The trouble with Sergio

Veidamo di capirci. Il problema con la candidatura Cofferati – problema che non ha niente a che fare con il giudizio sulle sue capacità, e sulle sue mancanze – non è neanche una vuota questione di incoerenza. Per quanto la frase sia spesso abusata, è vero che solo gli stupidi non cambiano idea. Voi direte che questo cambiamento di idea ha messo a rischio il governo futuro di Bologna da parte del PD: che se Cofferati poteva continuare a fare politica allora avrebbe dovuto farlo a Bologna. Ma è anche vero che la sua popolarità bolognese non era più esattamente unanime, diciamo, e che il bilancio della sua conduzione della città suscita parecchi mugugni. Quindi, bambino o no, non ricandidarlo sarebbe stata forse un’idea sensata comunque.

Il problema con la candidatura Cofferati è un altro, e l’indifferenza con cui viene trattato è una conferma dello stesso problema. Sto parlando di quello che avevamo chiesto quando scrivemmo quel testo sulla scelta delle candidature, che il PD finse di ascoltare. Sto parlando del prendere sul serio l’Europa, il suo parlamento, il lavoro che vi viene svolto e i suoi risultati. Sto parlando di considerare queste elezioni come una cosa importante, con rispetto, e non come un’occasione di competizione interna che permette di trovare un posto a un po’ di persone ingombranti. E rispetto a questo, la risposta a cui ha alluso prima Dario Franceschini e che ora sembra arrivare dallo stesso Cofferati è una risposta intollerabile e offensiva: è la risposta che dice “un conto è dover fare il sindaco, che è molto impegnativo, altro è il parlamentare europeo”. È la risposta che esibisce sfacciatamente quello che finora era stato fatto – da molti, non da tutti – nel silenzio generale: a Strasburgo si va come in vacanza, come a un lavoretto part-time superpagato, come a un rilassante prepensionamento.

Ed è la risposta che contraddice più di ogni cosa lo slogan ripetuto dalla dirigenza del PD a proposito del suo regolamento: “chi va in Europa, resta in Europa”. Chi va in Europa, invece, torna a Genova appena può.

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