Mondi lontanissimi

È un tema di cui mi è capitato di parlare spesso ultimamente: quello di come in ogni riunione pubblica o privata un po’ numerosa la maggior parte dei partecipanti stia con gli occhi e le mani su smartphone e tablet, si tratti di conferenze, riunioni di lavoro, dibattiti, eventi vari in cui non si capisce bene cosa siamo andati a fare se poi non li seguiamo e cerchiamo di ammazzare il tempo con altro. Ma soprattutto, mi sono chiesto, prima cosa facevamo? Gli scarabocchi, forse: e possiamo dire che tra le cose uccise dalla tecnologia ci sono gli scarabocchi (mi ricordo veri artisti delle freccette e dei labirinti e dei ghirigori). Alcuni dormivano. Altri magari ascoltavano, anche se oggi pare impensabile che riuscissimo a mantenere una qualsivoglia soglia di attenzione che superasse i due minuti e mezzo, o i 140 caratteri. Lascio ad altri le riflessioni di rito sull’isolamento sociale dell’uomo contemporaneo e bla bla bla, ma da un punto di vista antropologico e paesaggistico l’osservazione del fenomeno è interessante.

Oggi la questione è in prima pagina sul Corriere, con il commento di Paolo Di Stefano a un’illuminante fotografia scattata durante il consiglio regionale lombardo. Mentre Di Stefano è forse un po’ riduttivo nella sua analisi – “l’immagine più efficace dell’autismo della politica”, scrive – il titolatore si è giustamente allargato: “Non sappiamo più ascoltare”. Ma io penso in realtà che ascoltiamo tantissimo, che ascoltiamo i nostri smartphone, che ci dicono cose molto più interessanti di quelle che abbiamo intorno: e che prima non esistevano, come alternativa. Quello che è successo è che abbiamo un mondo di informazioni e comunicazioni a portata di mano e tutto quello che non è competitivo con questo mondo perde (io leggo tantissimo mentre cammino, da un po’ di tempo: e il lampione è in agguato). La cosa che colpisce, semmai, è trovare ancora qualcuno che fa i solitari di carte, in questi contesti.

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11 commenti su “Mondi lontanissimi

  1. Giordano

    Capita anche in contesti più ridotti: riunioni di lavoro con 8-10 persone con metà della gente immersa in un tablet. Risultato: non sanno partecipare a un brain storming riguardo un argomento discusso nei 5 minuti precedenti (salvo ripetizione dello stesso) e apporto alla riunione nullo.
    Ho occasione di notare che questo atteggiamento è tenuto in particolar modo da gente che, anche senza tablet, “faceva gli scarabocchi” di fatto non modificando gli equilibri (chi era attento e attivo prima lo è ancora, chi scarabocchiava o dormiva ora gioca col tablet).
    Rimane poco chiara la produttività di queste riunioni (8-10 persone impegnate ma solo 3-4 partecipanti attivamente) ma si sottolinea come l’asticella dell’educazione (se non dell’attenzione) si sia abbassata drasticamente: io mi vergognerei a costringere qualcuno a ripetere o riassumere concetti perchè al momento in cui parlava mi facevo gli affari miei (davanti ai suoi occhi) con il telefonino.
    Per riflesso, se questo è il mondo del lavoro, non oso immaginare come se la stanno passando gli insegnanti di liceo/università in un aula in cui tutti gli studenti hanno internet sotto il banco….

  2. Giordano

    Parallelamente si potrebbe anche aprire una discussione sulla produttività generale della nostra società: razionalizzando questi comportamenti potremmo lavorare la metà, a parità di risultato?
    Intendo: potremmo lavorare 4-6 ore al giorno invece di 8-10 e “produrre” la stessa quantità di lavoro? A livello macroscopico quali effetti si avrebbero se ogni riunione o attività, in ogni azienda o ufficio pubblico, potesse essere svolta dalle stesse persone in metà tempo o da metà persone?
    Produrremmo lo stesso PIL lavorando meno e meglio?

  3. wiz.loz

    @Giordano: nella mia esperienza lavorativa la maggior parte delle riunioni è inutile. C’è chi adora fare lunghe riunioni con un sacco di partecipanti, e parlare, parlare, parlare. Quando sarebbe più semplice scriversi via mail (oltretutto scripta manent) ma in molti non hanno il dono della sintesi e non riescono esprimere i loro poveri concetti in due righe di testo, devono perdersi nell’eloquio. Quindi non ho nessuna remora a fare scarabocchi o a concentrarmi sullo smartphone se vengo convocato in una riunione inutile.

