E mai, dico mai, spostare la leva A, così…

Per alcuni giorni mi è parso molto strano che nessuno di quelli a cui chiedevo sapesse spiegarmi esattamente il percorso regolamentare verso l’elezione del nuovo segretario del Partito Democratico. Le versioni si contraddicevano, e poi c’era sempre qualche buco. Eppure, lo Statuto dovrebbe spiegarlo, pensavo.
Poi ho capito due cose: una è che lo Statuto lo spiega, ma fino a un certo punto; l’altra è che è un casino tale che solo alcuni monaci cistercensi sono riusciti a decifrare esattamente la volontà dell’estensore.
Quindi prendete con le molle questo mio tentativo di spiegazione.

– Il 21 luglio si chiude il tesseramento del PD, fino a dopo il congresso. Questo per evitare traffici poco chiari a ridosso del voto (alcuni dicono che traffici poco chiari e retrodatazioni avverranno comunque). I coinvolti nella scelta dei candidati saranno quindi gli iscritti a quella data.

– Coloro che si vogliono candidare debbono raccogliere 1500-2000 firme (non ho capito la cifra esatta, se c’è) tra gli iscritti, distribuite in almeno tre delle circoscrizioni elettorali delle europee. A quel punto, formalizzano la loro candidatura nella forma di una mozione congressuale.

– Le mozioni congressuali vengono presentate e discusse nei circoli del PD, e nelle federazioni comunali, provinciali e poi regionali. In questa fase vengono eletti i delegati al congresso, ognuno dei quali sostiene una mozione (ovvero un candidato alla segreteria)

– A questo punto si va al congresso, prevedibilmente con già un conteggio del peso in delegati di ciascuna mozione. Il congresso quindi ratifica i conti e procede a proclamare i candidati alle primarie come segue. Vanno alle primarie tutti i candidati che superano il 15% dei delegati eletti (quindi potenzialmente fino a sei), oppure i primi tre di loro, a patto che abbiano ottenuto almeno il 5% dei delegati.

– I candidati vanno quindi alle primarie, aperte a tutti. Però non ci vanno in quanto candidati con nome e cognome: troppo facile. Alle primarie si presentano invece delle “liste”: le primarie infatti formalmente servono a eleggere i membri dell’Assemblea Nazionale, che così viene rinnovata. Ciascuna delle liste sostiene ufficialmente un candidato segretario, in modo che alla prima riunione dell’Assemblea così eletta, i membri voteranno per il loro candidato segretario e si procederà all’elezione. Se nessun candidato raggiunge il 50% dei voti, si fa un ballottaggio tra i primi due (e il terzo, ago della bilancia, diventa meccanicamente decisivo e con un potere contrattuale fortissimo).

In tutto questo traffico, un dato notevole è che potenzialmente il voto delle primarie aperte a tutti gli elettori può sovvertire il voto avvenuto tra gli iscritti: il meccanismo privilegia quindi un candidato segretario con più chances in caso di elezioni a un candidato più condiviso  e apprezzato dal partito. Un altro dato è che il terzo in ordine di forza tra i primi tre candidati ha un grande potere di ago della bilancia. Ma credo che ci siano altre variabili e imprevisti che salteranno fuori in corso d’opera.

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