Doppi e dispari

Il libro su Darwin di Massimo Piattelli Palmarini e Jerry Fodor continua a essere molto dibattuto sui giornali, e i due autori compenseranno la delusione per le molte critiche negative ai loro argomenti con la soddisfazione per la pubblicità. Io continuo a non averlo letto e ad avere molto rispetto per le loro qualifiche (per quanto gli argomenti dei loro critici mi sembrino molto unanimi e convincenti e quellidei loro tiratori per la giacchetta molto superficiali). Quindi immagino ci sia senz’altro una spiegazione per questo passaggio dall’articolo di ieri di Piattelli Palmarini sul Corriere della Sera, però mi pare divertente e indicativo.

Per brevità, cito solo due esempi, spero chiarissimi. Le molte centinaia di specie di scolopendre esistenti hanno tutte, senza eccezioni, un numero dispari di paia di zampe (15, 21, 23, 27, 29, 41, 43, 101, 191). Come ha sottolineato Alessandro Minelli (Università di Padova), massimo studioso italiano di quell’approccio all’evoluzione chiamato Evo-Devo, cioè l’evoluzione considerata inscindibile dal processo di sviluppo dell’embrione, è impensabile che questo dato sia spiegabile mediante la selezione naturale e l’adattamento. Le scolopendre potrebbero certo vivere e riprodursi con un numero pari di paia di zampe. Si tratta di vincoli strutturali interni, non di selezione naturale. Tanto che alcuni mesi fa Mi- nelli, con dei colleghi brasiliani, ha pubblicato la sbalorditiva scoperta, in Brasile, di una specie piuttosto recente di scolopendra che ha, sì, un numero di paia di zampe doppio rispetto alle specie più prossime in linea di discendenza, ma pur sempre un numero dispari. Duplicata, ma non proprio. La spiegazione sta nella dinamica dei vincoli strutturali interni e non nella selezione naturale.

(grazie a Stefano per la segnalazione)

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21 commenti su “Doppi e dispari

  1. Tommaso

    Non penso che un esempio del genere strida con la selezione naturale. La selezione naturale “lavora” sui meccanismi genetici a disposizione (e le funzionalita’ che si creano a causa della variabilita’ genetica). Se per qualche motivo non possono nascere Scolopendre con un numero pari di zampe, o se e’ molto piu’ facile che cambi il numero di zampe e rimanga dispari, la selezione funzionera’ selezionando il numero di zampe piu’ adatto all’ambiente in cui si trova.
    Non mi sembra insomma che ci sia niente di nuovo.

  2. nicola frau

    Eh sì, è davvero stupefacente: grazie a Piattelli Palmarini scopriamo che non solo il darwinismo è una balla, ma anche che, come diceva la cara zietta, la matematica è un’opinione!
    A parte le battute e l’opinabilità delle posizioni di PP e Fodor (che, a ben guardare, paiono sì bislacche e poco suffragate scientificamente, ma si muovono ancora nel solco della scienza non di quella balla che è il creazionismo, come qualcuno vuol farci credere), quello che fa specie (!) è l’uso improprio che ne stanno facendo, con sommo sprezzo del ridicolo, certi think tank del conservatorismo nostrano.
    A me questo spiace, perché mi son sempre divertito a leggere Ferrara e i suoi accoliti, traendo spesso da queste letture anche occasioni di riflessione, ma di fronte a questo atteggiamento, mi pongo delle domande (prima, però, mi cascano le braccia).
    Ovvero, quali sono le grandi battaglie culturali portate avanti dal Foglio negli ultimi anni? Su quella sull’aborto stendo un velo pietoso (pietas che sembra dimostrare di non avere il Foglio con la sua cinica campagna pro-church); ci sono poi i cosiddetti imbrogli (ripresi, poco originalmente, sulla scorta di quanto sostengono certi pensatori (?) americani) sul global warming e sulla teoria di Darwin.
    E qui casca l’asino: non tanto perché global warming e darwinismo non siano criticabili (vabbè: vogliono essere Vietti – laureato in giurisprudenza e amante di Tom Waits- e Meotti, due che non hanno idea di cosa sia la scienza, a insegnare lo scetticismo alla comunità scientifica? Ma per piacere…), ma perché il loro discorso è puramente ideologico, serve, molto piccinamente, a tirare acqua al loro mulino.
    Per carità, sono liberissimi di farlo. Ma allora viene da chiedersi, al di là dell’efficacia retorica e politica delle loro parole e del fatto che qualcuno, qui da noi, a digiuno di scienza, cercherà anche di dargli credito, convinto che sia dibattito scientifico (e quindi culturale), ciò che scienza e cultura non è, viene da chiedersi, dicevo: qual è il contributo reale e duraturo portato dal pensiero di destra alla temperie del nostro tempo?

