Giuseppe Granieri raccoglie un po’ di cose sull’ormai affollato tema di come internet ci cambi. Io credo che ci cambi molto, ma credo in generale che il cambiamento vada capito e sfruttato, piuttosto che temuto e dipinto come l’apocalisse (o viceversa esaltato e santificato, spesso per reazione e polemica). E sono quindi d’accordo con Granieri:
la buona domanda a me pare più “come stiamo cambiando?” che non l’implicito giudizio contenuto nel chiederci: “era meglio prima?”
Intanto sta crescendo un tema di dibattito laterale a questo, che riguarda il modo in cui questi tempi – rete compresa – stanno cambiando le vite di molti di noi, rendendole frenetiche, confuse e ansiogene, ancorché eccitanti e desiderate. C’erano stati i pezzi su Daily Beast e Newsweek, poi ieri ho letto in ritardo il divertente diario di Chris Hardwick su come la sua agitata vita da freelance possa approfittare della manualistica diffusa sull’organizzazione del proprio tempo. Io stesso sto riflettendo su un simile ripensamento del mio convulso multitasking, magari ne scriverò qualcosa.