O Marte o morte

Ci sono diversi modi di raccontare le cose. Parlando delle difficoltà di budget della NASA e del rischio che le missioni umane siano rimandate, Repubblica oggi usa queste espressioni:

– “La Nasa è finita, andate in pace”
– “per annunciare la morte del progetto spaziale”
– “sarà invece il suo funerale”
– “la Nasa si ritrova senza soldi, senza una missione, senza un futuro”
– “questo è il vero senso del funerale che l’America sta preparando per la Nasa”

(la citazione “La Nasa non ha i soldi per fare quello che vorrebbe fare, e non saprebbe che cosa fare neppure se avesse i soldi”, poi mi pare inventata di sana pianta, ma posso sbagliare; sulla strada “letteraria” deliberatamente intrapresa da Repubblica bisognerà fare un ragionamento, poi, e magari nobilitarla con un termine simmetrico a “giornalismo anglosassone”)

Invece, il Wall Street Journal fa l’ipotesi che molte attività “ordinarie” siano affidate ai privati e spiega cosa la NASA continuerà a fare e cosa no.

Under this scenario, a new breed of contractors would take over many of NASA’s current responsibilities, freeing the agency to pursue longer-term, more ambitious goals such as new rocket-propulsion technology and manned missions to Mars.
As part of the overall concept, NASA and White House officials are expected to extend U.S. funding for the International Space Station through at least 2020, these people said.

The commission, headed by Norman Augustine, former chairman of Lockheed Martin Corp., concluded that current budget constraints confronting NASA make it virtually impossible to sustain a steady pace of manned missions in coming decades. The group said existing NASA plans to return astronauts to the moon within two decades are “not executable” in light of current budget guidance from the White House. The commission members laid out an array of manned exploration programs they consider more viable, including creating fuel depots in space, but aren’t expected to make overall year-by-year budget recommendations for NASA.

(qui c’è anche il resoconto della situazione sul Washington Post di una settimana fa, per i maniaci della chiarezza: purtroppo niente linguaggio cimiteriale)

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Un commento su “O Marte o morte

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