  3. gcalvinandhobbes

    ma non vuol dire che il numero dispari è quello di paia di zampe?

  4. byb

    ah, ecco. e io che mi scervellavo a capire come potesse esistere un numero dispari multiplo di due.

  5. voldenuit

    Probabilmente gli sarà sfuggito un “quasi” prima di “doppio”… Altrimenti si tratta veramente della cantonata dell’anno.

  6. nicola frau

    Probabilmente Palmarini non ha detto quella castroneria, o se l’ha detta gli è sfuggita. Sta di fatto che il giornalista che l’hai intervistato non ha fatto una piega o, semplificando quanto detto da PP, ha scritto lui la castroneria. E questo, ahinoi, la dice lunga sulla sua competenza scientifica e soprattutto su come vengono trattati certi argomenti dai giornali italiani.

  7. albertog

    Sono d’accordo con Tommaso. Sembra che Piattelli Palmarini, con la precisazione dell’ultima frase nel brano riportato qui, voglia dimostrare che la selezione naturale non è Dio onnipotente che decide tutto. Su questo credo che ci sia accordo bipartisan. “Selezione naturale” è il nome che si da’ a un meccanismo tutto sommato rudimentale e il cui funzionamento è intuibile con un po’ di buon senso, non a un’intelligenza superiore che governa tutto. Quelli che lui chiama “vincoli strutturali interni” convivono con la “selezione naturale” in quanto sono parte di quelle condizioni ambientali a cui l’organismo si adatta, come il caldo o il freddo. Ma il merito del post è molto più leggero e credo che siamo andati un po’ off topic. Il fatto è che è stato usato il termine “doppio” in senso giornalistico, a spanne, e non con rigore scientifico. Credo che la spiegazione sia questa, come quando in un negozio una cosa costa 13 euro e in un altro 25 e tu scrivi che costa il doppio.

  8. albertog

    Continuando nell’off-topic, che è più divertente, noto che ci sono persone che attribuiscono le epdiemie all’ira divina, senza con questo mettere in discussione il ruolo dei virus nella loro diffusione. Non si potrebbe fare che i creazionisti dicano che la selezione naturale l’ha creata Dio, così tagliamo la testa al toro?

  9. Marzio

    La posizione di Palmarini è schiettamente scientifica. Avanza dubbi basati su pubblicazioni scientifiche. Parla di dati e di fatti verificabili.
    Non vuole sostituire il darwinismo né con la mente di dio, né con l’animismo dei cacciatori-raccoglitori di 5.000 anni fa.
    La sua tesi (da quello che si comprende dall’intervento sul corriere di ieri) è questa: il Darwinismo da solo non rende conto di tutto quello che è arrivato fino a noi.
    Ma dietro non c’è Dio.
    E’ uno scienziato, mica un Ferrara qualsiasi.

    A pagina 13 del testo (in inglese, “What Darwin Got Wrong”), c’è scritto: “It is our assumption that evolution is a mechanical process through and through. We take to rule out not just divine cause but final causes, elan vital, entelechies, the intervention of extraterrestrial aliens and so forth.”

    Mi pare chiaro, no?

    Aggiungo che ammettere che ci sono alcune cose che non si comprendono nelle grandi teorie è, probabilmente, l’unica possibilità della “Scienza” per fare passi avanti. I progressi, quelli veri, si realizzano solo attraverso la rottura, provata e circostanziata, dei paradigmi precedenti.

    Noto tuttavia, in alcune critiche fatte al libro (probabilmente nemmeno letto), un approccio molto più prossimo alla teologia ed alla verità rivelata.

