Sono appena stato in Sudafrica e tra le altre cose non potevo leggere su nessuna cartina o segnale stradale il nome di Port Elizabeth senza pensare a “September Seventy-Seven, Port Elizabeth, weather fine”, che è il verso introduttivo di Biko attraverso cui molti di noi sono venuti a conoscenza dell’esistenza di una città che si chiamava così, a un certo punto.
Io poi associavo spesso Biko con un’altra canzone di prigionia di PG che allora adoravo (soprattutto nella progressione finale), e che si chiama Wallflower. Fu ispirata dalle storie dei prigionieri torturati sotto la dittatura di Pinochet. Nel 1990 Gabriel la cantò a Santiago del Cile assieme agli Inti Illimani. Come altre canzoni di Gabriel, compare nella colonna sonora di Birdy in una versione strumentale.
Oggi ho scoperto che Peter Gabriel ha da poco messo online sul suo sito il video una versione voce e piano (il pianista si chiama Tom Cawley) di Wallflower.
L’ha cantata anche nel bellissimo concerto all’Arena di Verona dello scorso settembre, insieme a un’ancora più impressionante versione orchestrata di The Rythm of the Heat (chi avrebbe mai pensato di poterle ascoltare in simili versioni).
splendida. Gabriel è e resta un maestro. E tuttavia, quando l’ho visto avvicinarsi al microfono, ho pensato che avrebbe esordito con “Minchia signor tenente!”.
Se il quarto disco fosse finito con Wallflower invece che con (la per me incomprensibile) Kiss of life, sarebbe stato il disco perfetto.