli o curriculum.
– un governo ombra, composto dal segretario, “di concerto” con gli altri ex dirigenti di DS e Margherita
Sia il coordinamento che il governo ombra hanno al loro interno molti altri membri, sottosegretari, responsabili specifici.
In sintesi: l’esecutivo non esiste; la Direzione Nazionale al momento si è riunita due volte e non ha esercitato alcun ruolo; il governo ombra – uso le parole del suo membro Sergio Chiamparino – “andrebbe riformato”. Ma circolano opinioni meno indulgenti.
Alla fine, il PD al momento è gestito – se mi consentite il participio – unicamente dal segretario e dal coordinamento.

 

Altre voci che ho cercato questa settimana
Bill Fay
Francesco Carrassi
Ford Torino
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Marc De’ Pasquali
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Vittorio De Filippis
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