    Ciao

    Marzio

  10. gcalvinandhobbes

    sì, ma magari doppio vuol dire come ordine di grandezza, non va preso letteralmente

  11. Wizardo

    tutto ciò è molto meglio di lost.

    come contributo segnalo questo articolo che spiega bene dove fodor e piattelli “err horribly”.
    http://philosophy.wisc.edu/sober/Fodor%20%20and%20Piatelli-Palermini%20march%2012.pdf

    tra l’altro l’articolo di ieri di piattelli sul corriere è rivelatore.
    fodor è un filosofo, piattelli non si capisce bene. forse la definizione che calza meglio è alto divulgatore, senza nessun contributo di rilievo alla letteratura scientifica che non sia appunto di alta divulgazione. da tenere presente che entrambi non hanno la preparazione, ne il curriculum per potere scrivere di evoluzione naturale e sperare di non essere notati nella loro traballante supponenza.
    un po’ come se cavalli sforza scrivesse di filosofia del linguaggio, dicendo che chomsky è “indubbiamente superato”. sarebbe, appunto, ridicolo.

    tra l’altro gli autori utilizzano argomenti puramente filosofici e concettuali per criticare una teoria scientifica ampiamente supportata da osservazioni empiriche (dal paper in link: “This claim and conclusion are not based on empirical discoveries; rather, FP assemble an a priori argument, spun from the philosophical armchair.”).
    non a caso, la recensione favorevole del loro libro sul guardian è stata scritta da una filosofa della morale (filosofa della morale???).

    inoltre, per ciò che riguarda le citazioni della letteratura scientifica, presumibilmente ad opera di palmarini (di cui un paio di esempi sono riportati sul corriere). si tratta di una lettura di chi in realtà non ha mai neanche lontanamente partecipato al dibattito scientifico vero. e di qui le innumerevoli critiche da parte di scienziati che invece queste cose le studiano davvero.
    insomma, un casino.

  12. aieie.brazor

    Mi sembra chiaro che ci sono due ordini di problemi:
    Primo
    Il giornalista doveva evitare di scrivere “doppio ma dispari” sia nel caso di una svista di Palmarini sia nel caso di una troppo frettolosa redazione dell’articolo.
    Secondo
    Non e’ chiaro come i “vincoli strutturali” inficino la teoria di Darwin, se la scolopendra necessita di un numero dispari di segmenti ( mi viene in mente per esempio che, apice a parte, due segmenti contigui potrebbero avere funzioni leggermente diverse e complementari) la pressione evolutiva fara’ si che solo le scolopendre “dispari” sopravvivano efficacemente.

    Da reminescenze liceali ricordo per esempio che la tenia ha una simpatica testa che si aggrappa alle pareti intestinali e poi una serie di segmenti maschili e femminili alternati, la riproduzione avviene quando la tenia ripiegandosi su se stessa mette in contatto i segmenti maschili con quelli femminili

    Un’altra analogia potrebbe riscontrarsi nel fatto che un numero dispari di gambe o zampe e’ probabilmente svantaggioso nei mammiferi ed e’quindi destinato a non manifestarsi o comunque a non risultare dominante. Credo che tutto possa tranquillamente rientrare nella teoria di Darwin

    Beppe

  13. piccoloaiutantedibabbonatale

    Leggendo certi commenti capisco davvero come oggi ai dogmi divini indimostrabili si siano sostituiti soltanto dei dogmi scientifici altrettanto indimostrabili.
    E noto tra gli strenui difensori della scienza un atteggiamento di apertura mentale (in primis Luca) non dissimile da quello della chiesa cattolica seicentesca.
    Per fortuna che io continuo ad ascoltare i Creedence e me ne sbatto…

  14. aieie.brazor

    L’unico dogma che sono disposto ad accettare e’:
    ‘Thou shalt not feed the Trolls’
    Beppe

  15. Luca

    Pochi dogmi sono dogmatici come l’accusa grauita e buona per ogni stagione “siete dogmatici!”. Argomenti, please.