  4. Giordano

    @wiz.loz
    in questo modo però è ricorsivo :)
    Se tu partecipassi attivamente proponendo una bella soluzione o le tue proposte magari la riunione potrebbe durare meno e il tuo tempo (come quello degli altri partecipanti) sarebbe meglio impiegato…
    Se ognuno dei partecipanti pensa che la riunione “fallisca” per colpa di altri (e quindi rinuncia a dare il proprio contributo) è ovvio che poi fallirà…

  5. Qfwfq71

    @giordano
    grazie a tablet smartphone ecc. è vero che durante le ore di lavoro si finisce per essere impegnati anche su cose diverse (sulle riunioni c’è spesso un problema di educazione, ma anche la necessità di verificare in tempo reale quanto si sta ascoltando)
    purtroppo viceversa, non si finisce mai di lavorare, visto che il lavoro ce lo portiamo appresso e lo controlliamo a qualsiasi ora della notte o del WE.
    sin dall’avvento dei cellulari è cominciata la prassi di fare telefonate fuori dall’orario di lavoro (per esempio)

    ciò che è cambiato è effettivamente il sistema, che continua a costringerci a essere fisicamente presenti in un luogo quando nella metà dei casi non sarebbe strettamente necessario; rubando tempo prezioso che potrebbe essere impiegato molto più proficuamente.

    prendiamo il caso della foto; un consigliere deve esprimere un voto, per farlo deve essere presente fisicamente, prima del voto devono avvenire un sacco di discussioni, dichiarazioni, discorsi spesso già condivisi o sentiti prima, che vengono ripetuti solo per essere infine mesis algi atti; dando per scontato che il consigliere non stia giocando (anche se per assurdo ammetterei anche questa attività), non troverei nulla di male se nel frattempo (grazie alla tecnologia) il tempo di presenza in aula venisse impiegato:
    – per consultare notizie
    – per scrivere altri testi
    – per documentarsi sull’argomento in dibattito
    – per consultare email
    – per raccontare quanto sta succedendo in aula
    – per organizzarmi l’agenda
    – per segnare o prendere appunti sul discorso in corso
    – per dialogare con altri consiglieri commentando l’andamento dei lavori
    – ecc.

    Il punto è che siamo troppo abituati a valutare la bontà di un lavoro solo in termini quantitativi
    (quante ore dedico a una attività, quante volte sono presente)
    mentre dovremmo imparare a valutare le cose in base alla loro qualità: quali risultati ottengo,
    quante cose riesco a fare contestualmente

    anche questa necessità non nasce oggi ma le tecnologie hanno reso palesemente anacronistici tutti i criteri precedenti di valutazione

  6. heilandstark

    Quello che dà fastidio a me, che trovo intollerabile, e che è un evidente segno dello stato di degrado nel quale la nostra società giace è il fatto che nessuno sia infastidito dalla volgarità dell’immagine di funzionari pubblici di alto livello che siedono in un consiglio regionale che avrebbero per dovere, per mandato, per OBBLIGO, quello di rappresentare migliaia, se non milioni di cittadini, difenderne i diritti, permetterne lo sviluppo, risolverne i problemi.
    Non stiamo a sprecar tempo sulla produttività, sulle false comparazioni con il mondo dell’impresa. L’impresa è privata. Se le persone che ne fanno parte ed i dirigenti tollerano ed accettano impiegati distratti, sono problemi loro.
    Qui il guaio è che dirigenti pubblici, consiglieri, PARLAMENTARI, si permettono, senza che visibilmente la questione li possa anche solo perturbare, di farsi i fatti loro, di ignorare le argomentazioni di chi legge, di ribattere, prendere nota. Si astengono dal FARE IL LORO dovere. Ed in una società sana, chi non fa ciò per cui è pagato, va via. Punto. VIA.
    Già solo per questo quindi andrebbero allontanati. Già solo perché CI fanno perder tempo e denaro, andrebbero destituiti, già perché dimostrano PALESE INCOMPETENZA, per svolgere un’attività per la quale sono retribuiti migliaia di euro al mese, DOVREBBERO essere licenziati perché NON ADATTI A SVOLGERE LE MANSIONI PER LE QUALI PRETENDONO ESSERE QUALIFICATI.
    È chiaro poi che se i maggiori esponenti della stampa nazionale scivolano sul nocciolo della questione e ci raccontano come modernamente leggono di più per strada anziché sul divano, o come la gente non si ascolti più a vicenda, non posso che compatire la penosa situazione nella quale versa il Paese intero.
    HS

