Il paradiso può attendere

Ho visto il film di Clint Eastwood, “Hereafter”. Non ne sapevo niente: è un film piuttosto assurdo. Non dico che sia brutto, ma tenderei malignamente a pensare che parte dei suoi consensi se li sia presi grazie al fatto che si sa che è un film di Clint Eastwood, cosa di cui di fatto ci sono pochissime tracce. Comunque, è così spiazzante che non so nemmeno cosa dirne, e mi limito a citare la cosa che me ne rimane: il passaggetto di pianoforte opera dello stesso Eastwood e palesemente copiato dal concerto per pianoforte numero due di Rachmaninoff (quello di All by myself, per capirsi).

[audio:https://www.wittgenstein.it/wp-content/uploads/2011/01/Mom-Leaves.mp3|titles=Hereafter ]

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9 commenti su “Il paradiso può attendere

  1. beppe

    disaccordo totale. il film può risultare assurdo perchè ai limiti dell’assurdo è il tema che viene affrontato. ma viene sviluppato in maniera delicata e coinvolgente. visto l’argomento trattato il rischio che si riducesse a una baggianata era alto. io lo consiglio

  2. Luca

    Abbiamo dei diversi standard di “limiti di”. Sostenere che l’eventualità che si muoia, si vedano i morti, e si torni indietro e poi si vedano sempre sia “un tema” è piuttosto ardito. Può essere una storia, una buona invenzione, ma qui si riduce a favoletta, come molte altre sull’aldilà e gli amori morti e non morti che abbiamo visto arrivare da Hollywood nei decenni. Si fa vedere, ma non è un film di Clint Eastwood (che infatti ne è semplice e accidentale esecutore con la mano sinistra).

  3. minimAL

    A me è piaciuto, specie i momenti – solluccherosi assai, lo so – dedicati ai due gemelli; anche se è ben presente in me quel classico timore reverenziale che si ha di fronte a gente come Clint (tenendo conto, poi, che non sopporto esoterismi/religioni di alcun tipo).
    Però sulla scheda di Imdb viene ammessa esplicitamente la citazione musicale originaria. Tenendo conto che spesso le schede di Imdb sono espressione diretta dei comunicati stampa della produzione coinvolta, il “plagio” non c’è, o comunque viene accuratamente riconosciuta la fonte.
    Ciao,
    Alessandro

  4. Loris

    A me è piaciuto, è un film che non vuole andare a parare da nessuna parte in particolare, uno sviluppo di personaggi raccontato benissimo con sottotema “la vita dopo la morte”.

  5. davide

    Sono un divoratore di film, anche di quelli un po’ più difficili. Di questo ricordo solo le risate della mia ragazza quando ho iniziato a russare.

  6. malapropysm

    Se si affronta un tema su come si vive la morte durante la vita, il rischio di scadere nella favoletta è dietro l’angolo. Secondo me se si resta ancorati semplicemente alla storia il film non ha senso, è piatto e moscio. Se si scende a un livello più profondo di analisi allora assume tutto un altro aspetto.
    Già la rappresentazione dell’aldilà, non come paradiso o sette vergini o tutto ciò che è rappresentato nel nostro immaginario collettivo, ma come semplice negazione dell’aldiqua (gravità/non gravità, individuo/tutto, tutto in movimento/tutto immobile, colori/bianco e nero ecc) è un tentativo di non approssimare il film facendolo scadere nella favoletta, bensì di intendere la morte e la vita come le due facce della stessa medaglia che talvolta si assottigliano talmente tanto da combaciare.
    C’è il tema della morte e solitudine, sfiora i limiti di scienza e religione. Fossilizzarsi (come ho visto fare a tanti) su cose superficiali come Matt Damon che parla con l’aldilà senza indagarne il motivo, i contenuti e l’iconografia che ne comporta, significa o non aver compreso pienamente le intenzioni del regista o semplicemente guardare la punta dell’iceberg e credere che non ci sia altro da vedere sotto.

  7. stefano zanoli

    prima di vedere il film avevo captato giudizi anche molto discordanti, come quello di Escobar (cinque stell) sul domenicale del sole 24 ore, e quello di Luca sofri (film assurdo), poi l’ho visto, e mi sono anche un po’ commosso. La prima cosa che ho pensato è stata una parola, presente anche nella recensione di Escobar: tenerezza. Lascio questo commento dopo che ho letto il primo della lista, che è di “beppe”, per dire che avevo esattamente pensato la stessa cosa, un po’ più a freddo, il giorno dopo: un tema sviluppato senza sbavature, senza eccessi, con delicatezza. Sono profondamente ateo, sono convinto che della mia coscienza non rimarrà nulla dopo la mia morte, ma la struggente tenerezza con cui Eastwood, a modo suo, ci racconta il desiderio di non perdere il fragile legame con i nostri cari, mi ha commosso, così come mi ha commosso quella neve che cade alla fine de “Uomini di Dio”

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