  16. alessandro smerilli

    Ma cosa dice in proposito il citato Alessandro Minelli, massimo studioso italiano dell’Evo-Devo (evolutionary developmental biology: biologia evoluzionistica dello sviluppo)?

    “questi numeri non sarebbero dovuti all’eliminazione degli individui intermedi (con 22 paia di zampe) da parte della selezione naturale, ma al fatto che questa non ha trovato altro, su cui agire, se non individui con 21 o con 23 paia di zampe (ed è probabile che la differenza fra le due condizioni non sia molto rilevante, in termini di sopravvivenza o di successo riproduttivo di una scolopendra”…..” Qualche mese fa, assieme a due colleghi, uno del Natural History Museum di Londra e l’altro dell’ Universidade Federal do Rio de Janeiro, ho descritto una specie di scolopendra che ha più di 21 o 23 paia di zampe, ma non ne ha 25, bensì quasi il doppio di una scolopendra ‘normale’. Ce ne sono individui con 39 e individui con 43 paia di zampe. A causa di stetti vincoli nello sviluppo, l’evoluzione ha fatto un salto (da 21 o 23 a 39 o 43), come il cavallo sulla scacchiera. Un salto, nella storia evolutiva, può sembrare una cosa eterodossa, e forse proibita, a chi considera l’evoluzione solo come un sottile e continuo variare, all’interno delle popolazioni naturali, delle frequenze delle diverse varianti (gli alleli) di questo o quel gene (ovvero è fermo all’”uso crea l’organo il non uso lo atrofizza “ di Jean –Baptiste de Lamarck e alla “natura non facit saltus” di Carlo Linneo , ndr) ”… ” conviene piuttosto rimetterci sulle orme del grande Charles Darwin e imparare, con lui a leggere con cura il grande e sempre mutevole affresco che l’evoluzione è venuta dipingendo”.

    *********

    Se Piattelli Palmarini utilizza simili argomenti per stuzzicare il coro dei creazionisti, tra i quali ce n’è uno, tale Roberto de Mattei, che addirittura è stato nominato Vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche dubito che la Feltrinelli farà un affare o forse mira esattamente a quel target.

    ********

    Qualche anno fa, danneggiando il gene deputato negli insetti alla costruzione delle zampette, si moltiplicarono il numero delle zampe, ossia si liberò un antico gene represso che continua a essere utilizzato attualmente dalle scolopendre (i comuni centopiedi) . Non ho mai saputo se in quel caso il numero di paia delle zampette fosse pari o dispari. Quello che è certo è che la cicala e la formica hanno un numero di paia di zampette dispari, tre; gli scorpioni invece, che sono parenti della coraggiosa Aracne trasformata dalla capricciosa Atena, ne hanno quattro paia ma gli ultimi cinque (numero dispari) segmenti dell’addome formano una (numero dispari) coda con un (dispari) pungiglione velenoso. Dispari sono anche le stelle dell’Orsa maggiore, il trio Lescano e le corde della mia chitarra.

  17. alessandro smerilli

    insomma le scolopendre, che sono crostacei come i gamberetti, e gli insetti sono correlati, come gli umani con i pesci (dai quali discendiamo tutti secondo Lucio Dalla) :

    Science 24 November 1995:
    Vol. 270. no. 5240, pp. 1363 – 1366
    DOI: 10.1126/science.270.5240.1363
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    Reports

    The Development of Crustacean Limbs and the Evolution of Arthropods
    Grace Panganiban, Angela Sebring, Lisa Nagy, Sean Carroll (1)

    Arthropods exhibit great diversity in the position, number, morphology, and function of their limbs. The evolutionary relations among limb types and among the arthropod groups that bear them (insects, crustaceans, myriapods, and chelicerates) are controversial. Here, the use of molecular probes, including an antibody to proteins encoded by arthropod and vertebrate Distal-less (Dll and Dlx) genes, provided evidence that common genetic mechanisms underlie the development of all arthropod limbs and their branches and that all arthropods derive from a common ancestor. However, differences between crustacean and insect body plans were found to correlate with differences in the deployment of particular homeotic genes and in the ways that these genes regulate limb development.

    Laboratory of Molecular Biology and Howard Hughes Medical Institute, University of Wisconsin, Madison, WI 53706, USA.

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