Anch’io ho avuto un mio primo direttore. Non ne posso dire quello che si legge nelle biografie più illustri delle mie – il mio maestro, eccetera – perché l’esperienza della mia prima redazione fu precaria e disordinata, il progetto di un mensile maschile di Mondadori che poi ebbe successive trasformazioni aziendali (ne uscii che era diventato il sito Mondadori.com, precoce esperienza di news online per me assai istruttiva), sventato abbastanza da convincere poco anche il direttore incaricato, appunto, che si chiamava Luca Grandori e affidava quasi tutto il lavoro a noi. Era un simpatico appassionato del bel vivere che aveva frequentato ruggenti tempi del giornalismo, e intorno al quale si formò in quell’occasione un gruppo di persone che impararono molto dall’esperienza assieme e divennero molto amiche e lo sono tuttora.
Non ho poi visto Luca Grandori mai più, e mi sarebbe piaciuto incontrarlo per caso, per strada. Vite e persone diverse e lontane che un accidente fa diventare vicine per un breve periodo, e che quindi diventano inopinatamente un po’ vicine. Oggi uno di quegli amici mi ha scritto che Luca è morto, e mi dispiace.
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