  7. ulisse85

    Io credo che ormai si sia diffusa una ipocrisia di fondo per la quale un politico o è superman o è un ladro. Certamente i politici ci hanno messo del loro in questo, pendendo un po’ troppo dal lato opposto al supereroe, ma credo che si sia arrivati ad un punto in cui non si ha più il senso delle cose. L’articolo che ha dato lo spunto per questo post, così come alcuni commenti, è un esempio di come si ignori che alla fine anche chi fa il consigliere regionale o il parlamentare sta lavorando e in una giornata lavorativa di parecchie ore ci sono altrettante occasioni di distrazione. Come è stato giustamente messo in luce nel blog, la tendenza a vivere dentro il device e non più solo nel mondo reale è qualcosa di trasversale a tutte le professioni. E allora, perché parlare di casta che si fa i fatti propri? Ma il fotografo/giornalista ha idea di come si svolgano i lavori in un aula consigliare o in parlamento? Mi trovo molto d’accordo con quanto sostenuto da uno dei commentatori che rileva come gli strumenti tecnologici possono benissimo servire per documentarsi sull’oggetto dell’intervento o per ricercare materiale per replicare. Perché allora lanciarsi in populismi per i quali o si guarda in faccia l’oratore o si è dei ladri? Ci sono diversi modi per concentrarsi e riflettere sulle parole ascoltate, come ad esempio i citati scarabocchi. Per quanto riguarda le riunioni inutili, la politica è il regno delle riunioni inutili, non si può pensare che ogni consigliere sia sempre attento a tutti i discorsi su tutti i temi dal mattino fino a notte fonda. Credo ci sia bisogna di ritrovare un equilibrio: quello del politico, al netto delle modalità di assunzione, ha modalità lavorative simili a quelle di altri lavori. C’è chi fa di più e chi meno. E si badi bene che non sempre chi appare di più è il maggior lavoratore, ma spesso gli oscuri peones che preparano testi ed emendamenti sono i più lavoratori e, a volte, si distraggono mentre un collega che ha curato un altro argomento sul quale si è già stabilita una intesa di massima, fa il suo intervento. Poi il giornalista che si annoia a prendere appunti fa una foto e finisce in prima pagina.

  8. heilandstark

    @ulisse85
    Ecco gli Italiani di cui parlavo.
    O lei è un politico, o ci fa.
    Fino a che uno non le legge ‘ste cose non ci si può credere.
    A Febbraio mi raccomando voti.
    HS

  9. Qfwfq71

    quoto Ulisse85 che mi sembra semplicemente una persona di buon senso
    populismo è anche lasciarsi fuorviare da immagini ad effetto senza sapere in che contesto sono state fotografate
    tanto per dirne una (un po’ tirata per i capelli lo ammetto):
    chi ci dice che in quel momento non stessero leggendo il resoconto del verbale della seduta precedente (atto palesemente burocratico che viene fatto per puro formalismo)
    i politici non sono certo una categoria facilmente difendibile, ma non dobbiamo scadere nell’essere più eccessivi di loro con forme di giustizialismo indiscriminato (dovremmo cercare di essere migliori e di dimostrarlo)
    il sollecito semmai dovrebbe essere quello di provare a lavorare per sburocratizzare sistemi arcaici dei quali evidentemente sono vittima anche loro, sfruttando la tecnologia per snellire molti degli aspetti burocratici che rendono la loro (di riflesso anche la nostra) esistenza peggiore di quanto non potrebbe essere.
    se la tecnologia ci permette di essere ed agire su più piattaforme contemporaneamente, forse è il caso che anche le istituzioni ne comincino a prendere atto (l’esempio tipico è la scuola che continua ad adottare modelli monocratici di istruzione quando le classi sono “distratte” in maniera irreversibile dai nuovi modelli di apprendimento trans-mediali)
    dopodichè ovviamente tutta l’attività del consigliere potrebbe semplicemente essere disponibile in rete in maniera trasparente (votazioni, discorsi, opinioni, partcipazioni, atti prodotti, commisisoni, ecc.) e heilandstark potrebbe divertirsi a verificare sul serio la qualità dei suoi rappresentanti

    Non è importante essere punitivo nei confronti di qualcuno perchè è stato visto con le mani nel naso, questo ci gratifica emotivamente ma non risolve il problema di fondo; è importante invece pretendere che quel qualcuno sia messo in grado di fare e faccia un buon lavoro.

  10. giaimeddu

    In realtà questa foto certifica solo che è cambiato il mezzo. Una foto simile, dieci anni fa, avrebbe avuto i consiglieri intenti a leggere il giornale probabilmente.
    Il punto è che, spesso, come molti hanno commentato precedentemente, le riunioni (perché in fondo di questo si tratta), sono puramente formali.
    In fondo, tutti noi sappiamo benissimo che le assemblee elettive, quando si riuniscono, lo fanno per ratificare pubblicamente quanto già deciso e votato in commissione. Tant’è che i giornalisti già commentano come andrà il voto ben prima che il voto ci sia (con la formula “salvo sorprese”). Infatti, nelle votazioni delicate, la soglia di attenzione è molto più alta per tutti.
    Poi è anche vero che i politici ci mettono tutto il loro impegno per apparire scansafatiche della peggior risma, ma una foto non è indicativa.

  11. BornBad

    Io non capisco cosa le facciano a fare certe riunioni. Come dice qualcuno, il solo spostamento da casa al luogo della riunione non vale la spesa. Con internet ormai si potrebbe fare quasi tutto in videoconferenza, addirittura differita.
    Ma a qualcuno piace parlare a una platea, indipendentemente dal fatto che la platea presti o no attenzione.

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