L’anno scorso per la prima volta in vita mia ho cominciato uno di quei libri di autoaiuto, motivazionali, quelle robe lì. Mi aveva incuriosito rispetto a una mia disastrosa debolezza e fonte di ansia, ovvero la fatica di organizzare cose da fare e pensieri, a fronte di un’inclinazione a trovare cose da fare e formulare pensieri su praticamente qualsiasi cosa, progetti megalomani e risibili stronzate. E in mezzo farci stare le ricevute, la scelta delle piastrelle, i regali di compleanno, e i biglietti del traghetto. Insomma, la vita.
Vabbè, arrivai a pagina 24, mi pare. L’unica cosa che assorbii da “Getting things done” fu questa regola, che mi parve già qualcosa: “ogni cosa che richieda meno di due minuti, falla subito”.
Adesso, un anno dopo, questa regola mi pare incentivare esattamente il caos inconcludente che volevo limitare. Perché se prima un sacco di piccole cose uno le rimandava, e poi le dimenticava, e non moriva nessuno, adesso mi sembra di passare le mie giornate a fare solo cose da due minuti. Sì, un po’ esagero: non è solo la regola. È la vita che è diventata così, ne hanno scritto in molti: email, telefonate, stimoli, letture veloci, internet. Bombardamento di informazioni e attività e idee frammentarie.
Quindi per combinare qualcosa di maggior respiro, forse bisognerebbe suggerire: qualsiasi cosa che richieda meno di due minuti, rimandala