Su quanto scrive oggi il Post a proposito del funzionamento del giro delle notizie in Italia, aggiungo una cosa recuperata da un post di Flavia Perina di un anno fa.
Uno dei possibili effetti collaterali delle nuove norme sulla pubblicazione degli atti di indagini sarà il trasferimento su internet di informazioni altrimenti “a rischio sanzione”, una sorta di “effetto Dagospia” su larga scala. Gli addetti ai lavori conoscono bene la tecnica: un sito web raccoglie una voce e i giornali la riprendono da lì, dribblando quelle che sono le ordinarie procedure di verifica e di responsabilità in ordine alla notizia. Di questo meccanismo sono stati vittime, in passato, tanti esponenti del centrodestra e del centrosinistra. A memoria ricordiamo un ministro il cui nome fu collegato a un libretto scandalistico proprio da un post senza firma poi “rimbalzato” sui quotidiani. Il gossip anonimo al posto dell’informazione “certificata” dal nome e cognome di un giornalista e di un direttore: è questo che vogliamo? Ed è questo che moralizzerà la stampa italiana?
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Ok, dopo aver cambiato il mio mac address e usando una connessione trovata aperta per strada, mi apro un sito su un server vietnamita. Poi scrivo di te che sei un pedofilo e, ma solo il primo martedì del mese, anche cannibale. Giuro di averne prove inoppugnabili!
Secondo te, per un reato di diffamazione, mettono in moto la polizia postale, le rogatorie e il ministero degli esteri, e poi tentano di rintracciarmi?
A me pare ovvio di no, ma da questo cosa dovremmo dedurne, l’abolizione del reato di diffamazione o l’inutilità delle indagini in merito?
Quello della Perina mi sembra un ragionamento basato sul nulla e, a voler essere gentili, non lo colleghiamo al fatto che fosse direttore di un giornale di opposizione.